(Messa della notte)
Poche feste sono sentite e desiderate come il Natale. E anche se fosse vero quanto ha detto uno psichiatra (le feste amplificano la solitudine di chi è già solo), non è detto che sia così se è vero che, proprio perché è Natale, c’è sempre qualche persona cara che ti fa visita e così alleggerisce il tuo sentirti solo.
> ‘Natale’ è una parola che fa star bene solo a sentirla. Ecco perché dovrebbe essere Natale ogni giorno! Il Natale è un appuntamento tra i più belli perché nell’immaginario comune, è un invito a essere più buoni, più gentili, più sorridenti. E’ difficile essere cattivi a Natale. In alcune famiglie è uno dei pochi momenti all’anno, in cui si apre il proprio cuore e il calore dei sentimenti si fa sentire. Ha detto lo scrittore torinese Fabrizio Caramagna: “Guai se non ci fosse il Natale. Ci deve essere almeno un giorno dell’anno a ricordarci che siamo qui per gli altri e non solo per noi stessi.” Ecco perché il Natale è più di una data, è uno stile di vita. Riprendo il pensiero che ho scritto nel notiziario parrocchiale. “Il Sole, la Luna, le Stelle, la Terra sono realtà molto più grandi di me ma non sono in grado di dialogare con me. Mi possono suscitare stupore, ma non sanno intercettarmi così profondamente, come invece sa fare Gesù. E così è anche il mio cane e il mio gatto: mi danno tanto affetto ma non sono in grado di dare la vita per me, come invece ha fatto Gesù. E allora, se il Natale ci ha donato un Gesù così, è il caso di dirlo: GRANDE FESTA E’ IL NATALE!
> Quale allora la conseguenza da tirare? Questa: il Natale da qualcosa deve diventare qualcuno. Mi spiego. Tanti anni fa un autore spagnolo scrisse un brano natalizio molto bello, dal titolo “Il Natale sei tu!” Come a dire: tu devi essere Natale per qualcuno. Domanda: come si fa a essere Natale per qualcuno? Provo a dirlo.
- Tu sei Natale ogni volta che sei una luce nella vita di qualcuno.
- Tu sei Natale ogni volta che avvicini qualcuno a Dio.
- Tu sei Natale ogni volta che sei gentile con chi non lo meriterebbe.
- Tu sei Natale ogni volta che ripeti benevolmente una spiegazione a chi, un po' sordo, non ha capito.
- Tu sei Natale ogni volta che sopporti una persona pesa.
- Tu sei Natale ogni volta che rimani comprensivo verso chi sbaglia per la seconda o terza volta.
- Tu sei Natale quando non solo non sparli e non metti in cattiva luce nessuno, ma anche quando arrivi a togliere da te il piacere della mormorazione.
- Tu sei Natale quando trovi sempre più insopportabile il malumore, il lamentarsi, l’arroganza, il risentimento.
- Tu sei Natale quando riesci a creare soluzioni per chi ritiene di non farcela più.
Son solo esempi, esempi però che rientrano nel comandamento di Gesù ‘ama il prossimo tuo.’ Se nel Vangelo di questa S. Messa abbiamo sentito che Gesù è nato per voi ne deriva che facciamo un vero Natale solo quando pure il nostro è un vivere ‘per gli altri’. Una delle frasi-chiave del racconto natalizio è non c’era posto per loro nell’albergo: una frase dolorosamente natalizia, che ci spinge all’attenzione per coloro che “non trovano posto” in nessun gruppo, in nessuna amicizia, in nessun calore umano. Credetemi, un Natale che ci avvia più decisamente sulla strada dell’amore del prossimo, è già un gran Natale.
(Messa del giorno)
Spero di non sconcertare nessuno se oggi parlo del Natale attingendo a due personaggi molto popolari, don Camillo e Peppone. Chi di noi non guarda volentieri i loro film? Sono film che traggono ispirazione da quanto scrisse Guareschi, fra i cui testi ce n’è uno, molto pertinente al tempo natalizio.
… Don Camillo esce dalla chiesuola con un gran crocifisso sulle spalle. Pioveva senza sosta, e il Po s’ingrossava sempre più. La gente diceva: “Non si fa più a tempo a salvare niente, l’argine si spaccherà e tutto andrà perduto.” Arriva don Camillo, e grida: “E io invece dico che l’argine resisterà! Vedrete! Ne sono così sicuro che io, adesso, mi vado a piantare proprio sull'argine, e da lì non mi muoverò.” Don Camillo andò a sedersi sull’argine, e cominciò ad aspettare. Colpo di scena: “Sono qui a farvi compagnia, reverendo!” Era il sindaco Peppone. E pure lui gridò: “L'argine resisterà, non c'è nessun pericolo, resisterà.” Alla vista di tutti e due, prete e sindaco sull’argine, la gente che aveva lasciato a casa birocci, moto, biciclette, e da lontano guardava il paese affondare, fu presa da speranza e corse alle case a tirar fuori le bestie dalle stalle, a caricare i carri, ecc. E Peppone e don Camillo se ne stavano seduti vicini su due grossi sassi sotto l’ombrello. Verso sera l'acqua incominciò a calare e don Camillo e Peppone lasciarono l'argine e tornarono in paese.
Ecco, questo il racconto di Guareschi. Bè, io dico che Peppone e don Camillo, diversissimi tra loro (lui comunista convinto, lui prete fortemente anticomunista) tutti e due, insieme, sotto l’ombrello, seduti sull’argine del fiume che stava per straripare, sono un’immagine eloquente, dal sapore natalizio. Dico sapore natalizio perché cos’han cantato gli angeli sulla grotta di Betlemme? “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini, che egli ama.” Le parole ‘pace in terra’ fan riferimento alla pace tra noi, qui sulla terra, nelle famiglie, nei condomini, nel nostri territori comunali. Oggi c’è bisogno di una FRATERNITA’ CIVILE. E cioè: non dobbiamo essere costruttori di fraternità solo dentro le nostre case o solo dentro le nostre amicizie. Oggi occorre una fraternità che vada oltre, che raggiunga la società, nelle sue varie componenti. Diamo uno sguardo a S. Ilario e Calerno: cosa vediamo? Credenti e non credenti, gente di destra e gente di sinistra, cristiani e mussulmani, settentrionali e meridionali, sani e malati, giovani e vecchi. Ora, Peppone e don Camillo, due uomini diversissimi nelle idee e nelle scelte, ma seduti sull’argine sotto lo stesso ombrello, sono in questo senso una delle immagini più belle e più forti. Un’immagine che ci dice: per andar d’accordo, serve qualcosa che sia più forte delle idee di ciascuno. Sento dire: “Ci vuole il lavoro per tutti”, va bene. Sento dire: “Ci vogliono i diritti per tutti”, va bene. Ma queste cose, credetemi, non bastano a generare una vita relazionale fraterna. Non bastano perché occorre qualcosa in più: la fraternità, che è uno dei grandi messaggi natalizi. La fraternità è il vero collante che tiene insieme. Mi avvio a conclusione: da quando gli angeli sulla grotta di Betlemme han cantato ‘pace in terra fra gli uomini’, nulla è più natalizio della fraternità.
Auguri a tutti allora... di un Natale santo, cristiano, in cui
Gesù sia presente, perché solo Lui è sorgente vera di fratellanza.