Quando Giuda fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». Gv 13,31-33a.34-35
Omelia di Domenica 11 maggio 2025 - IV Domenica di Pasqua
Due riflessioni vi offro questa mattina: una prende spunto dal Vangelo, l’altra dalla giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che proprio oggi celebriamo.
* Parto dal Vangelo. “Io sono il buon pastore”, così ci ha detto Gesù. E’ un linguaggio simbolico che significa: noi cristiani siamo l’amato gregge di un pastore buono, che è Gesù. Dovremmo essere tutti pastori per capire fino in fondo la forza di questa immagine. Gli abitanti delle grandi città che solo per Tv o in illustrazioni vedono pecore, greggi e pastori, non sospettano minimamente il legame di intimità che c’è tra pastore e pecore.
AMICI, IL NUOVO PAPA E' UN FRATE. IL SUO NOME E' LEONE. LO CHIAMERO' FRATE LEONE, CHE ERA IL DISCEPOLO PIU' VICINO A FRANCESCO D'ASSISI.
BENVENUTO FRATE LEONE, PECORELLA DI DIO!
Domenica IV di Pasqua
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». Gv 10, 27-30
Omelia di Domenica 4 maggio 2025 - III Domenica di Pasqua
Il Vangelo di ogni domenica è sempre un regalo che ci arriva. Il brano di oggi ha al suo centro un’esclamazione: è il Signore! E’ il grido con cui l’apostolo Giovanni riconosce che l’uomo che sta sulle rive del lago di Tiberiade è Gesù. Mi vien da dire: Giovanni, insegna anche a noi a riconoscere la presenza del Signore nelle situazioni poco chiare della nostra vita. Donaci la tua capacità avvertire la presenza di Lui attorno a noi. Questa domenica ci consegna una domanda: ci sono nella nostra vita episodi che ci fanno dire ‘ma qui c’è il Signore? Qui c’è Lui!?’ Esclamazioni così possiamo averle durante un corso di esercizi spirituali o durante un pellegrinaggio o durante una bella esperienza comunitaria o innanzi a panorami mozzafiato. Sappiamolo: se nel fare certe esperienze ci vien da dire: “ma qui c’è il Signore! Qui c’è Lui!” rallegriamoci, perché è segno che abbiamo una fede in salute.
Domenica III di Pasqua
In quel tempo, Gesù si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva e disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci (...). Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora» (...). Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore.(...). E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». Gv 21,1-19
Omelia di Domenica 27 aprile 2025 - II Domenica di Pasqua
Una cosa che colpisce del vangelo di questa domenica è il mostrare da parte di Gesù appena risorto, le sue piaghe. Perché questa esibizione? Era così necessario? Pensate: sul corpo di Gesù risorto, rimasero le ferite del venerdì santo. Quelle piaghe non vennero cancellate. Il perché credo che sia questo: se Gesù morì crocifisso per amore nostro, le piaghe sul suo corpo erano la dimostrazione, la prova, che Egli ci amò sul serio e non solo a parole. Mostrando piedi e mani ancora piagati, Gesù voleva dire: Il perdurare nel mio corpo delle ferite alle mani e ai piedi è il segno che non finisce per me il tempo di amarvi. Il mio amore per voi continua. Dunque, quelle ferite rimaste erano il segno di un amore che continuava, di un amore incancellabile. Vi faccio tre esempi di amore corporeo.
Domenica II di Pasqua
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco (...). Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!» (…) Gv. 20,19-31
Giovedì Santo
Nel vangelo abbiamo ascoltato queste parole: “si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano, poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli.” Pensate, noi crediamo in un Dio che più che farmi da padrone, si mette lì a lavarmi i piedi, cioè a servire la mia vita. Gesù quella sera lavò i piedi agli apostoli, esattamente come oggi un gesto così si compie in tante case. Ci sono uomini e donne che, mentre noi siamo qui a celebrare, stanno lavando i piedi o le parti intime del corpo, a malati che non riescono più a farlo da sé. Ci sono genitori che lavano i loro figli disabili. Ci sono uomini e donne che negli ospedali sono piegati a servire i corpi di malati allettati. Sono situazioni che probabilmente arriveranno a riguardare anche i nostri corpi.
Ma entriamo più dettagliatamente nel gesto di Gesù.