Omelia di Domenica 8 ottobre 2023 - XXVII Domenica del Tempo Ordinario, Anno A
Due parole riassumono il Vangelo di questa domenica: portare frutto. Dico così perché la parabola evangelica che abbiamo ascoltato ha questo finale: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. Nella simbologia di questa parabola la vigna è il mondo e coloro che la lavorano siamo noi, chiamati a coltivarla per farla fruttificare. Per il Vangelo il mondo appartiene a chi lo fa fiorire al meglio. Dio gioisce sempre quando nella sua vigna vede gente che sa far maturare grappoli di bene. Verremo giudicati in base alla fecondità o sterilità della nostra vita. Il guaio per tutti qual è?
Condurre una vita inutile. Se ciò a cui mira la vite è l’uva, se ciò a cui mira la spiga è il frumento, da cui il pane, così è di noi: siamo al mondo per generare: generare alla fede, all’amore, al senso del dovere, ecc. In questo senso, tutti siamo padri e madri. Tutti siamo dei generanti. Nel leggere la parabola risulta molto chiaro che il mondo è di Dio e Dio lo affida a noi. Dicevo l’altra sera ad incontro in parrocchia: se fossimo delle piante e Dio passasse dalla nostra vita a ritirare i frutti, riusciremmo a consegnargli frutti di... lacrime asciugate, bisognosi aiutati, persone che abbiamo portato a Cristo, donne e uomini in cui si è riaccesa la speranza? Se così fosse, dovremmo rallegrarci. Portare frutto è la nostra vocazione e questa cosa sottintende che senza il Vangelo il mondo è più povero; ogni zona del mondo, fino a che non è raggiunta da Cristo manca di qualcosa d’importante. Preghiamo allora così: Signore, che al mondo non manchi il Vangelo.
> E vengo così a una domanda che mi preme: se è così importante portare frutto quand’è che, al contrario, non portiamo frutto, siamo cioè sterili, non fecondi?
- Siamo infruttuosi quando la nostra vita è solo parole e non fatti. Racconta il Vangelo che Gesù un giorno fece un gesto strano, o meglio simbolico. Imbattendosi in un fico che era solo foglie e niente frutti, disse: Non nasca più nessun frutto da questo fico! Cos’erano quelle tante foglie e nessun frutto? Era il tanto fumo e niente arrosto; i tanti raduni, congressi, conferenze, sedute lunghissime, fiumi di parole, documenti, programmazioni... senza però alcun seguito di fatti, di scelte, di decisioni.
- Un secondo modo di essere infruttuosi lo vediamo in coloro che S. Paolo nella Bibbia chiama fannulloni affaccendati: sono le persone agitate, trafelate, e che trovi dappertutto ma in realtà poco concludenti. In apparenza sono un tutto fare, in realtà non sono produttive.
- Terza fascia di persone infruttuose: i lamentosi, i brontoloni, i critici di tutto, coloro a cui non va mai bene niente. Il lamento per il lamento, non finalizzato a smuovere le cose, è sterilità e non fruttuosità. Quante volte, dopo critiche e lamenti, tutto rimane come prima. Lamentarsi, in tanti è fin diventato uno stile; c’è chi vive lamentandosi e purtroppo non è detto che se ne accorga.
> In breve, le persone fruttuose sono le persone concrete.
Signore, come sempre, GRAZIE! Ogni domenica per noi sei una luce. Aiutaci ad accorciare le distanze tra parola e azione, tra promessa e suo mantenimento, tra preghiera e vita.