Omelia di Domenica 7 agosto 2022 - XIX Domenica del Tempo Ordinario, Anno C
Pure questa domenica devo dire: è una miniera di spunti di riflessione il Vangelo che abbiamo ascoltato. Ci sono poi alcune righe che hanno dell’incredibile. Avete mai visto voi un subalterno, un suddito, un inserviente venire servito dal suo padrone? Bè, il Vangelo ci ha proprio parlato di un signore, che parte per un paese lontano lasciando alla servitù la custodia della sua grande casa e delle sue proprietà. Ora, nella simbologia della parabola il padrone è Dio, che si fida totalmente di noi e delle nostre capacità. Sta qui la bella notizia del Vangelo di oggi: noi crediamo in Dio ma anche Dio crede in noi.
E non è finita: la parabola, nel riferire dell’improvviso ritorno a casa del padrone, dice una cosa sorprendente: volendo dire ‘grazie’ agli inservienti del buon servizio svolto, cosa fa? Lui, il padrone, si mette a servirli. Cito testualmente: si strinse le vesti ai fianchi, li fece sedere a tavola e passò a servirli. Notate, passò a servirli. Era rimasto incantato dal buon servizio che avevano svolto. E vengo così alla 2^ bella notizia di questa 1^ domenica di agosto è: Dio più che il Padrone della mia vita, è il servitore della mia vita. Egli esiste per servirci, Egli è al servizio della mia libertà, della mia felicità, dei miei sogni. Dio non esiste per limitarmi ma per promuovere e dilatare tutto il bello e il buono che mi abita. Di solito un padrone castiga e il servitore sta muto; di solito un padrone dispone e il servo non contraddice; di solito un padrone fa quel che gli pare e il servo non obietta. Bene, con Dio non è così, perché? Ma perché se Dio è amore, chi ama, serve. Qualcuno ha detto: L’amore per te mi pone al tuo servizio. Servizio è l’altro nome dell’amore. Ripeto: chi ama, serve. Non è forse l’amore che spinge una mamma a fare in casa tutti i servizi che fa!? Gesù un giorno disse: Non sono venuto per farmi servire, ma per servire, per non parlare di quel che fece la sera del giovedì santo: la lavanda dei piedi. Ecco com’è fatto Dio.
> Torniamo a casa questa mattina col proposito di fare nostro almeno uno dei modi di Dio di servirci, un modo che Gesù un giorno descrisse così: Quello che devi fare, fallo al più presto. Si trattò di un invito a servire prontamente, a non rimandare le cose, a prendere sul serio il presente, perché non è detto che le occasioni tornino. Imitiamo Maria quando decise di andare da Elisabetta. Dice il testo evangelico: Maria si mise in viaggio e raggiunse in fretta una città di Giuda. Dice in fretta. Fossimo tutti come Maria! Vedete, essere precipitosi non è una cosa buona, eccetto la precipitosità buona, quella di Maria e di tutti coloro che avertono che in certe cose, occorre agire subito. Il cristiano vero è colui che sta sempre come in agguato per non perdere nessuna occasione di bene. Diceva S. Agostino: Ho paura che Gesù passi senza che io me ne accorga.
Preghiera conclusiva:
O Dio introduci nel nostro servire sollecitudine e prontezza.