Omelia di Domenica 18 dicembre 2022 - IV Domenica di Avvento; Anno A
Questa mattina vi parlo di Giuseppe, sposo di Maria e padre di Gesù. Il Vangelo lo ha definito uomo giusto. Proviamo a scoprire perché viene definito così.
* Parto dalle parole l’Angelo: Non temere Giuseppe di prendere con te Maria tua sposa. Il bimbo che è in lei viene dallo Spirito Santo. Giuseppe come reagisce a queste parole? Così: Giuseppe fece come gli aveva detto l’Angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Ora, io dico: Giuseppe, accettando il concepimento verginale di Gesù, è diventato l’uomo dell’amore che tutto crede, per dirla con S. Paolo, l’uomo dell’amore allo stadio eroico. Giuseppe, avendo con sé una sposa che doveva rimanere consacrata a Dio, scelse un amore non fecondo. L’amore sponsale di Giuseppe fu un amare senza possedere.
Quando studiavo in Seminario, a noi giovani prossimi al sacerdozio, veniva detto: Ragazzi, preparatevi ad amare tutti senza possedere nessuno. Ecco il tipo di amore che visse Giuseppe. Egli, oggi, quarta domenica d’Avvento, viene a dirci: amare è proteggere, non possedere; amare non è dire: tu sei mia (o mio), amare è essere a disposizione, amare è accogliere un dono. L’amore casto tra Giuseppe e Maria ci ricorda che la sessualità, pur importante, non è tutto e che la sessualità non è l’unica relazione nel rapporto ‘uomo-donna’. Nella coppia deve esserci un’intesa, una condivisione e una comunione che va oltre l’attrazione fisica. Tanti anni fa uscì un film sulla Madonna dal titolo Maria, figlia del tuo figlio. Ebbene, in un passaggio di questo film, Giuseppe arriva a dire parole che ci possono non piacere ma molto realistiche: Ho avuto una moglie che non mi è stata moglie e un figlio che non era mio figlio. Insomma, splendido e difficile è stato l’amore di Giuseppe per Maria.
* C’è un secondo aspetto che voglio menzionare: Giuseppe non è stato solo un maestro d’amore, ma anche un maestro di paternità. Vedete, concepire un figlio non è difficile, ma da lì in poi essergli padre e madre, crescerlo, renderlo felice e avviarlo alla sua vocazione è un’impresa per nulla facile. Ora, a Giuseppe fu chiesto non di essere un papà biologico, ma pur sempre un papà. Sull’esempio di Giuseppe, quanti sacerdoti, consacrati, educatori e insegnanti hanno esercitato ed esercitano una meravigliosa paternità morale e spirituale! Quanto vorrei che tutti i papà qui presenti dicessero: Giuseppe, insegnaci che cos’è che un figlio e una famiglia devono attendersi da un vero papà, da un papà cristiano. Una risposta potrebbe essere questa: un papà non deve essere perfetto, ma credibile, presente, che non delega tutto alla moglie e che mette regolarmente la sua famiglia dentro la sua preghiera.
S. Giuseppe, tieni la mano sul capo di tutti i papà di Calerno e S. Ilario.
E soprattutto dà un occhio a tutti quei padri che stanno attraversando un momento difficile.