Omelia XXII^ Domenica del Tempo Ordinario 2 Settembre 2018
Questa 1^ domenica di settembre ci mette innanzi una pagina di Vangelo contenente una delle tante discussioni accese tra Gesù e i suoi oppositori.
La discussione riguardava quella marea di minute prescrizioni (erano ben 613) che regolavano la vita personale e sociale della gente. Tali regole spesso intristivano la vita perché c’era sempre il rischio di sbagliare, talmente erano tante e minuziose. Prenderci era pressoché impossibile, per cui vivere da credenti era diventato un vivere di scrupoli e di paure.
Da qui la condanna di Gesù, perché scrupoli e paure sono la rovina della religione. La religione non dev’essere un tormento e nemmeno un fatto esteriore, meccanico, bensì un’esperienza autentica, liberante, bella.
Nella discussione di quella volta, l’argomento che Gesù oppose ai suoi interlocutori era il primato dell’interiorità, vale a dire il primato dell’essere sul fare, sull’avere, sull’apparire.
Se io valgo qualcosa è per come sono dentro, non fuori.
Notate che Gesù usa la parola ipocriti. E ipocriti a quel tempo indicava l’attore di teatro, la maschera dell’attore di teatro. Quindi, dicono i biblisti, sarebbe stato più giusto tradurre teatranti, anziché ipocriti, come a dire: commedianti, la vostra religiosità è solo una finzione, è soltanto teatro. E infatti Gesù non a caso cita l’antica presa d’accusa del profeta Isaia: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.
Dunque, nel Vangelo di questa domenica tutto ruota attorno al binomio dentro- fuori. E’ vero che il nostro esterno ci condiziona ma il nostro esterno non è mai l’unico responsabile di quanto facciamo. All’esterno di me c’è chi mi vuole male? All’esterno di me tutto mi rema contro? Bene, tutto ciò certamente non è bello e non mi aiuta, ma rimango sempre io, alla fine, che scelgo e decido in un senso o nell’altro. Le circostanze esterne possono premere, crearmi disagi, fin volermi costringere, ma un po’ di libertà mi rimane sempre e così resto sempre io il padrone del mio destino.
Fu chiesto un giorno al card. Martini: Cosa possiamo insegnare ai giovani? E lui: Ai giovani non possiamo insegnare nulla, quello che possiamo fare è aiutarli ad ascoltare la loro voce interiore. Martedì scorso, 28agosto, era S. Agostino. Bè, questo santo affermava che in un ragazzo possiamo solo creare le condizioni perché
possa capire e scegliere, ma l’ultima parola è sua, dipende da lui; la sua scelta finale gliela detta la sua interiorità.
Badate che questo insegnamento non solo è giusto, è anche attuale. Non è forse vero che un po’ tutti tendiamo a pensare che il male sia al di fuori di noi? Nelle leggi sbagliate, nelle strutture sociali, in quel governo che è di destra o che è di sinistra, nella classe politica, nel potere economico, nel Consiglio comunale?
Di qui l’illusione che basti cambiare leggi o strutture o accordi perché sorgano felicità e giustizia. E invece non è affatto così.
> Ma c’è un’altra cosa a cui voglio accennare. I nemici di Gesù non avevano tutti i torti nel rimarcare il valore delle piccole cose da osservare. Lo dico in riferimento al tema educativo, ad esempio educare chiede attenzione ai dettagli. Quando si educa niente è da sottovalutare, tutto è importante, anche le minime cose. Anche in amore è così: l’amore non s’accontenta del minimo, del puro dovuto. Chi ama non si limita a ciò che è prescritto ma vuole sempre andare oltre.
Un cristiano che vive la religione come un fatto d’amore non solo non va’ tardi a Messa, ma vi partecipa puntualmente e se può ci va’ pure in qualche giorno feriale. Così nella preghiera: un cristiano vero va oltre la tradizionale indicazione della Chiesa di pregare la mattina e la sera: cerca altri momenti lungo la giornata per stare con Gesù. Insomma, l’amore vero - e la religione è un fatto d’amore - non dà col contagocce, non centellina, non usa il misurino, soprattutto non gioca al ribasso, non tende al 6 e basta, ma tende sempre ad un di più.
Concludo riprendendo l’invito della 2^ lettura: Siate di quelli che mettono in pratica la Parola di Dio, e non solo ascoltatori.
Gesù rimani con noi affinché la Parola di Dio, oggi ascoltata, porti frutto nella nostra vita.