Omelia di Domenica 11 agosto 2024 - XIX Domenica del Tempo Ordinario, Anno B
Scorrendo le tre letture della Messa, colpisce la figura del profeta Elia (prima lettura). Colpisce perché se è vero che Elia fu il più grande dei profeti/il padre dei profeti, pure lui ebbe i suoi avvilimenti e le sue crisi. Risentiamo il testo: Desideroso di morire, Elia disse: Ora basta, Signore! Prendi la mia vita. E’ un modo per dire: non ce la faccio più, per me è meglio morire che vivere così. Sentiamo dire a volte: Ma che vita è mai questa mia vita! Non ce la faccio più a reggerla! Non credevo che fosse così faticoso vivere! Mi vien in mente una frase del vescovo Massimo Camisasca: nella vita ci cono alcune soddisfazioni e tante tribolazioni.
- Ebbene, proprio per tutto questo, dico: perché non dedichiamo questa Messa a tutti gli Elia della storia? A coloro cioè che si sentono falliti o si son sentiti falliti. Ammettiamolo, siamo tutti, almeno un pò, dei falliti: tutti nella vita ci siamo portati dentro un sogno, che poi all’alba abbiamo visto svanire. Ciascuno, adesso (me compreso), faccia un salto indietro negli anni e si chieda: come immaginavo la mia futura vita quando avevo 20/25 anni? Le cose si son poi svolte come desideravo, oppure no? Se la risposta è NO, la storia di Elia ha di che insegnarci. Durante il suo avvilimento, lo raggiunse un angelo, non per farlo star bene con un miracolo, ma per offrirgli un pò d’acqua e un pò di pane. Risentiamo il testo: Ecco che un angelo lo toccò e gli disse: ‘Àlzati, mangia!’. Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve. Quando non stiamo bene, Dio il più delle volte non ci fa un miracolo, ma ci dona due cose: un angelo, cioè qualcuno che volendoci bene ci sorregge con la sua amicizia e un pò di pane e acqua, cioè l’essenziale che serve. Dio non capovolse la vita di Elia, non gli tolse il deserto né la fatica ma gli fece più semplicemente ritrovare il gusto e la forza delle cose che già faceva. C’è forse qualcuno che non colleziona sbagli? Si sbaglia sempre. Si sbaglia per rabbia, si sbaglia per amore, si sbaglia per gelosia, si sbaglia perché si è sfiniti, si sbaglia perché non si è perfetti, si sbaglia per il carattere che si ha. Ma nello sbaglio - e sta qui la lezione che Elia ci dà - Dio ti fa dono di un angelo, cioè di una presenza amica, grazie alla quale vieni aiutato ad accettare il tuo insuccesso, ad alzarti dal tuo malessere e a non ripetere certi sbagli. Mi avvio a conclusione: lo faccio mettendomi nei panni di Dio, immaginando sulla sua bocca queste parole per tutti noi:
A tutti voi che avete visto sfiorire uno a uno i sogni della vostra vita .. A tutti voi che mai avete avuto fortuna e sempre siete rimasti al palo .. A tutti voi che così spesso siete usciti dalle graduatorie, vedendovi scavalcati da tutti... A tutti voi che una malattia o una tragedia o un incidente stradale han sprofondato in tanto dolore... A tutti voi voglio dire: “Volgete lo sguardo a mio Figlio Gesù sulla croce.” Era un venerdì quel giorno (il venerdì santo) ma poco dopo ci fa la domenica della resurrezione. Credetemi, la sorte gloriosa del mio Figlio Gesù sarà anche la vostra se a Lui vi affiderete.