Giovedì Santo
La mia omelia prende le mosse dal fatto che Gesù passò l’ultima sera della sua vita terrena coi suoi amici. Lui stesso lo ricorderà durante la serata: Voi siete i miei amici. Mi son chiesto: che tipo di legame fu l’amicizia di Gesù coi suoi apostoli? Credetemi, vale la pena riflettere su questa cosa.
- Prima cosa: la sua fu un’amicizia non escludente, non elitaria, non selettiva. I suoi apostoli non erano per nulla la crème della Palestina. E quella sera, a tavola con Lui, c’erano proprio tutti. Cera Giuda il traditore, c’era Pietro che credeva di amarlo fino alla morte e che invece, poche ore dopo lo avrebbe rinnegato tre volte. Ora, se tutti noi questa sera ci proponiamo di accogliere l’amicizia che ci offre Gesù, pure noi diverremo amici di tutti quelli che Gesù considerava e considera suoi amici: dotati e meno dotati, i poveri, i poco amabili, chi ci ha fatto del male, chi la pensa all’opposto di noi.
- Continuo: il vangelo ci ha anche fatto capire che la bilancia su cui si misura l’amicizia è il servizio concreto. Cito il testo: si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. L’amicizia non è soltanto un sentimento tenero, romantico, ma è un piegarsi a compiere i servizi di cui gli altri hanno bisogno e che li fanno star bene. Ho usato di proposito la parola piegarsi perché quella sera Gesù compì un sevizio umile. A quell’epoca, la lavanda dei piedi era un compito delle persone “inferiori”: gli schiavi e le donne.
- C’è un particolare che vorrei che non sfuggisse. Dice Gesù a un certo punto: anche voi dovete lavare i piedi gli uni gli altri. L’amicizia ha bisogno di reciprocità. Vi riporto un ricordo scolastico. Avevo 22 anni, ero studente di teologia, non ero ancora prete. Il mio professore di liturgia, don Enrico Mazza, ancora vivente, ora sta a Bergamo, ha 84 anni e purtroppo non vede più. Un giorno, mentre ci spiegava la liturgia del giovedì santo, gli feci una domanda: professore, non sarebbe significativo che il celebrante, una volta finito il giro della lavanda dei piedi degli altri, si sedesse e qualcuno lavasse i piedi a lui? Dico così perché in questo modo verrebbe meglio significata che l’amicizia è reciprocità e prevede non solo il mio dono agli altri, ma anche il mio ricevere il dono dagli altri. Il prof. annuì col viso, facendomi capire che la mia non era una domanda fuori luogo. Io posi questa domanda pensando proprio al fatto che l’amicizia è completa se al fare cose belle verso gli altri, viene unito il saper accettare di avere bisogno degli altri, lasciandosi servire con semplicità. Crede temi, spesso è più facile servire che accettare di essere serviti.
- E vengo così all’ultima cosa, quella che più mi preme. Non fu un caso che Gesù disse le parole voi siete i miei amici nella sera in cui istituì l’Eucarestia, sera in cui disse: questo è il mio corpo dato per voi. L’Eucarestia è al servizio dell’amicizia, l’Eucarestia rafforza l’amicizia, l’Eucarestia rende incondizionata l’amicizia. Un’amicizia con o senza Gesù non è la stessa cosa.
Voglio terminare con alcune parole di un amico prete: Gesù è un amico che ti dice cose che forse tu non vuoi sentir dire. E’ un amico scomodo ma vero. Ti cerca sempre, soprattutto nelle tue ore più buie. Egli per trovare il tempo per te non ha sotto l’agenda, Lui per te non guarda mai l’agenda, ha sempre tempo. Non allontanarlo da te, ma tienitelo sempre stretto stretto.
Venerdì Santo
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. E’ un passaggio del vangelo che abbiamo ascoltato.
- Domanda: perché Maria a differenza di quasi tutti gli altri, era presente durante la passione e crocifissione di Gesù? Risposta: perché era una mamma. Tipico di ogni madre è esserci. Una madre è la fedeltà che da idea s’è fatta persona, una madre è fedeltà che non abbandona. Dice un testo antico: State molto attenti a far piangere una mamma, perché Dio conta le sue lacrime! Se io adesso, insieme a quelli che non hanno più la mamma qi sulla terra, dovessi dirvi qual è stato uno dei miei giorni più tristi, vi direi: il giorno in cui è morta mia madre.
- Si racconta che in Europa, durante l’occupazione nazista - era il 1943 - un ufficiale tedesco, davanti a un bimbo ebreo molto piccolo, esclamò: Peccato che un bimbo così bello sia ebreo! E concedette alla sua mamma un giorno di tempo perché se ne andasse, libera. L’augurio è che anche oggi, in tutti i luoghi dove Dio piange (Ucraina, Gaza, quel cimitero che ha nome mar Mediterraneo…), chi ha l’autorità di decidere, abbia quel briciolo di umanità, che gli consenta, vedendo i volti piangenti delle madri e i bellissimi occhi dei loro piccoli, di commuoversi e di attivare stratagemmi di accoglienza e di libertà.
