Omelia XXIII^ Domenica del Tempo Ordinario 9 Settembre 2018
Il Vangelo ci ha appena fatto sentire il racconto della guarigione di un sordomuto da parte di Gesù, e però il vero intento del brano non è dare evidenza ad un miracolo, ma farci capire che quel sordomuto è ognuno di noi.
Siamo anche noi dei sordomuti: quante cose sentiamo, ma facciamo i sordi e quante cose dovremmo dire, ma restiamo muti.
Ecco perché anche noi abbiamo bisogno di un intervento sanante di Gesù. E siamo qui a Messa apposta.
Nel nostro brano c’è una parola che Gesù pronuncia e su cui vorrei riflettere. La parola è apriti! Cito testualmente: Gesù guardando verso il cielo, emise un sospiro e disse al sordomuto: Effatà, cioè: Apriti! E subito gli si aprirono gli orecchi. Se l’invito APRITI! è rivolto anche a noi, ci chiediamo: ci sono dentro di noi chiusure che dobbiamo aprire? Ci sono dentro di noi blocchi che vanno sbloccati? Se Gesù aprì le orecchie a quell’uomo ridandogli l’udito, nel caso nostro cos’è che dovrebbe aprire dentro di noi? Nella nostra vita, quali sono le porte da aprire, le finestre da aprire?
Gesù in questa 2^ domenica di settembre viene a dirci: sono pronto ad aprire le tue chiusure, a togliere il catenaccio da certe tue porte sbarrate, a liberare le tue potenzialità. Non vivere chiuso, apriti a me, alla mia Parola e agli altri.
Proviamo allora a scavare dentro questa parola pronunciata da Gesù, apriti! Non diciamo a volte: quello sì che è di mentalità aperta! Quello sì che è di vedute larghe! O al contrario: ma quanto sei chiuso! Oppure: Com’è chiusa quella comunità! Se per Gesù è importante essere aperti, dobbiamo scoprire il perché.
> Chiaramente non è positiva quella mentalità talmente aperta che ci entra di tutto. Essere aperti non vuol dire andare a braccetto con tutto e con tutti. Occorre ascoltare tutti ma non fare tesoro di tutto. E’ da sciocchi essere aperti a idee sbagliate o a persone che potrebbero farci del male. Ecco perché l’apertura mentale è, sì, una virtù, ma va’ esercitata con discernimento, va’ gestita bene.
> Qual è il bello dell’essere persone aperte? Questo: solo se sei aperto accogli una scoperta. Solo se sei aperto accogli il nuovo. Tutte le sorprese, le novità, gli inviti che Dio ci offre, è solo se siamo persone aperte che riusciamo a coglierli, se invece siamo chiusi a riccio, non riusciamo a percepire un bel nulla. Pensate a quando venne Gesù nel mondo: lo rifiutarono le menti chiuse e grette, mentre lo accolsero le menti aperte. Ho detto un autore: la mente è come un paracadute, funziona solo quando è aperta.
> Vedete, avere idee ferme o fisse può anche andar bene ma ciò non significa che esse non debbano dialogare e confrontarsi. Forse che viene a meno la tua identità solo perché dialoghi?
> Ancora, l’apertura ci aiuta a non accostarci alle persone con pregiudizio, ci aiuta a non giudicare, ci aiuta a non vedere con sospetto tutto ciò che non rispecchia le nostre vedute. E come per imparare la matematica occorre fare degli esercizi, così nell’apertura: occorrono esercizi di apertura quali ad esempio ascoltare, osservare, viaggiare, desiderare d’imparare, leggere, leggere soprattutto il Vangelo che è il libro che più di tutti ci proietta verso ogni uomo e donna in quanto figli di Dio.
> E da ultimo, ci è chiesto di imparare a imparare. E’ in circolazione un libro dal titolo Impara ad imparare. Gran titolo! Facciamo ritorno a casa con questo titolo fisso nel cuore: è il segreto per rimanere persone umili e aperte, aperte alle sorprese di Dio e alle ricchezze che sono nel cuore di chi è diverso da noi.
Signore, qualcuno ha detto: “Dov’è Dio? Dio è dove sono le persone.” Bene, se questo è vero e se è altrettanto vero che tu un giorno a Pietro dicesti “Prendi il largo”, aiuta ciascuno di noi a prendere il largo, cioè ad essere più proiettati oltre i nostri schemi mentali per poter cogliere la tua azione ovunque si manifesti.