Omelia di Domenica 27 ottobre 2024 - XXX Domenica del Tempo Ordinario, Anno B
Il Vangelo di questa S. Messa ci offre un racconto piacevole, essenziale, vivo, pieno di movimento, di grida, di emozioni, fin di contestazioni.
1) E’ di scena un mendicante cieco che alla notizia del passaggio di Gesù lo chiama gridando: gli grida il suo bisogno di guarigione degli occhi. La gente cerca di zittirlo, ma lui non si scoraggia. E’ uno di quelli che non molla e alla faccia di chi lo vuole zitto, lui grida ancor più forte. Deve alzare la voce per poter prevalere sul rumore che c’era. D’altronde è così: quando è da una vita che sei disperato e d’improvviso hai un’occasione che forse è l’occasione della tua vita, non badi alle buone maniere, ma ti fai spazio con forza, ti fai sentire, a costo di essere maleducato. E infatti, nel testo si nota che questo cieco è tutto esagerato: non parla, grida; non si toglie il mantello, lo getta; non si alza in piedi, balza in piedi.
2) Mi soffermo sulle parole molti lo rimproveravano perché tacesse. Quant’è triste dire a un cieco: Taci, lascia perdere, Gesù non ha tempo per te. Non vogliamo straccioni in corteo. Rassegnati a rimanere cieco e basta. Tanto, non c’è un gran da vedere in questo mondo... e poi non gridare. Purtroppo persone così ci son sempre: è gente che vuole mettere a tacere le sofferenze che incontra perché ha paura di guardarle, le trova una spina al fianco del proprio modo di vivere, comodo ed egoista. Il fratello in difficoltà ci mette in difficoltà. I mendicanti sono il lato doloroso del mondo, disturbano: guardare i poveri c’infastidisce perché sono in quelle condizioni in cui noi non vorremmo mai arrivare a trovarci. Invece il Vangelo ci ricorda che nessun grido di dolore è un fuori luogo.
2) Fortunatamente, ci ha detto il Vangelo, c’è qualcuno nella folla che, notando l’ interesse di Gesù per lui, gli va a dire: Coraggio, alzati, Gesù ti chiama. Belle queste tre paroline: Coraggio! Alzati! Gesù ti chiama!
Coraggio sta per: dai, osa, non aver paura. Se c’è un bel verbo, questo è incoraggiare, un verbo che infonde forza. In una società come la nostra, dove tanti sono gli abbattuti, i depressi, i “giù di morale”, è bello vedere qualcuno che si accorge di te, si avvicina e ti rivolge parole incoraggianti.
Alzati! Cioè ‘rimettiti in piedi, prova a ripartire.’ Provare a ricominciare comporta subito un po’ di paura, ma poi ci si accorge che s’è scelto bene. Le grandi colpe dell’uomo non sono le sue cadute, ma non rialzarsi quando si ha la possibilità di farlo.
Ti chiama, che nel caso del nostro cieco voleva dire: Gesù s’è accorto di te, ha voluto sapere il tuo nome, ti sta chiamando, dai, vai! Lungo le nostre giornate, in tanti ci chiamano ma quando chi ci chiama è il Signore, come si fa a non gioire e non sentirsi importanti!
3) Portiamoci a casa allora questa mattina queste tre parole. Son tre inviti, che il Vangelo ci chiede di introdurre nelle nostre relazioni.
Gesù come al cieco di Gerico dà anche noi la vista, quella vista che arriva a vedere e a cogliere due cose: le sofferenze che ci circondano e l’appello di Dio racchiuso in esse.