Omelia di Domenica 10 marzo 2024 - IV Domenica di Quaresima, Anno B
Nel Vangelo di questa domenica c’è come una perla incastonata. Eccola: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio. Per un padre dare il proprio figlio è dare il meglio che ha, per un genitore non c’è niente che eguagli il valore di un figlio. La prova dell’amore smisurato di Dio sta nel fatto che ha regalato al mondo il meglio che aveva, di più non poteva dare: il suo unico figlio. Nella frase Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio sono centrali i due verbi amare e dare: ha tanto amato da dare...
E’ il dare la prova che si ama. Tu non ami quando prometti, tu ami quando mantieni. Ecco perché amare è dare e darsi, donare e donarsi. Vuoi sapere se ami? Verifica se stai dando qualcosa di te agli altri: se così è, stai amando. E per dare qualcosa di sé non s’intende solo ciò che si ha, ma soprattutto ciò che si è. Ciò che si ha è un vestito o 20 euro o un regalo; ciò che si è, è la propria stima, la propria fiducia, il proprio tempo, la propria preghiera, il proprio affetto. Provo a dire una parola su ciascuna di queste quattro cose menzionate: stima, tempo, fiducia, preghiera.
> Preghiera - Pregare fa parte dei gesti dell’amore. Quando preghiamo per qualcuno, gli mandiamo un po' della nostra forza. Tu ami quando abbracci, tu ami quando ti presti, .. tu ami quando preghi. E’ perché ami qualcuno che preghi per lui e preghi per lui perché lo ami. Domanda: noi preghiamo per coloro a cui vogliamo bene e che ci vogliono bene?
> Stima: stima è apprezzarsi. La stima non va data perché l’altro la pensa come te, ma va data perché l’altro ha sempre e comunque cose apprezzabili.
> Tempo. All’altro non devo dare il tempo che ho, ma il tempo che ci vuole. Quand’è che io devo essere presente? Non quando ho un momento, ma quando è il momento. E chi davvero ama sa qual è il momento.
> Fiducia. Chi ama si fida. Dove c’è amore c’è fiducia. Ha detto un ragazzo: Mio papà per aver creduto in me m’ha fatto il più bel regalo che potesse farmi. In famiglia, sul lavoro, tra amici, in parrocchia, nella coppia, prima di un servizio da offrire, c’è bisogno di stima e di fiducia. Durante un pranzo in famiglia, il figlio diciassettenne ha detto: Papà, non ci sono rimasto male per il no che mi hai detto, ma perché sempre più capisco che tu non ti fidi di me.
Fissiamoci allora nella mente e nel cuore queste quattro parole (preghiera, stima, tempo, fiducia). Le sintetizzo così: ci si realizza donandosi. Siamo fatti per il dono noi stessi. Risuona qui la parola di Gesù che ascolteremo domenica prossima nel Vangelo: chi perde la sua vita la troverà.
Concludo. Oggi, quarta domenica di Quaresima, il Vangelo ci lascia due messaggi: 1) Amare non è possedere, ma è dare. 2) Se vuoi imparare ad amare resta sempre uno scolaro, nessuno è maestro in amore. Dio solo lo è.