Il 31 gennaio, memoria di S. Giovanni Bosco, abbiamo partecipato alla festa della parrocchia di Shelqet, dove prestano servizio suor Mariana e suor Denada, delle Dorotee di Vau-Dejës. Si sono esibiti i gruppi delle classi di catechismo in vari sketch, come balletti, scenette comiche e rappresentazioni sulla vita del Santo. Ci ha colpiti che, nonostante fossimo in pieno inverno, la festa fosse all’aperto. In Italia sarebbe stato impensabile, invece qui si fanno molti meno problemi.

Il tempo di Natale qui in Albania è iniziato con il tradizionale concerto organizzato dalla Caritas diocesana nella cattedrale di Vau-Dejës. Si è esibito il coro polifonico di Scutari “Prenke Jakova” che ha eseguito brani di musica sacra di diversi autori, sia albanesi che stranieri, accompagnato dall’orchestra. Ai brani musicali sono state alternate letture tratte dai versi di Gjergj Fishta e dalle parole di Madre Teresa. L’evento, che ha visto anche la partecipazione del nunzio apostolico Charles John Brown, ha riempito la cattedrale di fedeli e ha permesso di trasmettere valori come il senso del Natale e la carità attraverso un’iniziativa culturale, insolita qui in Albania.

 

 

“Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio” (Lc 2, 6-7)

La sera della vigilia, tornando dopo aver celebrato la messa a Karma, paese a circa un’ora di macchina da dove viviamo, abbiamo portato con noi un passeggero in più rispetto all’andata, ovvero la pisside con le ostie consacrate avanzate dalla messa. Quella presenza tra noi mi ha fatto capire che era veramente Natale, che il Signore era nato tra noi. In quel viaggio mi sono tornate in mente queste parole del Vangelo di Luca che ho riportato.

Ho pensato a Maria e Giuseppe, a quella nascita improvvisa, in una situazione di difficoltà, quando sembrava che anche il Signore si fosse dimenticato di loro. Anche noi abbiamo condiviso una situazione difficile, accanto alle persone che vivono nei villaggi di queste montagne che si stanno sempre più spopolando. Anche noi abbiamo ricevuto la visita del Signore in modo inaspettato, non mentre eravamo a tavola con i parenti o a scartare i regali, ma in viaggio su una strada sconnessa, al freddo, lontano da casa, nel buio totale della montagna albanese, mangiando qualche panino che ci eravamo portati, di fretta, sperando di riuscire a passare da casa per un caffè prima di dover partire per la messa successiva senza sapere di preciso dove fosse e stretti in una macchina stipata di tutto l’occorrente.

Il Signore ci ha trovati radunati per lui da lontano come quei magi. Don Dodo è venuto da Reggio con un dito rotto per celebrare le messe in quei piccoli paesi che altrimenti non avrebbero potuto vivere il Natale. Ci hanno accompagnato anche Gabriele di Bagnolo e Anton, seminarista della nostra diocesi di Sapa. Abbiamo cercato di curare le celebrazioni al meglio che potevamo, preparando le chiese nei giorni precedenti con suor Mariana e provando i canti tradizionali di Natale in albanese con suor Flora. Abbiamo messo al servizio del Signore i piccoli doni che possediamo: Gabriele ha accompagnato i canti con la chitarra, Anton ha fatto da traduttore e ha servito all’altare e Alessandro ha realizzato in pochi minuti il presepe nella chiesa di Karma Poshtë con quello che ha trovato, perché non eravamo riusciti a raggiungerla nei giorni precedenti.

Sono stati due giorni intensi, non c’è stato un attimo di tempo per riposarsi, ma ringrazio il Signore perché visitandoci in questo modo particolare ci ha permesso di vivere il Natale più vicino alla mangiatoia di Betlemme, tanto da sentirne il calore.

Paolo

 

Questo secondo mese in Albania è stato segnato principalmente dal sisma del 26 novembre che ha colpito le zone di Durazzo e Thumanë. Qui a Vau-Dejës abbiamo sentito solo la scossa di magnitudo 6.4 delle 3.54 che fortunatamente non ha causato danni ma solo un forte spavento. Inizialmente non abbiamo compreso la portata di quest’entità perché la barriera linguistica ci ha impedito di comprendere pienamente le notizie. Solo dopo qualche giorno, parlando con gli operatori della Caritas diocesana che si sono recati sul posto per prestare soccorso, abbiamo compreso la gravità dell’evento. Abbiamo dato la disponibilità alla Caritas diocesana per qualsiasi necessità. Il 30 novembre Alessandro è partito con un gruppo di 13 volontari per prestare servizio nella mensa del campo di Thumanë. Dal giorno successivo il campo è stato chiuso, perché è stata trovata una sistemazione per tutti gli sfollati. Rimane ancora la necessità di preghiera e sostegno economico. Tante sono le realtà venute dall’estero per sostenere l’Albania. Ha colpito vedere come all’interno della comunità Albanese cristiani e musulmani abbiano collaborato mettendo da parte ogni sorta di differenza.

Nonostante questa tragedia abbiamo vissuto anche esperienze positive.

Inizia oggi un appuntamento mensile che ci farà conoscere più da vicino l'esperienza Missionaria in Albania che il nostro Paolo e Alessandro stanno vivendo.
Li ringraziamo fin d'ora per aver voluto condividere con noi racconti ed immagini di questa loro importante esperienza.


Ad 1 mese e 9 giorni dalla nostra partenza, condividiamo con voi una piccola testimonianza di quello che abbiamo vissuto sino ad ora qui a Vau-Dejës in Albania. La nostra prima impressione in questa terra è stata molto positiva.

Abbiamo trovato usi e costumi completamente diversi da quelli a cui eravamo abituati in Italia.