Omelia di Domenica 4 settembre 2022 - XXIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno C
Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Parole esigenti, forti, che abbiamo appena sentito dal Vangelo e che vorremmo fin contestare se non fosse stato Gesù a pronunciarle. Ci paiono parole che declassano la famiglia. E invece non è così. Sono parole che non vanno intese nel senso che i figli o il coniuge hanno poco valore, ma che questo valore ce l’hanno a partire da Gesù. Gesù in questa prima domenica di settembre ci dice: Una cosa tra le più belle è la vita familiare. Bè, sappiate che questa, come ogni altra cosa buona, non va avanti da sé, automaticamente, ma ha bisogno di una sorgente che la tenga viva, purificata e duratura.
Il Vangelo oggi dice una cosa sacrosanta: tutto ciò che buono e positivo non si alimenta da sé, ma ha bisogno di una sorgente che l’accompagni e lo disseti, proprio come si fa a una fonte di acqua buona, fresca e abbondante. Il nome di questa fonte è Gesù. Quando in famiglia va spegnendosi l’interesse l’uno per l’altro... quando in famiglia cessa il dialogo, quando in famiglia... inaridiscono gli affetti, è segno che ci si sta discostando dalla sorgente e che quindi bisogna correre ai ripari e prendere una decisione: la decisione di recuperare il fervore iniziale. Nella Bibbia c’è un libro (l’Apocalisse) che riferisce di un Angelo che così si rivolge ai cristiani di Efeso: Ho da rimproverarti di aver abbandonato il tuo primo amore. Diceva il card. Martini: È forse colpa della sorgente se il corso del torrente si perde nel pantano? E’ proprio così: se non coltiviamo con cura tutte le cose belle della nostra vita, esse possono inaridirsi o perdersi per strada. Da qui la necessità di temerle attaccate a una presa che le tenga alimentate. La vera acqua di un fiume non la troviamo dove sfocia, ma alla sorgente. Vogliamo mettere l’acqua sorgiva del monte con l’acqua imbottigliata e trasportata sulle nostre tavole? Bene, Gesù in questa prima domenica di settembre vuol dirci esattamente questo: io sono acqua di sorgente e non acqua di seconda mano. Lo dice Lui stesso in un altro passo del Vangelo: Chi ha sete venga a me e beva. E la Bibbia rimarca: Sono in Te o Dio tutte le mie sorgenti. Lo sappiamo tutti: la vita procede per causa ed effetto, niente è senza un perché. Non esiste il caso. Ogni volta che io ad es. vedo un gesto buono è perché c’è un cuore buono da cui proviene, come al contrario, se sento parole volgari è perché c’è un animo volgare da cui provengono. Nulla si autogenera, c’è sempre una provenienza. Di che cosa noi viviamo? Che cos’è che ci tiene alimentati? Risposta: Le persone; o meglio certe persone. Mi fanno vivere certi incontri, mi fanno vivere certi sguardi che mi raggiungono, mi fanno vivere un abbraccio, un bacio; soprattutto mi fanno vivere coloro a cui importa di me e della mia vita. Ciascuno vive grazie a queste sorgenti, come un albero vive grazie alle radici. Bene, Gesù si propone a noi quale sorgente sicura. Un bel proposito con cui uscire da Messa questa mattina potrebbe essere questo: tenere costantemente abbeverata la nostra vita a quella sorgente sicura che è la vita sacramentale (Messa festiva e magari anche feriale, confessione regolare, adorazione eucaristica,..).
Mi piace concludere con una preghiera a Maria.
Maria, aiutaci a non smettere di abbeverarci a quell’acqua sorgiva,
buona e abbondante
che solo il tuo Figlio ha e che solo Lui può darci.