Omelia di Domenica 19 febbraio 2023 - VII Domenica del Tempo Ordinario, Anno A
Avete inteso che fu detto: ‘Occhio per occhio e dente per dente’. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio. Son parole di Gesù appena udite dal Vangelo. Occhio per occhio e dente per dente era la legge del taglione. ‘Taglione’ deriva da ‘tale’ e indica una reazione tale/quale il male ricevuto. Badate che questa legge del taglione rappresentò un passo in avanti nella storia della civiltà giuridica, perché prescriveva di reagire al male ricevuto con un male proporzionato. Prima di questa legge, la vendetta non aveva limiti: se tu ad esempio mi ferivi con un coltello io potevo reagire uccidendoti.
Sentite questa citazione biblica: Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido (Gn. 4, 17). Ora, questo modo di aire, pur sproporzionato, crudele e inaccettabile, aveva comunque un briciolo di logica: la mia vendetta è davvero efficace quando elimino chi mi ha colpito; in questo modo elimino in radice il pericolo verso di me. Ripeto allora: l’introduzione della legge del taglione regolò la vendetta e la rese più umana o comunque proporzionata all’offesa ricevuta. E quindi, se ricevevi un pugno non potevi più reagire uccidendo, ma limitandoti a ridare un pugno.
> Ora, cosa accadde? Che arrivò Gesù, e con lui si fece un ulteriore passo avanti: non bastava più limitare la vendetta ma occorreva eliminarla del tutto. Per lui, occorreva, anche unilateralmente, interrompere quella catena di male che la vendetta innesca, in modo da non opporre al male altro male, ma il bene. La domanda su cui riflettere credo che sia questa: qual è la mia reazione al male che ricevo? Tutti, innanzi a una percossa o una feroce accusa, siam portati a restituire pan per focaccia o, come si suol dire, restituire il male ricevuto con gli interessi. Ma in questo modo non si fa altro che prolungare indefinitamente il male. Cos’è la vendetta?
E’ la cattiveria dell’altro che raggiungendoti, rende cattivo pure te. La vendetta è l’aggressività dell’altro che, raggiungendoti, rende aggressivo pure te.
> Ecco qui allora la buona notizia del Vangelo di questa domenica: se ti metti in società con Gesù divieni capace di un agire diverso, non vendicativo, non rancoroso, perdonante, misericordioso e che tanta pace ti procurerà. Se è vero che la vendetta è istintiva mente il perdono è un cammino, una maturazione, Gesù si offre di fare insieme a te questo cammino, per renderlo percorribile. Il perdono è l’essenza dell’amore. Perdonare è amare e amare è perdonare. Il perdono rallegra sempre 2 persone: chi lo dà e chi lo riceve. Perdonare è assomigliare a Gesù che morì perdonando. Credo che il non riuscire a perdonare, né a chiedere perdono sia una questione anche di orgoglio: quando il proprio io è grosso come una casa, gran fatica è perdonare. E’ vero che non è facile perdonare, è vero che è più facile perdonare un nemico che perdonarsi tra fidanzati, tra sposi, tra amici e tra genitori e figli, .. tuttavia il non perdonare è segno che ancora non ami fino in fondo e che ti privi di quella pace grande dentro di te, che sorge proprio quando si perdona. Finisco con una domanda: se chi ti perdona lo fa perché ti vuole bene, se chi ti perdona lo fa perché a te tiene, perché non dovresti fare così anche tu?