Omelia di Domenica 6 ottobre 2024 - XXVII Domenica del Tempo Ordinario, Anno B
Dio li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. E’ la frase-chiave del vangelo di questa domenica. La scelta di tanti voi di sposarsi è stata probabilmente la più importante scelta della vita. E a seguito di questa decisione ha preso il via un cammino a due, fatto di figli, gioie, tribolazioni, fallimenti, rabbie, amori, successi, fedeltà a volte riuscite e altre volte meno riuscite, sorprese a volte belle e altre volte meno belle.
> Mi chiedo: come opera il matrimonio in un contesto così articolato? Rispondo rifacendomi alla festa liturgica di quattro giorni fa, gli angeli custodi: il Signore nel matrimonio cristiano rende l’uomo e la donna custodi l’uno dell’altro. Il matrimonio è il Signore che consegna la sposa allo sposo perché lui custodisca lei e consegna lo sposo alla sposa perché lei custodisca lui. E una volta che i due diventeranno genitori, si prenderanno cura dei figli. Ma questo circolo d’amore continua: i figli, una volta adulti, si prenderanno cura dei genitori anziani. E’ questa la struttura splendida della famiglia. Sta qui la ragione per cui la società ha bisogno della famiglia. Dato che la società è quella che è, essa ha bisogno dell’esempio della famiglia, un esempio di altruismo gratuito e amorevole. Stato, istituzioni e società hanno bisogno di prendere esempio da quel prendersi cura gli uni degli altri, che è in ogni famiglia. Il bene che ci si vuole in famiglia non fa notizia, non vien raccontato dai telegiornali e però è quel bene che tiene in piedi non solo la famiglia stessa, ma anche il mondo e la società.
> Proviamo a fare una cosa: entriamo in ogni famiglia per vedere cosa accade. Cosa vediamo? Che ciascuno s’impegna secondo le sue capacità e riceve secondo le sue necessità. Nella famiglia chi è in grado, lavora e si impegna, mentre chi non è in grado perché è bambino o malato o in carrozzina o ha l’Alzheimer, è ugualmente sostenuto da tutta la famiglia. E questo è possibile proprio perché di famiglia si tratta. Nella società invece è difficilissimo che sia così, perché la società è fondata sulla giustizia e fa fatica a vivere nella gratuità. La società ha bisogno sempre di pareggiare il conto, di trovare un risultato; nella famiglia invece si può operare anche in passivo. Anche se non riesci a far nulla o non sei produttivo, sei amato ugualmente, anzi più di tutti, vista la tua debolezza.
> Ultima considerazione. Nel vangelo abbiamo sentito che Gesù riconduce le divisioni matrimoniali a una ragione che chiama durezza di cuore. Queste parole mi fanno dire: la famiglia è la sede dove ci si vuole un sacco di bene, ma la sede anche dove ci si fa del male. Il vivere gomito a gomito può facilitare gli istinti peggiori e portare a dare il peggio di sé. Quasi ogni giorno il telegiornale dà queste notizie. In questa Messa allora mettiamo sull’altare, accanto al pane e al vino, i tanti drammi familiari e chiediamo al Signore che oltre al pane al vino visiti anche questi drammi.
Mi piace però concludere con le parole molto positive del rito del matrimonio.
Io accolgo te, come mia sposa/o. Con la grazia di Cristo
prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia,
e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.