Omelia XXVII^ Domenica del Tempo Ordinario 7 Ottobre 2018
Non è bene che l’uomo sia solo: così si è aperta la 1^ lettura della Messa.
E’ una frase dove la parola solo ha un significato amaro, di solitudine e isolamento. Pensate, nella Bibbia il primo male di cui si parla non è il peccato ma la solitudine. E’ male che l’uomo sia solo: ‘male’ perché? Perché non c’è nessuno che basti a se stesso, nessuno che sia felice da solo, nessuno che viva bene senza nessuno accanto.
La 1^ lettura e il Vangelo di questa Messa vengono a ricordarci che siamo stati creati per amare ed essere amati.
Matrimoni, amicizie, comunità sono modi con cui si aggredisce la solitudine. E infatti la nostra lettura subito dopo aver detto non è bene che l’uomo sia solo, parla del matrimonio.
La felicità è amore, nient’altro.
Qualcuno ha detto: Se non hai ancora amato, non dire che hai vissuto pienamente.
> A dire il vero, l’essere soli non è sempre una cosa negativa. Non ci diciamo a volte: ma prenditi una pausa, stacca la spina?
Io ad esempio che, grazie a Dio, non soffro di solitudine, spesso desidero/cerco spazi in cui poter essere solo, o meglio io e il Signore e basta.
Quand’ero ragazzo pensavo che la cosa peggiore della vita fosse restare solo.
A 18/20 anni la solitudine spaventa.
Ma adesso - nel mio caso almeno - col passare degli anni, sempre più mi son venute a piacermi due solitudini: quella delle 6 del mattino, quando svegliandomi mi ritaglio un mio spazio per e con Dio e quando mi fermo nella cappella dell’adorazione eucaristica.
Guai se nella mia vita non avessi queste due solitudini, le ritengo una benedizione. Da ragazzi nella solitudine ci si perde, da adulti nella solitudine ci si ritrova, per me almeno è così.
> Voglio ora menzionare due tipi di solitudine, inevitabili, positive, ma anche difficili da vivere.
La 1^ è quella che sorge quando si è alla vigilia di grosse scelte di vita e proprio per questo ci si sente terribilmente soli. Quando stai per diventare prete o sposarti o sei in procinto di andare all’estero per un lungo periodo (penso alle badanti), ci si sente soli.
Le grosse scelte sono precedute da solitudine.
In quei momenti senti che sei proprio tu e solo tu a fare quel passo e che nessuno può sostituirti in una scelta che è tutta ed esclusivamente tua.
L’amico o un familiare ti saranno vicini, tuttavia è tutto tuo quel passo che ti appresti a fare.
La 2^ solitudine è quella di chi ha il “difetto” di dire la verità o di dire apertamente da che parte sta, di uscire allo scoperto: può accadere che chi fa così, faccia terra bruciata attorno a sé. Così fu di Gesù, il quale al momento della crocifissione quasi tutti i suoi seguaci lo abbandonarono.
> Ancora, la frase biblica non è bene che l’uomo sia solo, essendo Dio ad averla pronunciata, significa questo: siamo stati creati per la comunione, non per l’isolamento e la solitudine.
Il brutto della solitudine non è tanto il trovarti senza nessuno accanto, ma sentire che non importi a nessuno e che da nessuno sei cercato.
E’ sentire che agli occhi dei più tu vali zero e che per questo i tuoi giorni scorrono vuoti di senso e pieni di tristezza: qui sta il grande guaio della solitudine.
Fateci caso, cosa significa esistere se non cercare di passare la vita il meno soli possibile?
Il problema della vita è tutto qui: evitare di vivere in un cantuccio, alla ricerca di qualcuno con cui condividere pensieri, sentimenti, scelte.
> Dato che oggi, 7 Ottobre, è la Madonna del rosario mi piace ricordare che un modo per abbattere la solitudine è la compagnia di Maria, con la recita del rosario ed esempio.
Non fu un caso che l’ultimo suggerimento di Gesù prima di morire riguardò Maria; Gesù lo diede dalla croce.
Vi cito il passo evangelico e così concludo. Gesù, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» E al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua. Ecco il punto: prendere Maria con sé e tenersela sempre appresso.