Omelia di Domenica 17 Aprile 2022 - Domenica di Pasqua

Il centro della Pasqua è la resurrezione di Gesù, ma a mio parere il ritorno in vita di Gesù non è stata la cosa più sorprendente. E mi spiego: è di Dio fare cose impossibili all’uomo, tipo la resurrezione. Invece ciò che non finisce di stupirmi è il modo in cui Gesù, da risorto, s’è presentato alle varie persone. Un modo che ha mostrato come il suo amore verso coloro che furono stati sleali con lui nei giorni prima, era rimasto intatto. Ecco perché il titolo che dò alla mia omelia di Pasqua è: Resurrezione, ovvero non prendersela. Ammettiamolo: dopo che abbiamo subito oltraggi e insulti non affiora in noi l’istinto di farla pagare a chi ci ha fatto soffrire?

Omelia di Sabato 16 Aprile 2022 - Sabato Santo

Una lettura attenta del vangelo, là dove parla di Gesù risorto, fa sorgere una domanda: perché Gesù non ha sentito il bisogno di gesti appariscenti e straordinari, capaci di far sapere a quanti più possibile che era risorto da morte? E’ una domanda legittima visto che tutto l’agire di Gesù, risorto da morte, fu un agire dimesso, senza proclami di nessun genere. Di più: in tutti gli incontri che ebbe, nessuno lo riconobbe subito. M. Maddalena lo confuse con un giardiniere, gli apostoli lo presero per un pescatore importuno (Gv. 21), i due discepoli di Emmaus le presero per il più ignaro degli abitanti di Gerusalemme, di Tommaso sappiamo la gran fatica che fece per arrivare a riconoscerlo. Mi chiedo: ma perché Gesù, insieme ai suoi apostoli, non organizzò un evento pubblico, in cui poter proclamare a chiare lettere: sono qui, sono io, sono risorto. Avvicinatevi e toccatemi pure. Perché invece adottò tanta riluttanza a evidenziare, con la massima chiarezza e semmai con qualche effetto speciale, la risurrezione? Perché tanto pudore? Io non ho la risposta, mi fido però di Gesù che se apparve soltanto qualche volta e comunicò con poca loquacità, una ragione buona certamente l’aveva.

Omelia di Venerdì 15 Aprile 2022 - Venerdì Santo

Quando ero studente di teologia, i miei proff. di Sacra Scrittura ci dicevano: Ragazzi, per capire bene il racconto della passione e morte di Gesù dovete mettervi nei panni dei vari protagonisti e chiedervi: in quale dei personaggi posso identificarmi? Se Pietro ha fatto così, non sono anch’io un po' come lui? Oppure, se Giuda o se Pilato o se il Cireneo hanno agito in quel modo, c’è forse in me qualcosa di Giuda o di Pilato o del Cireneo? Bene, in obbedienza a questo suggerimento, ho pensato: nelle ultime ore di vita di Gesù, c’è stato un uomo a cui di solito non si dà peso e che passa sotto silenzio: è Giuseppe d’Arimatea. Ebbene, in questo venerdì santo 2022, perché non proviamo a confrontarci con lui, lasciandoci interpellare dalla sua figura? Il Vangelo di lui ha detto: Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.

Le parole che ci interessano sono era discepolo di Gesù, ma di nascosto. Ho detto: questo tratto di Giuseppe è forse anche in me? E ho aggiunto: un pericolo di oggi è proprio quello di essere discepoli di Gesù ma di  nascosto. Il pluralismo di idee e di religioni e la scristianizzazione in atto da tempo, stanno rendendo tanti di noi ‘discepoli nascosti’, come Giuseppe. Quand’ero ragazzo si parlava di ‘rispetto umano’ e con questa espressione si alludeva, sì, una cosa buona (il rispetto), ma al punto (e qui si cadeva nell’errore) di giungere a rinunziare ad esprimere il proprio pensiero o la propria identità per paura di essere giudicati, derisi e rifiutati dagli altri. Ecco Giuseppe d’Arimatea e tanti di noi: siamo seguaci di Gesù, ma interiormente e non in pubblico, per non avere opposizioni o discriminazioni o un calo di popolarità. Oggi poi al pericolo di essere discepoli di nascosto si unisce quello di essere discepoli sbiaditi, opachi, irrilevanti, non incisivi. Io ritengo che come cristiani sia preferibile essere contestati che essere irrilevanti. Diceva l’altro giorno il nostro nuovo vescovo: più che efficienti, siate efficaci. Credo che il segreto per essere così sia tornare come dice S. Paolo a lasciarsi riconquistare e riafferrare dalla persona di Gesù. E’ il motivo che ci ha portato ad essere qui sta sera.

