Omelia di Domenica 1 ottobre 2023 - XXVI Domenica del Tempo Ordinario, Anno A
Quante volte abbiamo sulla bocca due paroline: sì e no. Bè, è di queste due paroline che il Vangelo di questa domenica ci parla. E lo fa raccontandoci una storia. C’è un contadino, papà di due figli maschi, il quale possiede una vigna grande. E’ autunno, il tempo di vendemmiare e quindi ai suoi figli dice di andare a vendemmiare. E cosa accade? Che uno gli dice sì ma poi non va, l’altro invece gli dice di no ma poi va. C’è dunque un sì che diventa no e un no che diventa sì. Proviamo a riflettere su questa cosa, che riguarda pure noi.
1) Sì e no sono le prime parole che s’imparano, sono le parole più brevi in assoluto, ma anche le più importanti, perché? Perché orientano la vita in un modo o nel suo opposto. Pensiamo ad esempio ai sì o ai no che diciamo in un rapporto d’amore o che diciamo a certi inviti o che diciamo quando arriva la tentazione. Cos’è un matrimonio se non un sì all’amore! Cos’è un’amicizia se non un sì ad un legame! Cos’è le fede se non un sì a Dio! Cos’è il non cadere in tentazione se non un no a un invito, sì, attraente, ma negativo! La stessa libertà è una questione di sì e di no: libertà è avere la possibilità d dire di no o di sì, a seconda della nostra volontà. Dire sì e dire no è un attimo, ma ha una portata enorme. Ecco perché il punto vero è imparare a dire di sì o di no alle persone giuste e al momento giusto. Chiediamo al Signore che ci dia il coraggio di saper dire i sì che occorrono e i no che occorrono.
2) Ma rimaniamo alla nostra parabola. Inizia così: un uomo aveva due figli. Padre Ermes Ronchi interpreta così: un uomo aveva due cuori. Giusto, perché quei due figli siamo ciascuno di noi, quei due figli sono il nostro cuore diviso, un cuore che un giorno dice sì e il giorno dopo no, un cuore che dice e poi si contraddice. C’è una distinzione su cui val la pena riflettere: la distinzione tra persona e personaggio. Siamo chiamati a essere persone, non personaggi. Personaggio è ciascuno di noi quando agisce per la scena, per l'applauso. Personaggi si è quando si è attori o si recita. Persona invece si è quando siamo davvero noi, senza maschere, quando in pubblico e in privato, di fronte e alle spalle, dietro e davanti, siamo sempre gli stessi. E’ molto necessario che ciascuno lavori il proprio cuore per poter passare da personaggio a persona, dall’ipocrisia all’autenticità, da un sì falso a un sì vero come anche da un no costretto a un no convinto. Il Signore non ci vuole persone artefatte ma genuine.
3) Nella Bibbia S. Paolo ha questa espressione: l’amore non conosca finzione. Che è come dire: “Non fingete mai nell’amore. Quello che dite sia sempre quello che pensate e quel che fate sia sempre quel che pensate. Agite in modo che ci sia sempre corrispondenza tra il vostro di dentro e il vostro di fuori.” Non c’è cosa più triste di dire: Ti amo sapendo che non è così. Non c’è cosa più triste di ingannare chi ti vuole un sacco di bene. L’amore tra un uomo e una donna più che perfetto deve essere vero. Le relazioni tra noi devono avere meno fingimenti possibile. La perfezione è solo di Dio e quindi anche le nostre relazioni perfette non saranno mai, ma l’importante è che siano non finte ma autentiche.
Grazie Signore, nella storia dei due figli che ci hai raccontato nel Vangelo.
Aiutaci a dire i sì e i no che van detti, aiutaci a dirli per amore e con amore.