Omelia di Domenica 23 giugno 2024 - XIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno B
Certe pagine del Vangelo non son facili da commentare. Ricordo che quand’ero parroco a Reggio c’erano alcuni non vedenti che venivano a Messa la domenica. E le volte in cui il vangelo riportava la guarigione di un cieco da parte di Gesù, io ero a disagio perché temevo che pensassero: quei ciechi furono guariti da Gesù, perché noi no? Forse che Gesù fa differenze? Stessa cosa mi sta accadendo in questa domenica, dove il Vangelo ci ha parlato di una bimba, dodicenne, morta, che Gesù risuscitò.
Cito il testo: Venne da Gesù un papà, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: ‘La mia figlioletta sta morendo: vieni da lei perché possa vivere’. Gesù andò. Lungo il cammino vennero a dire al padre: ‘Tua figlia è morta. Non disturbare più il maestro.’ Gesù però, sentendo quelle parole, disse al padre: ‘Non temere, tu soltanto abbi fede.’
* Anche in questo caso m’è venuto spontaneo pensare a quei genitori, a cui è morto un figlio. Anch’essi potrebbero pensare: Perché quella ragazzina del vangelo sì, mio figlio invece no?! Perché alcuni bimbi sono fortunati e altri no? Ripeto, per me, sapere che a Messa c’è anche solo un genitore a cui è morto il figlio, e che ascolta dal Vangelo il racconto di Gesù che riporta in vita una ragazzina, mi fa sentire non a mio agio. Io credo che l’unica risposta che getta un po’ di luce in situazioni così tanto dolorose sia la parola di Gesù a quel papà: Non temere, tu continua a credere. Dove qui ‘credere’ non è tanto l’attesa di un miracolo, ma l’attesa della forza e della vicinanza di Gesù.
* In 45 anni che son prete ho celebrato diversi funerali di ragazzi, morti o per malattia o per un incidente. In ciascuno di essi, ai genitori mi son rivolto più o meno con queste parole. So perfettamente che la morte di vostro figlio ha prodotto in voi una ferita incancellabile, vorremmo tutti esservi vicini in modo da lenire, almeno un pò, la vostra sofferenza. Vorremmo che non vi sentiste soli nel vostro dolore, ma sapeste che questa comunità cristiana vi è vicina. Non sentitevi dimenticati da Dio, nè vergognatevi di quanto vi è successo. Soprattutto una cosa desidero che sappiate: è possibile, pur in tanta angoscia, custodire dentro di sé l’amore e la stima per la vita. Tutti abbiamo bisogno di questa vostra testimonianza. Eh sì, perché se chi viene messo a così dura prova, riesce ugualmente a dire: ‘voglio andare avanti’, bè, si tratta di una testimonianza mirabile, che non ha eguali. L’augurio è che il ricordo del vostro bimbo salito al cielo prima del tempo, vi spinga ad amare ancora di più. In questo modo riceverete un dono: il dono di saper comprendere meglio le angosce degli altri. E così la morte del vostro bimbo diventerà per tutti sorgente di vita.
“Gesù, la figlia di Giaro, che tu quel giorno riportasti in vita, ci suggerisce di affidarti tutte le famiglie in cui è morto prematuramente qualcuno. Circondale di quella consolazione che solo tu sai dare.”