Preghiamo così allora: Gesù, il calvario da te vissuto è lo stesso calvario di tante situazioni disperate che sono sulla faccia della terra. Unisci a te, Gesù, tutto questo oceano di dolore e non consentire che venga uccisa la speranza.
Sabato Santo
La celebrazione più alta di tutto l’anno liturgico è quella che stiamo celebrando, la Veglia pasquale, dove al centro sta l’annuncio GESU’ E’ RISORTO! Riflettendo su questa affermazione mi son chiesto: alla mia vita cristiana cos’ha da dire l’affermazione Gesù è risorto? Scelgo una risposta tra le tante.
1) La lettura del Vangelo ci ha fatto capire una cosa importante: l’annuncio della risurrezione avvenne a seguito di un’amicizia. Voglio qui riprendere l’omelia che ho tenuto giovedì sera. Se furono le donne, le prime a dare l’annuncio della risurrezione, non fu un caso: queste donne non erano persone chicchessia, ma quelle che avevano frequentato Gesù e il suo gruppo. Poterono dare l’annuncio della resurrezione, perché?
- Perché loro, e non altri, erano state con Gesù lungo il suo peregrinare per i villaggi della Palestina.
- Perché loro, e non altri, erano presenti alla crocifissione di Gesù.
- Perché loro, e non altri, andarono al sepolcro il mattino di Pasqua.
- Perché loro, e non altri, quel mattino di Pasqua udirono dal giovane, là presente, le parole Gesù, il nazareno crocifisso, è risorto!
Ora, se non avessero così tanto frequentato Gesù, esse non avrebbero potuto dare alcun annuncio di risurrezione. Ripeto allora, l’annuncio della risurrezione avvenne a seguito di un’amicizia. Tutto questo ci fa dire: è l’amicizia con Gesù il segreto per divenire pure noi come quelle donne, intraprendenti e gioiosi testimoni del Signore.
2) A questo punto scatta una seconda domanda, che riguarda non più le donne, ma noi: perché merita essere amici di Gesù? Ecco la mia risposta.
- Quando vieni a sapere che qualcuno ha dato la vita per te, senza che ti abbia chiesto nulla in cambio, sei innanzi a qualcosa che non può non commuoverti. Questa qualcuno è stato Gesù. Gesù è quell’amico che ti fa sentire amato senza un perché, che ti fa sentire amato senza che te lo meriti e che ti cerca anche se non gli servi. Gesù è un amico che ti ama anche quando sei poco amabile o sei insopportabile. Ti ama anche quando saresti da cacciare. Sta con te anche quando non è d’accordo con te. Oggi s’è svolto il funerale di un uomo straordinario, Buggio. Una delle testimonianze ascoltate riportava una sua frase: quando incontri un ragazzo, prima di dirgli delle cose, verifica se gli vuoi bene. Ecco cosa ti porta a dire l’amicizia di Gesù
- C’è una differenza tra l’amicizia e l’amicizia che offre Gesù. L’ amicizia umana è solo con alcuni, non con tutti. Gli amici veri non sono più delle dita di una mano. Si è amichevoli con tutti, ma non è possibile essere amici di tutti. L’amico Gesù invece sa essere amico vero di tutti. A Giuda che lo avvicinò con un bacio traditore, disse Amico mio! Chi di noi accoglierebbe così chi ci ha tradito?
- Ancora, è facile essere amici quando c'è da far festa, Gesù invece resta al nostro fianco anche quando la festa finisce, anche quando nella vita nostra cala il buio, anche quando niente ha più senso e il mondo sembra crollarci addosso, Lui è comunque e sempre lì. Chi ama non fugge. Il primo passo del cammino verso la fedeltà è dire: ti prometto che non scapperò. E in questo campo Gesù è imbattibile.
3) Quale allora la conclusione? Che se questa è l’amicizia che Gesù offre, se questa fu l’amicizia che portò le donne del mattino di Pasqua a essere le ferventi annunciatrici della resurrezione di Gesù, beh, io dico: l’amicizia con Gesù merita!
Gesù, aiutaci a tessere una bella amicizia con te. Noi vogliamo averti tra i nostri amici migliori. Quanto daremmo per avere con te l’amicizia che avevano con te, gli apostoli e le donne del tuo seguito. Gesù, il tuo bello è questo: ci accetti così come siamo per poi portarci ad essere come dovremmo essere. E’ vero, spesso ti deludiamo, sappi però che ti vogliamo un sacco di bene.
Giorno di Pasqua
Racconta il Vangelo che Giuseppe d’Arimatea, la sera del venerdì santo, prese il corpo di Gesù, lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Notate: rotolò una gran pietra sulla porta del sepolcro. Questo il venerdì. Arrivata la domenica mattina, lo stesso Vangelo dice che le donne arrivando al sepolcro, videro che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Dunque, ci fu un sepolcro che fu ben chiuso e sigillato il venerdì e poi la domenica quello stesso sepolcro fu trovato disigillato, cioè con la grossa pietra srotolata. Dunque, la festa di Pasqua prese il via da un sepolcro vuoto. Il sepolcro aperto, senza dentro Gesù, fu la sorpresa di Pasqua.
