Omelia di Domenica 16 ottobre 2022 - XXIX Domenica del Tempo Ordinario, Anno C
Terza domenica di ottobre: il Vangelo ci ha messo innanzi il racconto di un giudice disonesto alle prese con una vedova. Inizia così. C’era una vedova, che andava da un giudice e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Simpatica questa vedova: tosta, tenace, fiduciosa. Avendo subito un’ingiustizia non intendeva darsi per vinta. E infatti la spuntò: riuscì a ottenere giustizia. La cosa interessante di questa vedova non fu solo la sua insistenza e la certa fiducia di farcela, ma anche il contenuto della sua richiesta. Voglio dire: ella voleva che quel giudice che fosse un vero giudice, che facesse cioè fino in fondo il suo mestiere.
E’ come se gli avesse detto: Sei un giudice o no? E allora fammi giustizia. Se hai scelto di fare il giudice, porta avanti, bene e fino in fondo, la tua professione. Se uno mi dicesse: Don Fernando sei o no un prete?! E allora fa bene il prete. Oppure: Sei un insegnante? E allora fa ben vedere che ti sei preparato la lezione e in classe coi ragazzi dà ben il meglio di te. Capite dove voglio arrivare: la vedova del nostro racconto ci ricorda che siamo chiamati a essere persone responsabili, dotate di un vivo senso dei nostri doveri. Gesù, attraverso questa donna ha voluto dirci: non gettare sugli altri responsabilità tue; tu e non altri sei il responsabile della tua vita. Nessuno può sostituirti in responsabilità che sono tue. Conclusione: quando qualcosa non funziona nella nostra vita, prima di prendercela col mondo, verifichiamo se ci sono responsabilità nostre.
Passo ora al tema centrale della nostra pagina evangelica: il rapporto ‘preghiera - fede’. Così è iniziata: disse una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi. E così s’è conclusa: Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? Se mettiamo insieme questo inizio e questo finale vien da dire: preghiera e fede si richiamano a vicenda, la preghiera è la fede che si fa voce. Si crede nella misura in cui si prega e si prega nella misura in cui si crede. O se volete: la fede si nutre della preghiera e la preghiera a sua volta è il frutto della fede.
Credo che il punto importante del rapporto “preghiera-fede” sia questo: la fede non è un dono che una volta avuto rimane automaticamente. Ha invece bisogno continuamente di essere alimentata e la preghiera è ciò che più di ogni altra cosa la tiene alimentata. Alle cose importanti bisogna tener dietro. Come io, se non curo bene il pratino verde di casa, esso non tiene, così tutte le cose belle e buone della vita, se si trascurano.
Allora sì che così facendo, Gesù quando tornerà, alla domanda il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? gli si potrà dire: Sì, Gesù, c’è ancora chi crede. Ci siamo impegnati a diffondere la fede e a farla germogliare in chi abbiamo incontrato.
Concludo: portiamoci a casa questa mattina questa domanda di Gesù. E facciamo in modo che egli, al suo ritorno, possa sentire, da noi, questa risposta: Signore, grazie a te, ce l’abbiamo fatta, come puoi constatare la fede arde ancora in tanti cuori.