Omelia di Domenica 30 aprile 2023 - IV Domenica del Tempo di Pasqua, Anno A
Siamo nella domenica del “buon pastore”. Nel versetto dell’alleluia abbiamo sentito queste parole di Gesù: io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. Fin da piccolo ho trovato questa definizione che Gesù dà di sé, molto bella, anche se io, più che io sono il buon pastore, avrei invertito le parole: io sono un pastore buono, una dicitura che mette più in risalto l’affetto e la paternità di Gesù. Per la mia omelia, ho pensato di lasciarmi ispirare da una riga del nostro brano, quella in cui di Gesù, pastore buono, si dice: egli chiama le sue pecore ciascuna per nome.
Vi racconto una storia, vissuta da me una trentina d’anni fa. Una signora, mia parrocchiana, desiderava da anni avere un figlio. Finalmente rimase incinta, ma al terzo mese di gravidanza perdette il bimbo. Andai a trovarla in Ospedale, stava piangendo. C’era lì il medico, il quale per consolarla, le diceva: Signora non si preoccupi, sappia che lei un bambino, se vuole, lo potrà ancora avere. Oggi ci sono mezzi che un tempo non c’erano. Reazione della madre: Ma io, era lui che volevo avere, e lui non lo riavrò più. Stando alla logica di quel medico, una madre di 4 figli che ne perdesse uno, dovrebbe dire: Cos’è poi uno! Me ne restano tre! Ma non c’è madre che ragioni così. E neppure il Vangelo ragiona così. C’è una parabola evangelica che parla di un pastore che, a sera, contando le sue 100 pecore, s’accorge che ne manca una. Cosa fa? Non dice: una su 100 cos’è!? No no! Parte subito alla volta di quell’una, finché non la trova. Insomma, nessuno è interscambiabile, potremmo fin dire che nessuno è sostituibile. Se in un tram i posti, uno vale l’altro, non è così delle persone. Una vecchia canzone degli U2 diceva: Con te o senza di te non è la stessa cosa. Se per un’azienda il dipendente è una busta paga del 10 del mese, se per la pubblica amministrazione siamo un codice fiscale, se in un carcere indossano tutti una casacca uguale, innanzi a Dio non è assolutamente così. Dio, nel trattare con gli uomini, non ne vuole sapere di parole come mucchio, folle, moltitudini. Per lui esiste solo il singolo. Noi per Lui siamo il mondo. Ecco, è tutto questo che sta al fondo delle parole di Gesù: chiama le sue pecore, una a una, ciascuna per nome. Ricordate il Vangelo di domenica scorsa? Era il giorno di Pasqua, il mondo attendeva l’annuncio solenne e pubblico della risurrezione di Gesù. E Gesù che fa? Bello bello, anziché dare quest’annuncio, passa l’intero pomeriggio in compagnia di 2 discepoli tristi. Come a dire: adesso mi dedico a questi due, il mondo aspetta. Sta qui il segreto dell’educazione: l’attenzione al singolo. Sta qui il segreto dell’amore e dell’amicizia: l’attenzione al singolo. C’è amore vero e amicizia vera quando il bisogno dell’altro viene prima del mio.
Grazie Signore, perché non ci tratti come moltitudine, ma come singoli. Aiuta anche noi ad essere come te, dei pastori, cioè dei custodi delle persone che tu ci ha messo accanto.