Omelia di Domenica 28 agosto 2022 - XXII Domenica del Tempo Ordinario, Anno C
Se avete fatto caso, nel Vangelo che abbiamo ascoltato tutto ruota attorno ad un banchetto. Gesù amava parlare di Dio e della vita prendendo a immagine lo stare a tavola. Io questa mattina mi soffermo sulla 2^ delle 2 parabole ascoltate. Quando offri una cena non invitare né amici, né fratelli, né parenti, né vicini ricchi, bensì poveri, storpi, zoppi, ciechi. Traduco così, per noi, queste parole di Gesù: “Osserva le tue relazioni, non puoi sempre preferire parenti e amici, ma anche coloro a cui nessuno pensa. Abìtuati a mettere gli occhi anche su chi nessuno accoglie. Se stai organizzando una festa e stai riflettendo su chi invitare, pensa a chi mai nessuno invita. Se c’è, invitalo.”
Poi Gesù continua e dice: sarai beato perché quello non ha da ricambiarti. Dice beato, perché? Perché la vera ricompensa non è venire premiati per il bene fatto, ma vedere che l’altro è felice. E’ vero, le parole di Gesù sono provocatorie, perché chiedere di non invitare 4 categorie di persone (amici, fratelli, parenti e vicini ricchi) per sostituirle con altre 4 categorie (poveri, storpi, zoppi e ciechi), stupisce. E tuttavia è una provocazione con una ragione, perché Gesù vuol dire: se con gli amici c’è il piacere di un affetto corrisposto, se con i fratelli e i parenti c’è un legame di sangue, se con i vicini ricchi c’è la speranza di un contraccambio, con poveri, storpi, zoppi e ciechi nessun contraccambio è previsto. Son talmente poveri che non han nulla da ricambiare, forse non han più neanche le lacrime per piangere. Un giorno della settimana scorsa, il Vangelo diceva: Pietro disse a Gesù: Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo? Ricordo che commentai così queste parole: l’uomo contratta sempre, non riusciamo ad uscire dalla logica del do ut des, cioè: se io mi adopero te, in cambio che ne ho? Questo modo di pensare non s’addice alla vita cristiana, perché il semplice fatto di servire il Signore... il semplice fatto di lavorare nella vigna del Signore è una grazia, è una benedizione, è già un contraccambio impareggiabile.
> Mentre preparavo questi pensieri, dicevo tra me e me: i cristiani di S. Ilario e Calerno, prete compreso, quando preparano una festa (sportiva o la sagra) chi invitano? Solo amici, fratelli, parenti e vicini ricchi o anche poveri, storpi, zoppi e ciechi? E allora, si cominci a dare l’esempio! Nel promuovere una festa, compresa la prossima festa dei giovani, facciamo in modo che fra gli invitati ci siano anche coloro che nessuno mai invita. Sarà un impegno in più? Forse, ma per quegli invitati sarà un pranzo felice. Se faremo così, saremo beati, direbbe Gesù, perché la gioia più grande è rendere gioiosi qualcuno, la gioia più grande è quella che nasce dal vedere l’altro contento. La felicità ha a che fare con il dono e non può mai essere solitaria. Poveri, storpi, ciechi, zoppi sembrerebbero 4 categorie di persone infelici... ma è proprio per questo che Gesù le menziona e ci chiede di coinvolgerle, affinché pure loro siano raggiunte da un po' di felicità. Se ci decidessimo tutti a fare così, potremo leggere senza vergogna la pagina evangelica di questa domenica.
Bene, concludendo, lo possiamo dire: ogni domenica Gesù ci provoca salutarmente e noi, nel ringraziarlo, gli diciamo:
Gesù, grazie delle belle cose che ogni domenica
ci dici. Aiutaci ad essere come ci chiedi di essere.