Omelia di Domenica 22 gennaio 2023 - III Domenica del Tempo Ordinario, Anno A
Questa mattina ci aiutano a capire il Vangelo di questa domenica quattro pescatori, più precisamente due coppie di fratelli: Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni. Abitavano in Palestina, a Cafarnao, una località che dava su un lago. Molti di quegli abitanti facevano i pescatori. Bè, un giorno, proprio mentre questi 4 stanno pescando, si avvicina a loro Gesù di Nazareth, s’intrattiene con loro e a un certo punto fa loro una proposta davvero inattesa: Perché non vi mettete in società con me nella diffusione del Vangelo? Quelli si guardano in faccia stupiti (il testo non lo dice, ma si saran presi una pausa di riflessione), dopo di che in un nuovo incontro con Gesù gli dicono: accettiamo! E cosa accadde? Che la loro vita cambiò totalmente. Mi vien da dire: chi è chi ci ama davvero? Chi ci aiuta a diventare il meglio che possiamo diventare. Gesù fece così con quei 4 pescatori: non lasciandoli più solo dei pescatori, li portò al meglio che potevano essere.
> Domanda: seguire Gesù ai tempi del Vangelo significava seguirlo fisicamente, ma oggi, per seguirlo, come e cosa si deve fare? Come far sì che la propria vita sia un seguire Gesù? Riposta: tu segui Gesù quando puoi dire che tutto quanto fai è il tuo modo di seguirlo. Una domanda in particolare m’interessa: un giovane, desideroso di mettersi al seguito di Gesù, com’è che deve fare? Provo a rispondere.
> Innanzitutto voglio dire con mie parole quel che disse Gesù a quei quattro pescatori quel giorno. “Quelli che vi offrono soluzioni facili, v’ingannano; quelli che propongono guadagni grandi e immediati, vi imbrogliano: non andate dietro a loro. Io vi propongo una strada non facile, ma è la strada buona dell’onestà, dell’impegno, della serietà, della fede, della disponibilità al servizio. A fare così, qualcuno potrà anche prendervi per stupidi, voi però non stancatevi mai di essere così, perché non c’è modo migliore d’impiegare la propria vita.” A quei quattro pescatori, mancava un sogno, e Gesù li portò di nuovo sognare. Chi nella vita non ha uno scopo, un ideale, un sogno è il più miserevole di tutti. Giustamente è stato detto: I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perché. Negli anni prima che io divenissi prete, ci veniva detto: Nel mondo c’è una via che nessuno può percorrere all’infuori di te. Che Dio ti aiuti a trovarla. Ieri l’altro, al funerale di Germana, ho fatto questa citazione: Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo, una parola irripetibile che ha pronunciato, e che non ripeterà più. In breve, vivere non è un mestiere, è una vocazione. Vivere non è un esistere, è una missione. E le vocazioni mancate (alludo a chi nel matrimonio o nel sacerdozio non ha fatto la scelta giusta) producono una sottile malinconia che accompagna tutta vita. Vi lascio due pensieri.
1) Quello che più conta nella vita non è il carattere o le qualità o i limiti che abbiamo (quelli ci sono e basta), ma le scelte che facciamo. Ciascuno è le scelte che fa. L’altra sera durante una riunione con dei ragazzi si diceva: l’unica persona che sei destinato a diventare è la persona che decidi di essere fin da ora.
2) Nella vita è attorno ai vent'anni anni che si decide tutto o quasi. E’ attorno ai vent'anni anni che si dicono quei due/tre sì o due/tre no, che orientano il resto della vita. E la cosa a cui occorre stare attenti è che tante scelte negative si fanno, sì, in pochi secondi ma poi si scontano per tutta la vita. Domani saremo ciò che oggi abbiamo scelto di essere. Più delle nostre capacità, sono le nostre scelte che mostrano chi siamo veramente. Se diventi una persona o un’altra è in base alle scelte o alle non scelte che fai fin da ora. Tutto nella vita è questione di scelte.
Signore, ci ha fatto bene riflettere sulla decisione a seguirti dei tuoi apostoli: fa che tutto di noi - pensieri, sentimenti, parole e azioni - sia il nostro modo di stare al tuo seguito.