Omelia di Venerdì 8 dicembre 2023 - Solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
Nella Bibbia, il primo racconto in cui è presente Maria è quello che abbiamo appena ascoltato nel Vangelo.
- Quel giorno la prima parola che fu rivolta a Maria fu RALLEGRATI. Un invito che ci fa dire: Angelo Gabriele, rivolgi anche a noi l’invito a rallegrarci. Ne abbiamo bisogno, perché a volte nelle nostre vite i motivi di afflizione hanno la meglio sui motivi di gioia.
- Se avete fatto caso, nel nostro brano, Maria è colta in ascolto. Il colloquio ‘Angelo-Maria’ parte con l’Angelo che parla e lei che ascolta. Ecco allora un quadretto davanti al quale riflettere: Maria in ascolto. Un giorno, il santo curato d’Ars che arrivava a volte ad ascoltare le confessioni fino a 16 ore al giorno, alla domanda quale fosse il bisogno più grande degli esseri umani, rispose: il desiderio sconfinato di essere ascoltati.
E sempre a proposito del santo curato d’Ars, alcuni dei suoi penitenti, terminata la Confessione, dicevano: Ti ascolta come se non avesse altro da fare. Insomma, se vogliamo crescere nell’amore per il prossimo, non possiamo prescindere dall’ascolto, che anzi è il primo passo richiesto. Chiediamoci: Qual è lo stato di salute del nostro ascolto (ascolto tra genitori e figli, ascolto tra sposi, ascolto sui luoghi di lavoro…)?
- C’è una terza cosa nel nostro racconto che voglio marcare: Maria si sorprende. Rimase turbata, dice il testo evangelico. D’altronde, chi al sentire le parole che sentì lei, non avrebbe fatto gli occhioni?! Ora, se trasferiamo la sorpresa di Maria a noi, ci vien da dire: c’è ancora qualcosa che ci sorprende? Sappiamo ancora trasalire di meraviglia? O non sarà che la migliore delle notizie non ci scuota più? Un cuore quand’è che è sano? Quando innanzi a cose belle dice Che bello! e innanzi a cose orrende dice: che tragedia! Un cuore che non si muova così, ha bisogno di essere sanato, guarito. Tutti conosciamo lo stupore della prima volta: la prima volta che vediamo il mare, la prima volta che vediamo un panorama, il primo giorno di scuola, la prima volta dell’amore, la prima volta che tuo figlio ti dice mamma! Chiediamoci: dopo la meraviglia della prima volta, ce n’è una seconda o una terza? Una trentina d’anni fa usciva una canzone di Giuseppe Povia dal titolo Quando i bambini fanno oh! Una canzone per me splendida: un inno all’innocenza e alla meraviglia dei bambini. Secondo me, quando Gesù ci invitò a tornare come i bambini, alludeva anche alla capacità di fare OH! I bambini fanno oh! innanzi alla neve che scende, innanzi all’arcobaleno, innanzi a quei presepi dove non manca nulla (dal ruscello al mulino, dalle massaie ai pastori, dal falegname alla nonna che lavora al telaio… fino al piccolo Gesù.)
Concludo: impariamo a vivere da Maria che si sorprese e dai bimbi che si sorprendono. Lottiamo contro l’abitudine. L’abitudine è una brutta malattia: ti fa accettare di tutto, fin di non essere felice.
Per questo diciamo:
Maria Santissima e bimbi che siete già in Cielo, fate sì che tutto ciò che è sano santo, bello
e fa riferimento a Dio possa sempre trovarci interessati e pieni di meraviglia.