III Domenica
Tempo di Pasqua - Anno C
(...) Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. (...)
Omelia di Domenica 24 Aprile 2022 - Tempo di Pasqua, Anno C
Puntualmente, ogni anno, il Vangelo della domenica dopo Pasqua ci fa riflettere su Tommaso, che io chiamo l’apostolo dal coraggio delle proprie idee. Gli apostoli non erano un gruppo omogeneo, Tommaso ad esempio si distingueva perché amava pensare con la sua testa, dire la sua apertamente, a costo di rimanere isolato dagli altri. E’ proprio questo aspetto di lui che voglio approfondire.
Il testo evangelico inizia così: erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per paura dei Giudei. Ciò significa che gli apostoli, in quel giorno di Pasqua, erano ancora una comunità chiusa, impaurita, a porte sbarrate. Con l’eccezione di Tommaso. Lui no, lui andava e veniva, infatti quando arrivò Gesù lui non c’era.
II Domenica
Tempo di Pasqua - Anno C
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». (...).
Omelia di Domenica 17 Aprile 2022 - Domenica di Pasqua
Il centro della Pasqua è la resurrezione di Gesù, ma a mio parere il ritorno in vita di Gesù non è stata la cosa più sorprendente. E mi spiego: è di Dio fare cose impossibili all’uomo, tipo la resurrezione. Invece ciò che non finisce di stupirmi è il modo in cui Gesù, da risorto, s’è presentato alle varie persone. Un modo che ha mostrato come il suo amore verso coloro che furono stati sleali con lui nei giorni prima, era rimasto intatto. Ecco perché il titolo che dò alla mia omelia di Pasqua è: Resurrezione, ovvero non prendersela. Ammettiamolo: dopo che abbiamo subito oltraggi e insulti non affiora in noi l’istinto di farla pagare a chi ci ha fatto soffrire?
Omelia di Sabato 16 Aprile 2022 - Sabato Santo
Una lettura attenta del vangelo, là dove parla di Gesù risorto, fa sorgere una domanda: perché Gesù non ha sentito il bisogno di gesti appariscenti e straordinari, capaci di far sapere a quanti più possibile che era risorto da morte? E’ una domanda legittima visto che tutto l’agire di Gesù, risorto da morte, fu un agire dimesso, senza proclami di nessun genere. Di più: in tutti gli incontri che ebbe, nessuno lo riconobbe subito. M. Maddalena lo confuse con un giardiniere, gli apostoli lo presero per un pescatore importuno (Gv. 21), i due discepoli di Emmaus le presero per il più ignaro degli abitanti di Gerusalemme, di Tommaso sappiamo la gran fatica che fece per arrivare a riconoscerlo. Mi chiedo: ma perché Gesù, insieme ai suoi apostoli, non organizzò un evento pubblico, in cui poter proclamare a chiare lettere: sono qui, sono io, sono risorto. Avvicinatevi e toccatemi pure. Perché invece adottò tanta riluttanza a evidenziare, con la massima chiarezza e semmai con qualche effetto speciale, la risurrezione? Perché tanto pudore? Io non ho la risposta, mi fido però di Gesù che se apparve soltanto qualche volta e comunicò con poca loquacità, una ragione buona certamente l’aveva.
Omelia di Venerdì 15 Aprile 2022 - Venerdì Santo
Quando ero studente di teologia, i miei proff. di Sacra Scrittura ci dicevano: Ragazzi, per capire bene il racconto della passione e morte di Gesù dovete mettervi nei panni dei vari protagonisti e chiedervi: in quale dei personaggi posso identificarmi? Se Pietro ha fatto così, non sono anch’io un po' come lui? Oppure, se Giuda o se Pilato o se il Cireneo hanno agito in quel modo, c’è forse in me qualcosa di Giuda o di Pilato o del Cireneo? Bene, in obbedienza a questo suggerimento, ho pensato: nelle ultime ore di vita di Gesù, c’è stato un uomo a cui di solito non si dà peso e che passa sotto silenzio: è Giuseppe d’Arimatea. Ebbene, in questo venerdì santo 2022, perché non proviamo a confrontarci con lui, lasciandoci interpellare dalla sua figura? Il Vangelo di lui ha detto: Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.
Le parole che ci interessano sono era discepolo di Gesù, ma di nascosto. Ho detto: questo tratto di Giuseppe è forse anche in me? E ho aggiunto: un pericolo di oggi è proprio quello di essere discepoli di Gesù ma di nascosto. Il pluralismo di idee e di religioni e la scristianizzazione in atto da tempo, stanno rendendo tanti di noi ‘discepoli nascosti’, come Giuseppe. Quand’ero ragazzo si parlava di ‘rispetto umano’ e con questa espressione si alludeva, sì, una cosa buona (il rispetto), ma al punto (e qui si cadeva nell’errore) di giungere a rinunziare ad esprimere il proprio pensiero o la propria identità per paura di essere giudicati, derisi e rifiutati dagli altri. Ecco Giuseppe d’Arimatea e tanti di noi: siamo seguaci di Gesù, ma interiormente e non in pubblico, per non avere opposizioni o discriminazioni o un calo di popolarità. Oggi poi al pericolo di essere discepoli di nascosto si unisce quello di essere discepoli sbiaditi, opachi, irrilevanti, non incisivi. Io ritengo che come cristiani sia preferibile essere contestati che essere irrilevanti. Diceva l’altro giorno il nostro nuovo vescovo: più che efficienti, siate efficaci. Credo che il segreto per essere così sia tornare come dice S. Paolo a lasciarsi riconquistare e riafferrare dalla persona di Gesù. E’ il motivo che ci ha portato ad essere qui sta sera.