Omelia di Domenica 7 aprile 2024 - II Domenica di Pasqua, Anno B
Una cosa che può colpire del vangelo di questa domenica è il mostrare da parte di Gesù, appena risorto, le sue piaghe. Perché questa esibizione? Era così necessaria? Pensate: sul corpo di Gesù risorto non si cancellarono le ferite del venerdì santo, le piaghe restarono. Il perché credo che sia questo: le piaghe sul suo corpo erano la dimostrazione, la prova che Egli ci amò sul serio e non solo a parole. Mostrando il suo corpo che si manteneva piagato, Gesù voleva dire: Il perdurare nel mio corpo delle ferite alle mani e ai piedi è il segno che non finisce per me il tempo di amarvi. Il mio amore per voi continua. Dunque, quelle ferite rimaste erano il segno di un amore incancellabile. Vi faccio tre esempi di amore corporeo.
Primo esempio: le occhiaie di tante mamme. Molte mamme la notte non riescono a prendere sonno o perché devono assistere il figlio molto malato o perché, essendo sabato sera, devono attendere il ritorno dei figli dalla discoteca. Queste occhiaie sono un segno corporeo di un amore grande.
Secondo esempio. Era l’ottobre 1995, lo ricordo come se fosse ieri. Nella parrocchia dove ero parroco - S. Martino di Correggio - chiamai a parlare un missionario, padre Francesco Cavazzuti, originario di Carpi. Era cieco, o meglio era stato accecato da alcuni proiettili che lo colpirono perché stava troppo dalla parte delle famiglie povere della sua missione brasiliana. Ebbene, quegli occhi rovinati che teneva coperti con occhiali scuri, erano le sue piaghe, le sue stimmate, il segno corporeo, visibile del suo amore per il popolo brasiliano. Gesù, le piaghe le ebbe ai piedi, alle mani e al costato, lui agli occhi.
Terzo esempio. Ci sono alcuni missionari, tornati a casa per ragioni d’età, che hanno sul corpo cicatrici, piccole amputazioni. Qualcuno è rimasto sciancato: sono i segni corporei del loro amore missionario.
Eccomi allora al punto che m’interessa: come le piaghe sul corpo di Gesù erano la prova del suo averci amato sul serio, ci sono nella nostra vita i segni, le prove che attestano il nostro amore per qualcuno, compreso il Signore? Possiamo noi dire: “Io ti ho amato, e tanto, e questi sono i segni che lo attestano?”. Questi segni poi, alla fine, sono dei verbi: avvicinarsi, consolare, abbracciare, stringere a sé, piangere, pregare, visitare, non trascurare, essere gentili. A proposito di gentilezza, proprio ieri pomeriggio (ero in compagnia di alcune mamme a una festa di compleanno), una ha detto: “la gentilezza dovrebbe diventare il modo naturale di vivere, non l’eccezione.”
Questa mattina allora facciamo ritorno alle nostre case con questo proposito, meglio con questa preghiera. Gesù, le piaghe sul tuo corpo che hai mostrato agli apostoli la mattina di Pasqua, ci ricordano che l’amore o è concreto o amore non è. Aiutaci a capire che l’amore è fatto di gesti, che l’amore ha bisogno di gesti e che non può limitarsi a rimanere una bella promessa o delle belle parole. Aiutaci a non smettere di amare, ad amare concretamente, e soprattutto aiutaci ad amare alla tua maniera.