Omelia di Domenica 2 giugno 2024 - Solennità del Corpus Domini
Il Vangelo di questa domenica ci riporta all’ultima cena di Gesù e un suo passaggio è questo: Mentre mangiavano, prese il pane e disse: Prendete, questo è il mio corpo. Per un’omelia basta riflettere su due verbi: prendete e mangiate.
- Prendete - Gesù, presente nel pane, chiede di essere preso, domanda di essere accolto. In ogni Messa, Gesù è come se ci dicesse: Se sei qui, è per prendermi. D’altronde, un dono è sempre per qualcuno e raggiunge il suo scopo solo quando qualcuno lo prende, lo accoglie, lo apprezza e lo utilizza. Se qualcuno mi porta un pacco regalo, e io, sì, lo prendo, ma non lo apro e lo lascio lì inutilizzato, non è così che si fa. E’ così anche dell’Eucarestia: a che serve che il pane eucaristico rimanga chiuso nel tabernacolo o che venga esposto sull’altare solo per venire incensato? Un pane è pensato come cibo prima che per altre ragioni. Se tua mamma ti prepara un ottimo cibo, e tu la ammiri, ma poi non mangi, che senso ha la tua ammirazione? Così è nella Messa: a “il corpo di Cristo” noi rispondiamo “amen” e introduciamo in noi il suo corpo. La mamma quando allatta nutre col suo corpo il suo piccolo, così la Comunione che riceviamo: ci nutriamo del corpo di Cristo. Attenti però! Nel ricevere Gesù non è tanto il suo fisico che riceviamo, ma il suo modo di amare, il suo coraggio, il suo modo accostarsi alle persone, il suo sguardo, la sua affabilità e compassione. Il meglio di Gesù viene in noi.
- Mangiate - L’ho appena detto: se il pane è un cibo, un cibo esiste per essere mangiato. Se l’uomo fosse solo corporeità, basterebbe per saziarlo una buona pizza o una buona pastasciutta, ma l’uomo è anche sentimenti, libertà, volontà, libertà, fede, gioia, tradimenti, rabbie, sogni... e allora una buona cotoletta con patatine, pur desiderabili, non bastano a saziare queste dimensioni profonde di ciascuno. Le parole di Gesù che ogni anno ascoltiamo nella prima domenica di Quaresima (Non di solo pane vive l’uomo) hanno questo senso: i soldi, il cibo, una bella casa certo che occorrono, ma non bastano a dare un senso compiuto alla vita. A che serve una buona pizza se il cuore è gonfio di tristezze! A che serve una tavola imbandita delle migliori vivande se chi è a tavola non ha voglia di scambiare parole? Se ci manca la pace dentro, anche i cibi più buoni si mangiamo mal volentieri. Diciamo a volte: Son talmente giù di corda che m’è passata la voglia di mangiare. Insomma, la vita è anche una questione di nutrimento, del corpo e dello spirito). Per questo Gesù ha istituito un cibo speciale (l’Eucarestia), in grado di saziare le più profonde esigenze che ci abitano. Pertanto, catechisti e genitori, educhiamo i nostri ragazzi a venire a Messa, anche lungo la settimana, in modo che essi vengano sempre più assimilati a Gesù.
Concludo facendo mia la domanda del salmo responsoriale: Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto? Ritocco così la domanda: che cosa renderò al Signore per quel beneficio che ha nome Eucarestia? Risposta: M’impegnerò a condurre una vita che abbia come principale sorgente e nutrimento l’Eucarestia.