Omelia Solennità Assunzione della B. V. Maria 15 Agosto 2018
Una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di 12 stelle: così la prima lettura della Messa ci ha descritto Maria, lasciando intendere che ella era ed è una donna splendida.
Mi piace questa mattina avere l’occasione di parlare della bellezza, perché innanzi al bello nessuno è indifferente: la bellezza scuote, commuove, si fa ammirare e quasi non ce ne sentiamo degni.
La bellezza di Maria era nello sguardo, nella gratitudine, nella semplicità, nella misura delle parole, nel modo di accostarsi alle persone.
Ecco perché se vogliamo, tutti possiamo essere belli.
Noi crediamo in quella bellezza che dal fisico si sposta al cuore.
Se i più ritengono che sia bello ciò che è piacevole, attraente, avvenente, spettacolare, l’esempio di Maria ci fa spostare l’accento su ciò che è delicato, buono, umile, disponibile.
Se gli antichi latini avevano Venere quale dea della bellezza, noi cristiani abbiamo Maria quale criterio di bellezza.
Guardando Maria, veniamo a scoprire che la bellezza è un atteggiamento, è un modo di guardare, è un modo di essere. E infatti l’unica bellezza che dura è quella del cuore. La bellezza del corpo sfiorisce, quella del cuore no.
Ma c’è di più: la bellezza di Maria non dipendeva da lei, ma dalla grazia di Dio in lei. Fu infatti chiamata la piena di grazia. Ora, se la vera bellezza è collegata a Dio, si può rimanere belli anche nella stagione della malattia, della stanchezza, della vecchiaia.
Sarai stanco o curvo o col passo sempre più lento, ma la bellezza dei tuoi gesti buoni non smette di brillare. Si è belli anche se la vita incurva, così ad esempio fu di Madre Teresa di Calcutta.
Voglio qui riprendere una cosa già detta tempo fa, chiedo scusa della ripetizione.
Ci fu una donna nell’antichità che apparteneva a una tribù di nomadi arabi. Di lei parla la Bibbia, che ne riporta queste parole: Sono bella anche se sono scura (Ctc. 1, 5). Perché queste parole? Perché era una donna abituata a lavorare sodo, sotto il sole bruciante, nei campi e nelle vigne, una donna abituata alla fatica del duro lavoro della terra, una donna che sopportava il calore del sole, il sudore della fronte. Il sole l’aveva un po’ bruciata in volto, ma guardandola si vedeva che i suoi lineamenti ed i suoi occhi rimanevano splendidi. Ecco perché disse: Sono rimasta bella pur se sono scura.
Una delle cose più belle di una persona sono gli occhi, i quali, sia che si abbia 18 anni sia che se ne abbia 80, rimangono vispi, dolci, attivi. Il corpo invecchia, l’amore no; il viso mette su qualche piega, lo sguardo no.
Non commettiamo l’errore di abbinare la bellezza alla perfezione. Aggiustiamo la nostra idea di bello!
Insisto, non è solo bello una bella donna o un bel ragazzo o un bel tramonto o una bella opera d’arte o una bella musica.
E’ bello tutto ciò che è sfiorato dalla presenza di Dio.
Abituiamoci a dire: E’ bello vivere come ci chiede Gesù. E’ bello contare su Dio. E’ bello unirsi in matrimonio innanzi a Dio. E’ bello essere prete. E’ bello aiutare il prossimo. E’ stata bella la Messa a cui ho partecipato. E’ bella la fatica, se aiuta a crescere. E’ bello la domenica ritrovarsi insieme come comunità. E’ bello avere un Papa come Francesco.
Oggi purtroppo, per tante ragazze soprattutto, la bellezza è diventata un dovere. Ma non è così: essere belli non è un dovere, dovere è essere luminosi, solari, incoraggianti.
Alle ragazze presenti ricordo che la bellezza senza la grazia non è bellezza. Ora, se come ho detto prima, la vera bellezza è un riflesso della bellezza di Dio, noi cristiani siamo chiamati ad essere dei ‘lascia-passare’.
E mi spiego citando due frasi di Madre Teresa: Io sono il filo, Dio è la corrente. La seconda: Sono come una piccola matita nelle Sue mani, nient'altro. È Lui che pensa. È Lui che scrive. La matita deve solo poter essere usata.
Insomma, non ci è chiesto di mostrare ciò che di noi ci sembra bello, ma di lasciar trapelare la bellezza di un Dio che da quando lo abbiamo accolto ci ha reso, come dice il salmo 138, come dei prodigi.
La parola allora che voglio lasciarvi questa mattina è cristiani = lascia-passare. Per questo termino consegnando a me e a voi una frase che, sempre Madre Teresa, disse a un giovane prete: Ti auguro di essere come il vetro. Il vetro più è pulito e meno si vede. E’ trasparente e suo compito è far vedere ciò che è al di là. Ti auguro che tu sia come il vetro affinché chi ti incontra non veda te, ma Gesù che è in te. Fa’ così Maria, di cui la preghiera della Salve Regina dice: ‘mostraci, dopo questo esilio, Gesù’.