Omelia di Domenica 26 novembre 2023 - XXXIV Domenica del Tempo Ordinario, Anno A
E’ davanti a noi una delle pagine più belle del Vangelo: ci dice che la vita nostra verrà giudicata sull’attenzione che avremo avuto, o non avuto, verso le persone più bisognose. Gesù fa degli esempi molto concreti e mette in campo sette fasce di persone (è un elenco non esaustivo, ma indicativo): affamati, assetati, stranieri, ignudi, malati, carcerati, morenti. E’ da qui che la Chiesa ha ricavato le sette opere di misericordia corporale (…). Per il Vangelo chi è lontano dal povero è lontano da Dio, chi è lontano dall’ammalato è lontano da Dio, chi ignora il bisognoso ignora Dio, chi colpisce il debole offende Dio. Un antico racconto ebraico dice: se un uomo chiede il tuo aiuto, non gli dire devotamente: ‘rivolgiti a Dio, abbi fiducia, deponi in Lui la tua tribolazione’ ma agisci come se non ci fosse Dio, come se in tutto il mondo ci fosse uno solo che può aiutare quell'uomo, tu solo.
- Vorrei che tutti cogliessimo il cuore di quanto il Vangelo vuol dirci: ci chiede di concepire Gesù come una Presenza che non risiede solo nel tabernacolo, ma in ogni nostro atto di carità. Se oggi, 26/11, ci troviamo nell’ultima domenica dell’anno liturgico, il Vangelo vuol farci chiudere in bellezza l’anno. Ci ricorda che Gesù è nell’Eucarestia ma anche nel volto di ogni persona da soccorrere. Dio è indissolubilmente agganciato all’umano, all’umano più bisognoso. Ma c’è di più: Gesù sta nel posto dove noi non vorremmo mai essere. A chi di noi piacerebbe stare in luoghi di pianto o di fame o di disperazione? A nessuno! Ebbene, Gesù è lì, e chi lo vuole incontrare deve raggiungerlo lì, non può non andare lì. E’ lì dove lui sta di casa, è lì il suo indirizzo. L’ostia consacrata e i bisognosi son le due grandi realtà dove Gesù è presente, due realtà non alternative ma complementari: l’Eucarestia domanda della carità e la carità vera sgorga dall’Eucarestia, l’una non fa senza l’altra. Non puoi fare adorazione e dimenticarti dei poveri, così come il tuo servizio ai poveri non può non attingere all’Eucarestia. Non è un caso che nella nostra Unità Pastorale ci siano la Cappella dell’adorazione perpetua e la sede della Caritas. Una non sta senza l’altra. Ecco perché domando: c’è equilibrio nella nostra spiritualità? Non sarà che alla Cappella dell’Eucarestia diamo più tempo che alla carità? O al contrario, siamo tutto e solo carità e niente preghiera davanti al SS.mo Sacramento? Il Vangelo va messo in pratica in tutte le sue pagine: c’è la pagina di Gv. 6 che affronta il tema eucaristico e c’è la pagina di Mt. 25 che affronta il tema caritativo. Visto che oggi è quest’ultimo il Vangelo del giorno, le domande da porci sono: sfamiamo chi ha fame? Diamo da bere a chi ha sete? Siamo accoglienti verso gli stranieri? Nella nostra vita abbiamo mai fatto visita a un carcerato? Facciamo visita a qualche malato? Abbiamo dato un vestito dignitoso a chi ne aveva bisogno?
> Le cose che sto dicendo suggeriscono una domanda: che idea abbiamo della Caritas?…
Signore, è da una vita che conosciamo il vangelo di questa domenica, ma ci fa sempre bene risentirlo, perché ci aiuta a verificare se l’amore del prossimo più bisognoso rimane al centro della nostra vita oppure se ne è un po' allontanata.