Omelia di Domenica 4 febbraio 2024 - V Domenica del Tempo Ordinario, Anno B
“La suocera di Pietro era a letto con la febbre. Gesù le si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano.” E’ un passaggio del Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Tre verbi si susseguono: s’avvicinò, la alzò da letto, le tese la mano. Tre gesti che dicono la delicatezza con cui Gesù s’intratteneva con chi non stava bene. In un’altra pagina del Vangelo, Gesù dice: chi avrà offerto anche solo un bicchiere d'acqua fresca non perderà la ricompensa. Sto sottolineando queste cose perché il Vangelo di questa domenica vuole ricordarci che la vita non è fatta solo di massimi sistemi. La vita è anche il susseguirsi di cose molto più piccole, normali e ordinarie, quelle ad esempio che fece Gesù con la suocera di Pietro (s’avvicinò, la alzò da letto, le tese la mano).
> Proposito della settimana: curare di più i piccoli gesti, curare di più la propria normalità. Innamoriamoci di normalità! Mi ha colpito il NO che il campione tennista Sinner a detto all’invito ad andare a Sanremo. Se da come ho capito è stato il desiderio di stare alla larga dal successo e di rimanere il più possibile un giovane normale, questo gli fa onore. Il successo bisogna saperlo gestire, se no è meglio starne alla larga. E’ la modestia che ci fa grandi, non il successo. O meglio, ci fa grandi vivere con modestia il successo. Ora, non è di tutti rimanere umili quando si ottiene un successo.
> Chi di noi non è più giovane forse ricorda la sera in piazza S. Pietro a Roma dell'11 ottobre 1962. S’era appena conclusa una fiaccolata. Papa Giovanni XXIII pronuncia dalla finestra del suo appartamento parole che conquistarono e commossero il mondo intero: Cari figliuoli, sento le vostre voci… Si direbbe che persino la luna sta sera si è affrettata ad affacciarsi, osservatela in alto, che spettacolo!... Tornando a casa stasera, troverete i vostri bambini, date loro una carezza e dite loro: Questa è la carezza del Papa. Pensate, quell’11 ottobre era il primo giorno del Concilio Vaticano II e i presenti in piazza S. Pietro s’attendevano dal Papa una parola su quell’evento mondiale. E invece no: il Papa parlò loro di luna e di carezze da dare ai bimbi. Preferì parlare di piccole cose anziché di quel grande evento che, tra l’altro, fu proprio lui a volere. Perché fece così? Per ricordare a tutti che Dio è nei piccoli gesti.
> In tema di piccoli gesti, essendo oggi la domenica delle famiglie dei bimbi battezzati l’anno scorso, voglio dire una parola sull’ importanza di insegnare ai figli i gesti religiosi, come il segno della croce, mettersi in ginocchio, congiungere le mani per la preghiera, dare un bacio a Gesù, fare il segno di croce con l’acqua benedetta entrando in chiesa. Se tu papà o mamma, insegni ai tuoi figli questi gesti e a compierli con devozione, non immagini la capacità che questi gesti hanno di introdurre i bimbi in un cammino di fede.
Nel concludere, mi piace immaginare Gesù che
dice a ciascuno di noi: “Compi piccoli gesti, un
domani, voltandoti, capirai che erano grandi.”