Omelia di Domenica 29 gennaio 2023 - IV Domenica del Tempo Ordinario, Anno A
Credetemi, ogni volta che ascolto il Vangelo delle beatitudini mi vien la nostalgia, la nostalgia di un mondo proprio come le beatitudini descrivono: un mondo fatto di persone miti, di persone non violente, di persone giuste, pure, resistenti al male, artefici di pace e di purezza. Insomma, un mondo molto/molto diverso da quello in cui ci troviamo. La parolina beati, scandita ben otto volte, ha qualcosa di fascinoso. E’ una parolina che fa di questa pagina evangelica non una serie di comandi, precetti, regole ma un elenco di otto belle notizie, otto annunci buoni, tutti riconducibili a un Dio che si fa carico della felicità di quanti la felicità non l’hanno. Gesù quel giorno era all’aperto, su una collina, il lago faceva da sfondo, e come argomento da trattare scelse la felicità. Perché? Perché essere contenti è la cosa che più manca a tanti. Dio vuole figli felici. Provo a dire una parola su ciascuna delle singole beatitudini.
Beati i poveri in spirito
Cioè: beati quelli che sono poveri di successi, di qualità, di opportunità, ma non s’avviliscono per questo. Anzi, ne fanno un’occasione per rivolgersi a Dio, ben sapendo che solo il Signore sa riempire ogni povertà, ogni precarietà, ogni limite della propria ricchezza.
Beati quelli che sono nel pianto
Cioè: beati coloro che, pur piangendo continuano a sperare. Anzi, proprio perché piangono, cercano la compagnia di Dio. Beato chi piange fa riferimento a chi pur avendo un volto rigato di lacrime continua ad amare. Beato chi piange fa riferimento a chi sa soffrire senza smarrirsi, a chi sa piangere senza disperare e a chi riesce a non maledire mai quanto gli accade.
Beati i miti
Cioè, beati i non prepotenti, i non arroganti, coloro che non cedono alla tentazione della violenza, ben sapendo che la vittoria dei violenti è sempre e solo un successo apparente e del momento. I mansueti sanno che il mondo viene reso migliore dalla forza della pace e non dalla forza dei muscoli.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia
Cioè, beati quelli che non fanno preferenze né discriminazioni e non cedono all'ingiustizia, alla complicità, all'astuzia malevole e alle raccomandazioni. Questa beatitudine fa riferimento a chi sta sempre dalla parte di ciò che è giusto pur sapendo che potrebbe rimetterci.
Beati i misericordiosi
Cioè, beati quelli che, come Dio, non sono né giudicanti né condannanti, né rigidi, ma mettendosi nei panni degli altri, sanno assolvere e capire le situazioni e le persone.
Beati i puri di cuore
Cioè, beati quelli che hanno uno sguardo pulito, non malizioso, non mal intenzionato, non con doppi fini, non ambiguo, uno sguardo che non cattura, ma è trasparente come trasparente è Dio.
Beati gli operatori di pace
Cioè, beati quelli che credono nella pace e non nelle prove di forza. Gli operatori di pace sono coloro che non fanno della razza, della nazione, della religione un motivo di conflitto. E sono beati perché, più che parlare di pace, loro la pace la costruiscono giorno per giorno in famiglia, nel divertimento, con gli amici, sul lavoro e a scuola.
Beati i perseguitati
Cioè, beati quelli che nessuno difende e che sono costretti a star sempre zitti e sottomessi. Sono beati perché nonostante siano così, grazie all’ unità che vivono con Gesù, conservano la voglia di vivere.
Ecco più o meno cosa disse Gesù quel giorno sul monte.
Un’ultima osservazione. Se facciamo caso, Gesù proclama beate persone che non hanno compiuto azioni speciali. Cos’ha di speciale uno che piange o uno che è mite? Bene, proprio per questo le beatitudini sono un discorso di Gesù che ci riguarda, e tanto, perché volendo, pure noi potremmo arrivare a meritare la parola ‘beati’.
O Dio, questa mattina il Vangelo delle beatitudini ci ha fatto un gran bene. Nell’ascoltarlo si è come risvegliato un sentimento bello, pulito, santo. Aiutaci a convogliare questo sentimento nel nostro vivere di tutti i giorni.