Omelia di Domenica 13 novembre 2022 - XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno C
Suppongo che in tanti siate rimasti colpiti dalle immagini quasi da paura del Vangelo che abbiamo ascoltato. Cos’era successo? Che Gesù, trovandosi a parlare della fine del mondo, utilizzò le categorie apocalittiche del tempo, le quali se da una parte non vanno prese alla lettera, dall’altra il messaggio forte in esse contenuto, va colto. Su una frase in particolare concentro la mia riflessione: nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. E cioè: ciascun essere umano è talmente prezioso, che fin ogni suo capello è importante.
Dio, nel crearci, è come se ci avesse detto: Tu sei la ragione, la speranza e il sogno che io abbia mai avuto. Con Dio non è come con la pubblica amministrazione per la quale siamo un codice fiscale o un file del computer. Davanti a Lui siamo persone uniche, irripetibili e insostituibili, con un cuore che è solo nostro, uno sguardo che è solo nostro, con una vocazione che è solo nostra. Vi faccio due esempi.
Il primo - E’ lunedì mattina, un dipendente dell’azienda consorziale di Reggio si alza influenzato e quindi non va al lavoro. Cosa fa l’azienda? S’impegna subito a sostituirlo. Ecco la parola imputata: sostituzione. All’azienda più che la singola persona, interessa che il lavoro venga svolto, per cui se non c’è uno, l’importante è che ci sia chi lo sostituisca. Le aziende considerano il dipendente in funzione del lavoro che svolge, in funzione di una prestazione. L’importante non è che sia Francesco o Gianna o Luigi, ma che sia qualcuno che faccia quel certo lavoro: uno può sostituire l’altro. Conta che il lavoro si svolga, non chi lo svolge.
Secondo esempio – E’ domenica, due fidanzati decidono d’andare a passare la giornata al lago di Garda. La ragazza però al mattino si alza ma non sta bene, non può fare quella gita tanto desiderata. Domanda: pensate forse che il fidanzato volendo andare al lago di Garda lo stesso, la sostituisca con un’altra? Nient’affatto. Il lago di Garda per lui era solo l’occasione per stare con la sua ragazza.
Bene, la frase evangelica nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto va in questa direzione. Lo dice anche la nota parabola evangelica: se il pastore contando le pecore s’accorge che ne manca una, dice forse cos’è una su cento? No!! Corre subito alla ricerca della smarrita fino a che la trova. Ripeto allora: se per lo Stato io sono un codice fiscale, per il Signore sono invece un volto, un cuore, una vocazione di cui non esiste alcun doppione. Posso fare il duplicato di una chiave ma non di una persona. Ora, essere unici/speciali /insostituibili è, sì, una cosa bellissima ma anche di tanta responsabilità. Se su un tram i posti sono interscambiabili, tra persone non è così. Ho letto su un tweet: “Al mattino, in bagno, guardandoti allo specchio, dì le parole del salmo 138: Ti lodo Signore perché mi hai fatto come un prodigio.” Può far sorridere un tweet così, ma è vero. Non è bello sapere che Dio ogni mattina ci saluta dicendoci tu sei una meraviglia? Che è come dire: tu non sei inadeguato, tu non sei sbagliato, tu sei un figlio prediletto. Non c’è nulla di più triste per Dio che vedere persone senza autostima o che si sentono addirittura sbagliate. Come diceva una vecchia canzone, essere unici è come dire: con te o senza di te non è la stessa cosa. Senza il contributo di ciascuno, il mondo risulta più povero.
Concludo.
Avremo un esame alla fine della vita, Dio ci chiederà: sulla terra, ovunque sei passato, che traccia di te hai lasciato? Hai lasciato traccia di quella meraviglia, di cui ti ho dotato e che chi ti ha incontrato avrebbe dovuto cogliere?