(31 dicembre)
Mi son chiesto: con che parola, con che pensiero possiamo concludere l’anno? Per rispondere ho dato uno sguardo ai testi della presente liturgia e l’occhio s’è fermato sull’appellativo ‘consigliere’ attribuito a Gesù. Nell’antifona d’ingresso abbiamo detto: è nato per noi il Signore. Il suo nome è Consigliere mirabile. Non avevo mai dato peso a queste 2 paroline: consigliere mirabile. Ho subito detto: Gesù se hai consigli mirabili, ti prego, trasmettimeli, perché ne ho bisogno come l’aria che respiro.
Tutti, ragazzi e adulti, abbiamo tutti bisogno di luce, di consigli, di indicazioni. Come certi fiori, finita la notte e all’arrivo della luce, alzano la propria corolla nella direzione del sole, così il credente: ogni mattina si pone nella direzione di quel sole che ha nome ‘Gesù’ per ricevere luce e consiglio. Dice il sal. 16: Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte istruisce il mio cuore. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. Ora, com’è che consiglia Gesù? In tanti modi, uno però è molto fruibile e lo descrivo così: Dio colloca vicino a tutti, persone che trasmettono buoni consigli. Se ci sono persone che oscurano tutto, ce ne sono altre, grazie a Dio, che trasmettono luce: sono quest’ultime che vanno frequentate. In questo modo pure noi diverremo un po' più capaci di consigliare. Il consigliare fa parte dell’amore del prossimo: consigliare è una forma di carità, consigliare è aiutare. Quanti ragazzi sono nel bisogno ma non hanno l’umiltà di dirlo. Quanti ragazzi sono abitati da grosse domande, ma non ne parlano con nessuno. Quanti ragazzi hanno dubbi (su Dio, la vita, il futuro del mondo,..) ma non li senti dire: Mi aiuti a capirci qualcosa? Quanti ragazzi, alle prese con le prime esperienze amorose, han paura di fare mosse sbagliate e non sanno bene come muoversi! E proprio per questo avrebbero bisogno di qualche indicazione. Qual è la sfida di ogni giorno? Sapere se quanto faccio è davvero la cosa giusta da fare. Ieri mattina, ultimo giorno del Campeggio a Fanano, un ragazzo mi parla di una sua questione delicata. Gli ho detto alcune cose, e così ho terminato: è arrivato per te il momento in cui devi scegliere tra ciò che è facile e ciò che è giusto.
Ecco, mi fermo qui. Ho una proposta: sta notte prima di coricarci, o domattina all’alzata, accogliamo l’arrivo del nuovo anno, con quest’invocazione: Spirito Santo, tu che tra i tuoi 7 doni hai quello del consiglio, deponilo in noi. In questo modo, oltre che a beneficiarne noi, sapremo trasmettere ai dubbiosi che incontriamo, quella luce e sapienza che Tu ci hai donato.
(1 gennaio)
Oggi è la 56^ giornata mondiale della pace, una ricorrenza istituita da papa Paolo VI° nel lontano 1968. Ho detto tra me e me: quale augurio di pace posso offrire alla mia comunità il 1° giorno dell’anno? Mi è venuto in soccorso l’augurio di pace contenuto nella 1^ lettura della Messa: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Rivolga a te il suo volto e ti conceda pace. E’ la pace dunque, la cosa che oggi auguriamo a ogni persona, a ogni famiglia, alla Chiesa e al mondo intero. Vi racconto una storia, vera. Guerra di Russia/2^ guerra mondiale. In un’aperta campagna, s’aggirava, stremato e senza più energie, un soldato, Mario. I suoi amici eran rimasti tutti uccisi. Vagava per i campi senza sapere dove stava andando. Oltre che stremato, aveva tantissima fame. A un certo punto vede una isba, una casa di contadini. Si chiese: Dentro quella casa chi potrà mai esserci? Dei nemici, forse? Dato che il bisogno di cibo era più forte del rischio che correva, ruppe gli indugi ed entrò. E cosa vide? Che c’erano proprio quelli che non avrebbe mai voluto vedere: soldati russi, i suoi nemici giurati e armati. Erano a tavola e mangiavano di gusto. Quanto anche Mario avrebbe voluto essere alla stessa tavola, affamato com’era! A quel punto ci fu un incrocio di sguardi: lui fissava loro, loro lui. Uno sguardo che pur durando un minuto, fu un minuto interminabile e pesante come un macigno. Timidamente, Mario avanza la richiesta: ho molta fame, in quella zuppiera c’è qualcosa anche per me? Di nuovo un silenzio pesante. A un certo punto, uno dei soldati gli fa segno che poteva mettersi a tavola. Lui s’accomoda, mangia voracemente .. il tutto in un silenzio irreale. Le armi però restavano al loro posto. Finito di mangiare, Mario era pronto a tutto, ad essere arrestato o fin ucciso. E invece si sente dire: Vai, sparisci! E lui, riconoscente, se ne va di fretta.
> Perché vi ha raccontato questa storia? Per dirvi che nessun cuore è interamente sbagliato, nessun cuore è fatto solo di odio. Nel cuore di quei soldati russi ci fu un lampo di cielo; dentro di loro, sotto la cenere, c’era ancora qualche brace viva di pace. Pensate, da quel sì alla domanda se in quella zuppiera c’era qualcosa anche per lui, è fiorito un gesto di pace, cioè il non arresto o forse la non uccisione di Mario. Tutto questo mi fa dire: per giungere alla pace non occorrono ragionamenti, occorrono mosse inattese, occorrono gesti, gesti che abbattano l’animalità che è in ciascuno e per favorire il meglio che è in ciascuno. ‘Restare umani’: ecco l’iter che orienta alla pace. Se fu una domanda per poter mangiare a far nascere un proposito di pace, ne deduco che la pace la fanno i gesti e non le parole: un perdono che dai o chiedi, una riconciliazione che decidi, un abbraccio inatteso, una mail di chiarimento, una preghiera, un pianto di vergogna per quel che hai fatto.. ecco ripeto, i gesti - non le parole - costruiscono la pace. La pace non richiede immobilità, ma azione. Pace non è starsene in pace, ma agire “senz’ indugio” come dice il vangelo dei pastori di Betlemme. Gesù non ha bisogno di uomini pacifici, ma di operatori di pace.
Concludo: sul nostro pianeta, l’Ucraina non è l’unico luogo di guerra, ce ne sono almeno un’altra sessantina. Bene, collochiamo sull’altare, accanto al pane e al vino, tutti questi luoghi di morte e diciamo: Signore, come nel caso dei soldati russi e Mario, ispira in ogni luogo di guerra, gesti e sguardi, capaci di generare scelte di pace.