Omelia di Domenica 18 agosto 2024 - XX Domenica del Tempo Ordinario, Anno B
Nell’omelia di questa mattina vorrei tener presente il Vangelo di questa domenica e delle tre precedenti. E’ infatti la quarta domenica consecutiva che Gesù nel Vangelo si definisce pane. Queste le sue espressioni: pane vivo, pane di vita, pane disceso dal Cielo, pane di vita eterna. Qualcuno ha commentato così: Sono così numerose le persone nel mondo che hanno tanta fame, che Dio ha pensato bene di presentarsi in forma di pane. Quando in una casa manca il pane, manca la speranza e quando manca la speranza, manca il futuro. Il pane lungo i secoli è diventato un simbolo: è diventato il pane della speranza, il pane del coraggio, il pane eucaristico. Faccio notare però che nei Vangeli di queste domeniche, Gesù, definendosi pane, non lo fa in riferimento all’Eucarestia, ma più in generale a Lui come realtà nutriente. Il cibo infatti non è l’unica realtà nutriente.
- Quando sono incantato ad ascoltare qualcuno, mi nutro.
- Quando una persona mi affascina e mi colpisce, mi nutro.
- Quando due innamorati si contemplano a vicenda, si ‘mangiano con gli occhi’ si dice.
- Quando ci scambiamo un abbraccio o una carezza o un bacio, il nostro cuore si nutre.
Ebbene, Gesù paragonandosi al pane, ci annuncia che Lui è in grado di nutrire tutto ciò che in noi è fame e sete di fiducia o di consolazione o di coraggio o di perdono o di tenerezza. Essere cristiani è nutrirsi, con che cosa? Col Vangelo, con una testimonianza che ascolto, con una buona lettura, con l’esempio dei santi, ecc… Dato che non c’è nessuno che non abbia in cuore un sogno, un rimpianto, una nostalgia, un desiderio, un amore indimenticato, solo il Signore è il pane giusto che sa colmare tutti questi movimenti interiori.
La vita non è un susseguirsi di anni, ma una questione di motivazioni, di vitalità, di slancio. Il mese scorso, in campeggio, ho parlato ai ragazzi dei quattro gradi della vita: esistere, sopravvivere, vivere e cantare la vita. Il primo è esistere, ma dicevo, esistono anche le piante. Il secondo è sopravvivere, ma dicevo, sono i profughi e i fuggitivi che cercano di sopravvivere. Il terzo è vivere, quello di tanti di noi. Il quarto è cantare la vita, cioè la gioia di vivere. E’ questo quarto grado a cui Gesù si riferisce quando dice: sono venuto perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza. Ecco ciò che è venuto a fare Gesù: a nutrire la nostra vita, affinché dal semplice esistere divenga gioia di vivere. Voglio terminare con una preghiera che una comunità monastica, che conosco, fa quando si mette a tavola:
Signore dona il pane a chi ha fame e dona fame di cose grandi a chi è sazio di solo pane. Donaci, Signore, il pane, la gioia, l'amore, perché è per il pane, la gioia e l'amore che tu ci hai creati. Amen.