Omelia di Domenica 9 giugno 2024 - X Domenica del Tempo Ordinario, Anno B
Per capire bene il vangelo di questa domenica, occorre una premessa. Siamo in Palestina. A un certo punto cominciò a far parlare di sé un predicatore di nome Gesù, che diceva e faceva cose molto diverse dai suoi colleghi rabbini, entusiasmava tanti ma sconcertava anche. E allora dal Sud, dalla Giudea venne una commissione del Sinedrio di Gerusalemme a indagare sull’ operato di questo nazareno. Dal nord invece, dalla Galilea arrivarono i parenti di Gesù, per portarselo a casa, viste le novità troppo dirompenti che stava annunciando. Sembrava una manovra a tenaglia di autorità religiose da una parte e parenti dall’altra, contro il “fuorilegge” Gesù. I parenti di Gesù quasi si vergognavano di avere un parente così. Rileggo il v. evangelico: uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé». “Fuori di sé” era un modo per dire: è matto, non sta bene. Scusateci, adesso ve lo portiamo via. Ci siamo ben accorti che la cosa migliore è rinchiuderlo. Pensate, noi adesso circondiamo Gesù di onori, ossequi e di fiera appartenenza a lui, ma a quei tempi non c’era sempre questo clima tutto positivo.
* Veniamo ora a noi: questa vergogna nei riguardi di Gesù ha qualcosa da insegnarci? Certo! E la descrivo così: per essere veri cristiani ci vuole un po' di sana follia. Non basta buon senso e nemmeno il tutti fan così, occorre invece uscire dagli schemi più diffusi e arrivare a praticare quanto dirà Gesù: siate nel mondo ma non del mondo.
Faccio degli esempi.
* Un giovane che lascia la sua brillante carriera per farsi monaco, non è una cosa normale/comune. Io dico invece che è una lodevole piccola sana follia.
* Credete che ai martiri cristiani fosse bastato il buon senso per morire in quel modo? No, in ballo c’era ben di più. Gli antichi martiri, addirittura, mentre andavano al Colosseo dove i romani li avrebbero fatti sbranare da belve feroci, cantavano.
* S. Chiara d’Assisi a 18 anni scappò di casa di notte, si fece tagliare i capelli lunghi, vendette la dote .. il tutto mentre il padre la inseguiva dappertutto a cavallo, arrabbiatissimo. Secondo voi, il solo buon senso basta a spiegare questa scelta di S. Chiara? Adesso tutti noi stravediamo per S. Chiara e per S. Francesco d’Assisi, ma non era così per i loro contemporanei, familiari compresi. Ci spieghiamo allora il vangelo di questa domenica, dove vediamo i parenti di Gesù che lo definiscono un “fuori di sé”.
Quale la conclusione da tirare? Rispondo in forma di preghiera.
Gesù, aiutaci a essere tuoi discepoli fino in fondo, a costo di derisioni o offese. E fa che nulla vada a ledere quella gioia che proviamo per essere tuoi discepoli.
Omelia nella Messa di 60° di matrimonio di Elena e John
Per questa mia omelia mi basta riflettere su una sola riga del vangelo che abbiamo ascoltato: Se una casa è divisa in sé stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Visto che in questa Messa ricordiamo il 60° di matrimonio e Elena e John ho pensato di rendere così questa frase di Gesù: Se una famiglia è divisa in sé stessa, quella famiglia non potrà restare in piedi. 60 anni di unità e fedeltà matrimoniale cos’hanno da insegnarci? Nel provare a rispondere mi son venuti in mente tre pensieri.
1) Il 1primo sembra ovvio, ma solo apparentemente: la prima e principale cosa che ci si aspetta da due sposi è che si vogliano bene. E quando ci si vuole bene ci si tratta bene. L’amore non sopporta le cattive maniere. E’ questa la cosa che ci si attende da due che fanno vita di coppia, o come fidanzati o come sposi. Ed è grazie a quest’amore che scorrono poi bene le altre cose: l’educazione dei figli, il lavoro, le amicizie… In una famiglia l’asse portante non è l’asse genitori-figli, ma l’asse marito-moglie. Un figlio si sente in una botte di ferro quando vede che papà e mamma si vogliono bene. E’ vero che due genitori, per mandare avanti la famiglia, fanno tante cose (vanno a lavorare e a fare la spesa, portano i bimbi a scuola o dal dottore, al mattino portano i figli a scuola e all’allenamento il pomeriggio...), in realtà però l’essere sposi non è immediatamente questo. Un rapporto sponsale si costruisce solo perdendo tempo l’uno con l’altro, cioè parlandosi e stando insieme. La crisi di due sposi nasce quando non trovano più il tempo - o non lo vogliono trovare - per parlarsi, ascoltarsi, guardarsi, chiarire, capire, farsi una coccola, darsi un bacio... E’ qui che sta il cuore del matrimonio!
2) Occorre poi convincersi che una buona vita di coppia deve comprendere una buona vita spirituale: alludo alla preghiera in casa e alla Messa domenicale. Oggi vedo che sempre meno si prega in famiglia. E questa cosa non va bene. Pregare in famiglia è indispensabile come l’aria che respiriamo. Se si prega, Dio rimane al centro. A tenere lontano Dio, il cuore si ammala. Il Signore sta alla famiglia come la sorgente sta al fiume.
3) Io, genitore, devo sempre ricordare che i figli, prima di essere miei, sono di Dio e che non sono mia proprietà. Ne deriva l’importantissimo dovere di educarli senza ledere il loro destino, la loro vocazione, i loro amori, la loro libertà, fin i loro limiti e fallimenti.
Concludo: Elena e John e famiglie tutte, vi consegno questi pensieri. Se ne farete un proposito, credetemi, risulterà sempre più bella e ammirevole la vostra vita familiare.