 

Omelia di Giovedì 14 Aprile 2022 - Giovedì Santo

Amare ancora, amare sempre, amare fino in fondo. E’ questo il titolo della mia omelia. Abbiamo ascoltato una pagina dal Vangelo di Giovanni, un Vangelo che a differenza degli altri tre, fa ruotare il racconto del giovedì santo non attorno all’ultima cena ma al suo significato. Nel racconto infatti non compaiono le parole sul pane e sul vino  (prendete e mangiate...) ma è solo descritta la lavanda dei piedi. Un gesto che si può interpretare così: Gesù lava i piedi per rimettere in piedi. Pensate, Gesù prende fra le mani i piedi di ciascun apostolo, quando appena prima ciascun apostolo aveva avuto fra le mani il suo corpo.

Omelia di Domenica 3 Aprile 2022 - V Domenica di Quaresima, Anno C

Desideravo questa domenica, perché sapevo che avrebbe portato con sé quella pagina splendida di Vangelo che abbiamo ascoltato: ci ha parlato del perdono da parte di Gesù di una donna sorpresa in adulterio. L’apice del brano è alla fine: Rimase soltanto Gesù e la donna. Gesù si alzò e le disse: "Dove sono andati? Nessuno ti ha condannata?" La donna: "Nessuno, Signore." E Gesù: "Neppure io ti condanno. Va', ma d'ora in poi non peccare più!" E’ un dialogo semplice, asciutto, non una parola di più e non una parola di meno, con tanta suspence. Perché? Perché la scena è carica di drammaticità. Dalle parole di Gesù dipendeva la vita di quella donna e anche la sua (di Gesù). Ripercorriamo la scena.

Omelia di Domenica 27 marzo 2022 - IV Domenica di Quaresima, “Laetare” - Anno C

C’era una volta un ragazzo che aveva una gran voglia di vivere. Un giorno decise di andarsene da casa per conoscere il mondo, trovare nuovi amici, godersi la gioventù. All’inizio era tutto nuovo e interessante: volti nuovi, gente allegra, concerti, esperienze mai fatte…proprio quel che cercava. Col passare del tempo però, quella sua nuova vita lo convinceva sempre meno: certe amicizie si rivelarono sbagliate, esperienze scottanti, la prima sniffatina tanto per provare…. Non vi sto raccontando una storiella, bensì una pagina di Vangelo, quella che abbiamo appena ascoltato. In questa pagina c’è  la storia di tutti noi.

Omelia di Domenica 20 marzo 2022 - III Domenica di Quaresima, Anno C

Abbiamo ascoltato una pagina di Vangelo che si compone di 2 parti: la 1^ riporta un forte invito di Gesù a convertirsi, la 2^ riporta una parabola. Dato che al tema della 1^ parte dedicherò il ritiro sp. che terrò domani, in questa Messa mi soffermerò sulla parabola del fico sterile. Si tratta di un racconto in cui chi rappresenta Dio non è il padrone esigente, che pretende giustamente dei frutti, ma il contadino paziente e fiducioso, che dice: dammi la possibilità di lavorare attorno a questo fico ancora 1 anno affinché arrivi a portare frutti.

Omelia di Domenica 13 marzo 2022 - II Domenica di Quaresima, Anno C

Tutti gli anni, la 2^ domenica di Quaresima ci mette davanti il Vangelo della trasfigurazione di Gesù sul monte, presenti i 3 apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Cosa fu propriamente la trasfigurazione? Fu un’intensa esperienza spirituale, durante la quale i 3 apostoli, come in visione, percepirono il Signore nella sua divinità, nella sua gloria celeste. E dato che ogni esperienza mistico-religiosa non ha parole capaci di descriverla, se avete notato, pure il testo evangelico non dice molto sullo svolgersi di questa esperienza. Mi son chiesto: a noi è possibile vivere con Gesù un’esperienza come la vissero Giacomo, Pietro e Giovanni?

Omelia di Domenica 6 marzo 2022 - I Domenica di Quaresima, Anno C

Gesù rispose al diavolo: Non di solo pane vive l’ uomo. Così ci ha appena riferito il Vangelo. Che è come dire: mangiare bisogna, ma non è tutto; i beni materiali occorrono, ma non bastano a rendere felici. Riflettiamo un pò su queste.
> La troppa attenzione ai beni materiali (cibo, soldi, macchina, cellulare) ci allontana da un altro bene, le persone. L’assillo per le cose toglie attenzione al resto. L’accumulo di cose può introdurre in noi confusione e ansia, col rischio che vengano penalizzate cose più importanti. Ma c’è di più. Non è forse vero che la ricchezza a volte incattivisce? Non è forse vero che tante volte la ricchezza, anziché aprire, chiude? Anziché generosi rende egoisti? Non è forse vero che quando tu credi di possedere le cose, in realtà sono esse a possederti? Non ci chiediamo mai perché in tempi di miseria c’è più solidarietà che in tempi di benessere?