Omelia di Domenica 2 ottobre 2022 - XXVII Domenica del Tempo Ordinario, Anno C
Il Vangelo di questa domenica si apre con un breve dialogo tra Gesù e gli apostoli sul tema della fede. Signore, accresci in noi la fede, gli dicono. E lui: Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: ‘Sràdicati e vai a piantarti nel mare’ ed esso vi obbedirebbe. Notate, mentre gli apostoli chiedono un aumento della propria fede, la risposta di Gesù sposta l’accento dalla quantità alla qualità. Per lui basta una fede piccola quanto un granello di senape perché si riesca a fare grandi cose. Per lui il punto vero non è un aumento della fede, ma che essa possa essere viva e convinta, pur se piccola.
> In tema di fede io ho una convinzione: senza una fede non si vive. Fu chiesto a un santo: Perché tu credi? E lui stupito ribatté: Se io ti chiedessi perché respiri, tu giustamente risponderesti:‘: ‘Ma che domanda è mai la tua! Respiro perché diversamente non vivrei.’ Bè, così è della fede, per me: mi sarebbe impossibile vivere senza credere.
Non ci basta vivere, vogliamo sapere il perché, e questo perché è la fede a dircelo.
Il più grande servizio che un educatore può svolgere è trasmettere al ragazzo il perché si trova al mondo. E ripeto: la fede, su questo, una risposta ce l’ha. E’ stato detto: I giorni più importanti della vita sono due: quello in cui sei nato e quello in cui hai capito il perché. Papa Benedetto ha detto: Chi crede non è mai solo. E voleva dire: chi ha fede è sempre accompagnato da una ragione per vivere.
> Entriamo allora nel cuore dell’argomento: la fede cos’è? Fede è desiderio di Dio, fede è essere fieri di Dio, fede è vivere in società con Lui, fede è considerare Dio la questione più vera e più importante di tutte, fede è il più bel dono che si possa ricevere. Magari alla fine della vita, potessimo dire con S. Paolo: Signore ho conservato la fede. Che è come se avesse detto: Signore, ce l’ho fatta, quella fede che mi hai dato, con tutte le prove che ha attraversato, ce l’ho ancora, eccola qui. Io sono persuaso che avere la fede sia una grande ricchezza e non avere la fede sia una grande povertà, pur non colpevole. Vedete, carità non è solo soccorrere un povero, carità è anche aiutare qualcuno a credere. Quando tu dai Dio, offri ciò che di meglio possa esserci. Ricordo ancora un giochetto di parole che ci faceva il mio vecchio parroco: per chi ha fede - diceva - qualsiasi cosa non è più una cosa qualsiasi. Io ho imparato a credere dal mio parroco, da mio padre e da mia madre. Il silenzio, la mitezza, la laboriosità di mio padre e le parole sempre pensate di mia madre mi hanno trasmesso Dio molto più del catechismo, pur necessario.
> Ora, il Vangelo, l’ho detto prima, ci ha riferito che è sufficiente un briciolo di fede per riuscire a fare grandi cose. Basta pochissima fede, anche meno di poco, per ottenere risultati impensabili. La fede è un niente che è tutto, è un invisibile che può tutto: ha la forza di sradicare gelsi e la leggerezza di un piccolo seme che può annidarsi dappertutto. Mi sono chiesto: perché Gesù parla di una fede granello e non di una fede vistosa? Il perché non lo so, una mia ipotesi è questa: il mondo ha bisogno di una fede non spavalda ma umile. Occorre che quelli che hanno la fede, se ne sentano sempre bisognosi ugualmente, perché il bisogno di Gesù non finisce mai. La fede o non è arrogante o fede non è. Anche la miglior fede è sempre perfettibile. Un mio professore di teologia amava dire: La cosa più importante da imparare è imparare a credere. Io vivo per imparare a credere.
Signore, grazie, perché a noi credenti hai fatto 2 grandi doni:
la vita e il miglior modo di viverla, la fede.