Omelia di Venerdì 1 novembre 2024 - Solennità di Tutti i Santi
Abbiamo ascoltato una pagina fra le più belle del Vangelo. E’ chiamata Le Beatitudini, perché fu un discorso di Gesù, ritmato sulla parola beati, che ricorre ben nove volte. Mi son chiesto: se Gesù fosse qui adesso, rifarebbe lo stesso discorso oppure, senza intaccarne la sostanza, userebbe altre parole? Secondo me sì, userebbe un linguaggio adatto all’uomo d’oggi. Di certo, un modo sbagliatissimo è leggere questo discorso come se fosse la consacrazione di uno status quo. Voglio dire: Gesù dicendo ‘beati’ a gente che stava male, non voleva dire: statevene buoni, non state lì a pretendere chissà cosa. Rassegnatevi alla vostra condizione. Tanto, anche per noi non c’è un gran da godere in questo mondo. Ripeto, è sbagliatissimo leggere così la pagina delle Beatitudini.
> Provo allora a dire con mie parole questo discorso di Gesù.
- Felici voi, senza-tetto e senza-pane. Ho una buona notizia! Se tutti tendono a dimenticarsi di voi, Dio no: ha scritto il vostro nome nella lista dei primi che varcheranno le porte del Paradiso.
- Felici voi, che siete tenuti zitti e sottomessi. Proprio perché venite sistematicamente scavalcati dai più forti e dai più furbi, Dio vi assicura i primi posti nella classifica delle persone a Lui più care.
- Felici voi, che state piangendo o singhiozzando a causa di lutti e disgrazie. Dio sa del vostro strazio e v’assicura che riporterà il sorriso sui vostri volti.
- Felici voi, perseguitati ingiustamente o condannati pur se innocenti. Dio lo sa, e quando sarà l’ora, prenderà le vostre difese, si sentirà parte lesa e ripristinerà giustizia.
> Ecco più o meno cosa disse Gesù quel giorno sul monte. La parola beati, ripetuta nove volte, stava per Gioite! Furono nove annunci buoni, tutti riconducibili a un Dio che si faceva e si fa carico della felicità di quanti di felicità non vedono mai nemmeno l’ombra. D’altronde lo sappiamo, la gioia che Dio dona è soprattutto per chi non ha gioie su questa terra. E così quel giorno, Gesù disse parole cariche di speranza, ricordando che la gioia è la vocazione di tutti, nessun escluso.
> Ma come si concluse quella giornata così speciale? Il vangelo non lo dice. Ma non vado molto lontano dalla verità se dico che quella gente, la sera, tornata a casa, abbia faticato a prendere sonno per un’eccedenza di felicità. Certo, tutti si ritrovarono poveri come prima e coi problemi di sempre, ma anche con l’intima certezza che la loro condizione precaria sarebbe confluita in una gioia che avrebbe superato di gran lunga, tutte le tristezze vissute. Quella gente che quel giorno ascoltò Gesù, cosa c’insegna? Che Dio è più grande delle nostre tristezze e che la vera povertà non è quella materiale ma quella manca della luce di Dio.
O Dio, ascoltare il Vangelo delle beatitudini ha risvegliato in noi la voglia di affidarci ancor di più alla parola di Gesù, che è esattamente quel che han fatto i santi, che oggi, 1 novembre, festeggiamo.