Omelia di Domenica 4 giugno 2023 - Santissima Trinità, Anno A
La seconda lettura della Messa contiene un gruppetto di parole belle, semplici e ricche di significato e su cui vorrei riflettere insieme a voi. Eccole: fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. Di questi cinque inviti raccolgo i primi tre: siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda.
Siate gioiosi
Essere gioiosi: chi non lo vuol essere! La gioia è qualcosa che ci dà da fare perché, sì, tutti la desideriamo, ma poi il quotidiano ce la fa sudare, e tanto. Voglio dirvi qualcosa di personale. Noi preti abbiamo una fortuna, o meglio una grazia: incontriamo a tu per tu tante persone. E noto che tanti non sono cattivi, non fanno del male, ma sono vuoti. Non sorridono più, non si commuovono, sono freddi e non c’è nulla che li riscaldi. Han perso la gioia di vivere, il gusto di conoscere, il desiderio di migliorarsi, la forza di mettersi in discussione e di superare gli ostacoli. E allora io dico: se questa mattina siam venuti qui in chiesa ad ascoltare la Parola di Dio, prendiamola sul serio questa Parola, e raccogliamo l’invito di S. Paolo. Credo che un modo per essere gioiosi sia frequentare persone dalla fede gioiosa. Se stiamo sempre in compagnia di chi s’abbatte, pure noi diverremo così. Se invece stiamo con chi ha una fede sostanziata di slancio, quello slancio diverrà pure il nostro slancio. Domanda: quali sono le persone che frequentiamo? Un mio professore di teologia, dall’elevata spiritualità, disse a noi studenti un giorno: Se t’incontri con la luce, divieni luce; se t’incontri col fuoco bruci; se t’incontri con l’acqua ti bagni; se t’incontri con Gesù, ne assumi i connotati, tra cui la gioia.
Tendete alla perfezione
Tendere alla perfezione è tendere verso l’umiltà. Perfetto non è chi sta sul podio dei suoi successi, ma chi rimane a terra, in cammino verso il suo continuo miglioramento. Di per sé la perfezione non esiste perché puoi sempre fare meglio.
Ma c’è di più: tendere alla perfezione è anche essere capaci di sopportare i difetti degli altri. E’ accettare un figlio ribelle, è accettare la moglie pesante, è accettare il marito che non coglie mai ciò che c’è da fare in casa, è accettare la nonna con l’alzheimer... fino ad accettare così come sono, gli amici, i colleghi di lavoro, i compagni di squadra, ecc. Credetemi, quando nelle relazioni si arriva a possedere una buona dose di accettazione è il caso di dirlo: ci si trova nel cammino verso la perfezione.
Fatevi coraggio a vicenda
Farsi coraggio a vicenda fa parte dell’amore del prossimo e consiste nel non consentire a nessuno di gettare la spugna, nel far sì che nessuno s’arrenda, nel far presente a tutti che un rimedio e un futuro c’è sempre. Quand’è che una vita è bella? Quando procede per attrazione e non perché viene spinta. Se io ho davanti un obiettivo, un conto è se lo raggiungo perché qualcuno mi spintona, altro conto è se lo raggiungo perché ne sono attratto. Così fu S. Paolo, che disse: sono stato conquistato da Gesù Cristo. Vado a Messa, vado al lavoro, vado allo stadio, vado dagli amici, vado in ferie perché spintonato o perché attratto?
Concludo. Dato che oggi è la festa della Santissima Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo), preghiamo così: O Dio - Padre, Figlio e Spirito Santo - noi ti adoriamo profondamente. Facci dono di quell’unità e gioia che regna tra voi. Solo così, il traguardo che ci ha offerto S. Paolo (siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda) potrà essere da tutti noi raggiunto.