Omelia di Domenica 28 aprile 2024 - V Domenica di Pasqua, Anno B
Lo confesso: mi incanta il ritratto che Gesù fa di sé e di noi, nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Gesù ci porta in un vigneto, ci invita ad osservare la vite e ci dice: “Guardate quelle viti e quei tralci. Io sono quelle viti e voi quei tralci.” Trovo splendide queste parole: io e Gesù siamo la stessa pianta, la stessa vita, con un’unica radice, un’unica linfa. Se mi trovassi in un frutteto e davanti a me ci fosse un albero, io vedrei un tronco, dei rami, delle foglie, dei frutti, ma nessuno è un corpo separato, è un tutt’uno. Certo, un conto sono le foglie, un conto sono i rami, un conto sono i frutti, un conto è il tronco, ma in realtà è un’unica cosa.
- Dunque c’è un’energia che scorre in ciascuno di noi credenti: essa proviene da Dio e non viene mai meno. Siamo davanti ad una affermazione inedita, rivoluzionaria, mai udita prima nelle Sacre Scritture: le creature (i tralci) sono parte del Creatore (la vite). Siamo innanzi a qualcosa di straordinario, perché se io sono il tralcio e Lui la vite, è segno che io sono il prolungamento di Lui, siamo composti della stessa materia, siamo della stessa pasta. La scintilla che schizza da un braciere è forse altra cosa dal braciere? Nell’oceano, le onde che si alzano sono forse altra cosa dall’acqua? Ebbene, così è di noi e Gesù: anche se io fossi l’ultimo dei tralci, anche se io fossi l’ultima gemma, che c’entra!?, anche a me ultimo arriva la stessa linfa, lo stesso liquido vitale del primo tralcio o della prima gemma spuntata. Badate che se ci fermiamo un attimo a considerare questa metafora della vite e dei tralci, vengono i brividi: Gesù mi scorre dentro, mantenendomi vivo e fecondo. Mi vien la domanda: quale tralcio desidererebbe staccarsi dalla pianta? Nessuno! Perché è come se volesse mai la sua morte.
- Quindi, cos’è mai venuto a portare Gesù nel mondo? Un codice di comportamento morale? Troppo poco: è venuto a portare molto di più, è venuto a portare Lui stesso, è venuto ad introdurre la sua vita in noi, a iniettare il cromosoma divino dentro il nostro DNA. E se il tralcio per vivere deve rimanere innestato alla vite, anche la vite vive dei propri tralci, senza di essi non ha frutti. Senza noi suoi figli, Dio non sarebbe padre di nessuno. Dio ha scelto d’aver bisogno di noi e voi non immaginate quanto gli manchiamo! M’ha chiesto un ragazzino del catechismo: “Cosa faceva Dio prima di creare il mondo?” "Bella domanda", gli ho detto. “Per risponderti ho bisogno di pensarci un po' su. Intanto però ti dico questo: se è vero che per volersi bene bisogna essere almeno in due, Lui ha pensato bene di creare gli uomini e le donne. Senza figli, di chi sarebbe padre? Dio senza figli si sentirebbe smarrito. Dio ha scelto d’aver bisogno di noi, noi siamo la sua vita."
Concludo: non è splendido avere un Dio così?