Omelia di Domenica 26 febbraio 2023 - I Domenica di Quaresima, Anno A
Non di solo pane vive l’uomo; è una delle frasi di Gesù del Vangelo di oggi. Significa: mangiare bisogna, ma mangiare non è tutto; i beni materiali occorrono, ma non bastano a rendere felici. Riflettiamo un pò su queste parole.
> La troppa attenzione ai beni materiali (cibo, soldi, macchina, proprietà, cell.) ci allontana da un altro bene, le persone. L’assillo per le cose toglie attenzione al resto. L’accumulo di cose può introdurre in noi ansia/affanno, col rischio che vengano penalizzate cose più importanti. Ma c’è di più. Non è forse vero che la ricchezza può incattivire? Non è forse vero che tante volte la ricchezza, anziché aprire, chiude e anziché generosi, rende egoisti? Non è forse vero che quando tu credi di possedere le cose, in realtà sono le cose a possederti? Non ci chiediamo mai perché in tempi di miseria c’era più solidarietà che in tempi di benessere? Quando si possiede tanto non si riesce a capire la sofferenza di chi possiede poco. Sta qui il guaio di tanti politici: avendo un tenore di vita alto, non riescono a capire il disagio di chi è nella precarietà. La disperazione dell’altro, un c/o è guardarla per TV, altro conto è averla davanti agli occhi. Ecco perché il primo passo dell’amore per il prossimo è mettersi nei suoi panni. Ma rimaniamo alle parole di Gesù non di solo pane vive l’uomo. Non è vero che avere di più è il modo migliore per star bene. A che serve una buona pizza se il cuore è gonfio di tristezza! A che serve una tavola imbandita delle migliori vivande se chi è a tavola non ha voglia di parlare? Se ci manca la pace in cuore o in famiglia, anche i cibi più buoni si mangiano mal volentieri. A volte diciamo: Son talmente giù di corda che m’è passata la voglia di mangiare.
> Se il consiglio allora è che non occorre avere tutto, ma il necessario, per necessario cosa s’intende? Per rispondere bene, occorre guardarsi da quell’equivalenza (sbagliata) che dice: per essere di più occorre avere di più. Quanti ragazzi credono di essere qualcuno, possedendo di più. Non so se conosciate un detto per niente bello che fa: un povero stupido è uno stupido, un ricco stupido è un ricco. Ci sono ragazzi che se indossano scarpe firmate credono di essere qualcuno. Avere una bella casa non risolve un problema in famiglia, uno zainetto perfetto non fa lo scolaro perfetto. Vi sono famiglie splendide in case modeste e ragazzi splendidi per nulla accessoriati. Tra l’altro c’è un altro meccanismo perverso, è questo: più cose si hanno e più ci divengono necessarie. Quante volte entrando in un negozio va a finire che acquisti più roba di quel che avevi previsto. Un tempo si cercava acqua perché si aveva sete, oggi è il vedere qualcosa di appetibile che te la fa acquistare. Insomma, occorre vigilare sulle cose e sul desiderio di esse, perché hanno un forte potere condizionante. Chiunque è educatore o genitore dica ai propri ragazzi che prima del che cosa voglio avere viene chi voglio essere? E’ questa la domanda base, la domanda vera da cui discendono tutte le altre.
Signore, grazie dei numerosi spunti di riflessione che la tua Parola, questa mattina, ci ha offerto.
Aiutaci a farli confluire in decisioni concrete.