Omelia di Domenica 27 novembre 2022 - I Domenica di Avvento; Anno A
Prende il via oggi un tempo nuovo, l’Avvento, che andrà fino a Natale. Lo notate dal colore degli abiti liturgici, dalla corona d’Avvento che è sull’altare e dai testi della liturgia. Il Vangelo ci ha appena parlato di due atteggiamenti da vivere in questo tempo, e non solo: l’attenzione e la vigilanza. Due atteggiamenti il cui contrario sono la fretta, la superficialità e la distrazione, quella distrazione che regnava, ci ha detto il Vangelo, anche ai tempi di Noè. Nei giorni di Noè che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino al giorno in cui, non accorgendosi di nulla, venne il diluvio che travolse tutti. Ecco le parole che ci riguardano: e non si accorsero di nulla. Mi chiedo: non è così anche di noi?
Credo di sì: siamo a volte così distratti, che non ci accorgiamo che ci scorrono davanti cose belle da gustare o cose negative da cui distanziarci o bisogni urgenti a cui provvedere. I contemporanei di Noè non facevano nulla di malvagio, solo che impiegavano il loro tempo solo a godersi la vita, in una quotidianità colpevolmente spensierata. Ecco qui allora l’annuncio che reca con sé l’Avvento: siate capaci di accorgervi di ciò che è importante. E là dove il Vangelo di questa domenica dice: Due uomini saranno nel campo, uno verrà portato via e uno lasciato, allude a 2 modi diversi di vivere la vita: uno attento e vigile, l’altro superficiale e distratto. Ripeto allora: noi in tema di distrazione come siamo messi? Sappiamo tutti che ad aver fretta e a non veder l’ora di finire le cose, si rischia di fare male tutto. Se sei distratto, non puoi essere sul pezzo. Quante volte qualcuno parla con noi, ma noi con la testa non siamo con lui. Quante coppie, pur dormendo nello stesso letto, vivono mondi o storie diverse! Quante volte vediamo film, leggiamo testi, ascoltiamo qualcuno ma la nostra mente è altrove. Ecco il punto: troppe volte, pur presenti, siamo altrove. Troppo spesso siamo assenti pur presenti. E in questo modo la voce di Dio racchiusa nella voce del vicino cade nel vuoto. Ebbene, tutto questo era esattamente il comportamento dei contemporanei di Noè. Ma oggi, rispetto a quei tempi, c’è una differenza non marginale, che descrivo così. Per accorgersi delle persone è necessario che rallentiamo le nostre corse, se non addirittura che ci fermiamo: solo così si riesce a cogliere le cose, anche le sfumature. C’è una furia di vivere che ha preso tutti. Qualcuno ha detto: In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. Ho un suggerimento: facciamo nostro il modo di guardarsi degli innamorati. In questo modo, di quante cose riusciremmo ad accorgerci di più! Ci accorgeremmo di più delle sofferenze di chi abbiamo davanti, ci accorgeremmo di più dello sguardo preoccupato di chi ci passa accanto, ci accorgeremmo di più delle lacrime silenziose che rigano il volto di chi ci è vicino. In breve, l'altro nome della vita cristiana è ‘attenzione’.
Signore, ti diciamo il nostro proposito per l’ Avvento: vivere nella vigilanza e nell’attenzione. Tu però stacci vicino perché è un attimo, e tu lo sai, che qualcosa di non importante catturi la nostra attenzione.