- Ho riflettuto su questo sepolcro, prima chiuso poi trovato aperto, e ho pensato: ognuno di noi ha il suo macigno. Ognuno ha la sua pietra, messa all’imboccatura dell’anima, che non lascia filtrare l’ossigeno e che blocca ogni fascio di luce. Per qualcuno è il macigno della solitudine, per altri è il macigno del tirare a campare, per altri è il macigno della poca salute, per altri è il macigno del peccato. Un po' tutti credo facciamo l’esperienza di sentirci tombe, ben sigillate. Pasqua allora cos’è? E’ questo macigno che si srotola, è la fine degli incubi, è l’inizio della luce, è una nuova primavera che nasce. Di più: è poter uscire dal proprio sepolcro per rimuovere il macigno del sepolcro accanto. Pasqua è la festa dei macigni rotolati.
- Se Gesù fosse rimasto nel sepolcro, il cristianesimo non avrebbe preso il via. È la risurrezione il punto centrale, nodale di tutta la nostra vita cristiana. Lo so, soprattutto per i non credenti e i credenti di altre religioni, è difficile accettare la risurrezione. E’ un miracolo, e un miracolo non ha spiegazioni umane. Ci sono molte persone brave che di Gesù hanno accettato tanti insegnamenti: quelli sul perdono, sull’ amore dei nemici, sulla pace, sulla mitezza, sull'impegno morale, ecc… Ma quello della risurrezione, no. Sentite ad esempio cosa scrisse Gaetano Salvemini.
Per quanto riguarda il cristianesimo, io mi sono fermato al venerdì santo. Non sono andato oltre. Mi sono fermato al Calvario. Ho accettato il grande messaggio umano di Gesù, ma non sono andato oltre. La risurrezione, no. Al sepolcro non sono riuscito ad arrivarci, anche se era a venti metri più in là.
Dato che noi non la pensiamo come G. Salvemini… lui e tutti quelli come lui li vogliamo sentire ugualmente vicini e per loro preghiamo, affinché anche per loro questo giorno solenne di Pasqua possa essere la festa dei macigni rotolati. Il sepolcro trovato vuoto è portatore di questo insegnamento: la morte non ha l'ultima parola. Gesù non si è lasciato rinchiudere. Non è rimasto prigioniero della tomba. La sua resurrezione da morte ci ricorda che nella vita mai si deve perdere la speranza, mai si deve smettere di credere, mai si deve smettere di sognare, mai si deve smettere di amare. Qualunque siano le situazioni in cui ci troviamo, la Pasqua apre un passaggio là dove i nostri occhi vedono solo muri. La Pasqua ogni anno viene a dirci che le dure prove della vita possono diventare luoghi maturazione. Racconta un antico testo che Gesù disse: La tomba dove sto per essere messo è troppo piccola per contenere il mio amore. Risorgerò. E allora in forza di tutto questo, amiamo la vita, l’amicizia, gli incontri, la condivisione. Pasqua è sempre la vita che vince.
Lunedì dell’Angelo
... abbandonato in fretta il sepolcro, le donne corsero a dare l’ annuncio ai suoi discepoli. Così inizia il Vangelo di questo giorno ancora pienamente pasquale. In quel mattino di Pasqua il primissimo annuncio non fu Gesù è risorto! ma: Il sepolcro è stato trovato vuoto, il corpo di Gesù non c’è. Dove potrà mai essere? Chi può averlo prelevato? Anche nel vangelo di domani, sentiremo M. Maddalena che dice: Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto. Io adesso voglio riprendere queste parole di M. Maddalena e chiedermi: se Gesù non è più nel sepolcro, dove mai potrà essere? Ho in mente 4 risposte.
> Quando nella tua famiglia o nelle tue amicizie ci si perdona, ci si riconcilia, è segno che Gesù dal sepolcro è passato a te.
> Quando abbandoni l’orgoglio, quando cessi di fare il sostenuto e il saccente, quando diventi più consapevole delle tue fragilità e assumi atteggiamenti più umili, più di ascolto e meno protagonistici, è segno che Gesù dal sepolcro è passato a te.
> Quando, qualsiasi cosa ti accada, quando non ti lasci rubare la speranza, quando continui ad amare la vita e non maledici mai ciò che ti accade, stanne certo: è perché Gesù dal sepolcro dov’era, ha preso dimora in te.
> Quando riesci a capire che la resurrezione, in fondo, consiste in tre cose: nel ritrovare te stesso, nel riuscire a dare il via a un nuovo inizio e nel tornare a sentire speranza/vita/ amore là dove c’era stata un’esperienza di morte... beh, tutto questo è segno che Gesù dal sepolcro dov’era, è atterrato nel tuo cuore.
- Ecco alcune risposte alla domanda di M. Maddalena: Dimmi, dove hanno posto il corpo del mio Signore?
Mi viene allora questa preghiera: Gesù risorto, aiutaci a cercarti dove sei e non in sepolcri vuoti o tra i morti o tra le banalità. Aiutaci a cercarti dove la vita nasce, cresce, soffre, gioisce o domanda aiuto, perché è lì che tu ami abitare.