- don Daniele
- Omelie
Omelia del 5 aprile 2020
E’ passato alla Casa del Padre il nostro amato vescovo emerito Giovanni Paolo Gibertini. Durante il suo episcopato, più volte visitò le parrocchie di Calerno e S. Ilario. Probabilmente, gli adulti ricorderanno quando nel settembre 1989, lungo il tragitto da Parma verso la Diocesi di Reggio Emilia - Guastalla per il suo ingresso solenne, fece una sosta proprio a S. Ilario, dove ricevette il primo saluto e la prima accoglienza. Pur con scarsa salute, riuscì ad essere presente il parroco don Pietro Margini, il quale si sentiva onorato per trovarsi ad essere il primo parroco della Diocesi a salutare il nuovo pastore. Come il vecchio Simeone col piccolo Gesù, don Pietro gioì per aver fatto in tempo, prima di morire, a vedere negli occhi colui che la Provvidenza aveva scelto per la guida della Chiesa reggiano-guastallese. 4 mesi dopo - era il gennaio 1990 - don Pietro passava da questo mondo al Padre. La personalità del Vescovo Giovanni Paolo è stata essenzialmente una personalità ecclesiale, quella di una persona che nella appartenenza e nel servizio alla Chiesa ha trovato tutto il senso della sua vita. Potete leggere qui di seguito quanto ha scritto il Vescovo Massimo su mons. Gibertini.
Un caro saluto,
don Fernando
S. Ilario, 4 aprile 2020
Monsignor Paolo Gibertini ci ha lasciati nella notte di venerdì 3 aprile, nel silenzio di questi giorni così drammatici e strani, un silenzio benedettino. Le circostanze della sua morte rivelano il senso profondo della sua vita: ci lascia a 98 anni, come una quercia che ha affondato molto in profondità le sue radici e ha potuto donare largamente i suoi frutti per tante stagioni e attraversare tanti momenti diversi, alcuni dei quali non facili. Il radicamento nelle profondità del terreno della Chiesa ha voluto dire per monsignor Gibertini innanzitutto la preghiera liturgica, cui lo aveva educato la vita monastica fin dal suo giovanissimo ingresso nel monastero di San Giovanni Evangelista a Parma; la Liturgia delle Ore che non ha mai lasciato fino agli ultimi giorni e che costituiva il pane della sua giornata e la fonte dei suoi pensieri. La nostra Chiesa deve a lui questa paternità liturgica che ha ispirato, come nota sotterranea, il suo episcopato.
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Domenica delle Palme
Anno A
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnare Gesù. [...]
V Domenica di Quaresima
Anno A
In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». [...]
Omelia di Mercoledì 25 Marzo 2020 - Solennità dell'Annunciazione, Anno A
Non temere Maria! Ecco alcune parole, tra l’altro molto attuali, del vangelo di questa S. Messa. Non avere paura, Maria!
> Non so se lo sappiate, i biblisti hanno contato quante volte nella Bibbia ritorna l’espressione non avere paura! Ne è venuta fuori una cifra molto curiosa, fin misteriosa: 365 volte, proprio come 365 sono i giorni dell’anno. E’ come se ogni giorno la Parola di Dio raggiungesse il nostro risveglio mattutino con questo particolare buon giorno da parte di Dio: non avere paura! Tutte le mattine Dio ci dice: non avere paura! Parole che possiamo rendere così: non gettare la spugna; non accettare di arrenderti; sappi che il mondo è destinato a precipitare in Dio, non nel baratro. E perché Dio non ci vuole nella paura? Ma perché la paura è più contagiosa di un virus, la paura rende egoisti, ti fa ripiegare. Se hai paura sei bloccato e non vai avanti, se hai paura non ti sposi, non ti fai prete, non inizi nessuna avventura, non fai nessuna scelta coraggiosa.
24 Marzo 2020
Obbligati a casa, la Riconciliazione possiamo farla rivolgendoci direttamente a Dio,
sapendo che la confessione va fatta appena possibile.
«Laddove i singoli fedeli si trovassero nella dolorosa impossibilità di ricevere l’assoluzione sacramentale, si ricorda che la contrizione perfetta, proveniente dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, espressa da una sincera richiesta di perdono (quella che al momento il penitente è in grado di esprimere) e accompagnata dal votum confessionis, vale a dire dalla ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale, ottiene il perdono dei peccati, anche mortali.»
24 Marzo 2020
Consigli e una preghiera per chi non può partecipare alle esequie
a causa delle restrizioni per la pandemia di coronavirus.
Con la sospensione anche dei funerali decretata dal Governo per fronteggiare il diffondersi del nuovo coronavirus, coloro che in questo periodo di quarantena perdono un proprio caro non possono né organizzargli una messa con rito funebre, né accompagnarlo all’ultima dimora terrena. Mons. Angelo Lameri, docente di Liturgia e sacramentaria alla Pontificia Università Lateranense, spiega ad Avvenire come affrontare questa situazione.
I primi casi di coronavirus in Albania risalgono a lunedì 9 marzo. Dal giorno successivo sono state chiuse le scuole e anche le attività per i bambini in parrocchia. Fino alla fine di quella settimana le messe si sono tenute regolarmente, poi la conferenza episcopale albanese ha deciso di sospendere ogni tipo di attività parrocchiale. Da giovedì 12 la casa di carità di Vau-Dejȅs è stata messa in quarantena. Questo ha comportato un notevole aumento di lavoro per le suore. E’ stato permesso a me e Alessandro di continuare il servizio in casa, a patto di non entrare in contatto con altre persone. Venerdì 13 dal Centro Missionario Diocesano di Reggio, dopo aver consultato il vescovo Massimo, ci hanno consigliato di rientrare in Italia. Avrebbero contattato l’ambasciata italiana per capire come farci tornare, perché ogni via di comunicazione con l’Italia era interrotta.