Omelia di Domenica 12 Luglio 2020 - XV Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

In questa 2^ domenica di luglio il Vangelo ci fa andare indietro nel tempo, quando i contadini seminavano a mano. Ci ha riferito di un agricoltore, che con una sacca al collo percorre i suoi campi in lungo e in largo e con un gesto ampio della mano lancia la semente. Gesù, nell’ osservare queste abituali scene agricole, gli venne in mente un giorno di paragonare la vita a una semina. Come a dire: vivere è seminare. O meglio, vivere è anche raccogliere ma è più facile seminare che raccogliere. Ad esempio c’è chi raccoglie i frutti di una semina fatta da altri, come sta accadendo a me. Tante cose belle che io vedo nella nostra unità pastorale di Calerno a S. Ilario non sono una mia conquista, ma qualcosa che io sto raccogliendo grazie alla semina di chi mi ha preceduto. E di questo non finisco di rendere grazie. Importante poi è non scordare che tra il seminare e il raccogliere c’è l’innaffiare e l’aspettare, due cose non scontate. Io questa mattina intendo soffermarmi sul verbo seminare. Seminare è sinonimo di impegnarsi, applicarsi, testimoniare. Amava dire il cardinale Martini: l’impegno vale di per se stesso indipendentemente dal risultato.

Omelia di Domenica 5 Luglio 2020 - XIV Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Imparate da me che sono mite e umile di cuore: è questo l’invito che Gesù ci rivolge in questa 1^ domenica di luglio. Essere miti ed essere umili: ecco come era Gesù e di conseguenza ecco come dovremmo essere noi. Credetemi, è utile riflettere su queste cose, visti i tempi in cui viviamo, così propensi all’affermazione di sé, alla voce grossa e al poco rispetto. Com’è importante a volte far tacere il proprio io! Com’è importante avere uno sguardo e un fare non prepotente e nemmeno pretenzioso! Riusciamo a guardare senza catturare? Riusciamo a guardare senza avere l’intenzione di prendere? La prepotenza in alcuni è fin una dominante. Chi di voi è sposato ricorderà gli inizi del proprio rapporto d’amore, quando si era più rispettosi e attenti vicendevolmente; poi col passare del tempo ci si è fatti più sciolti e meno timorosi, ma anche più prepotentelli l’uno verso l’altro.

Omelia di Domenica 28 Giugno 2020 - XIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Nel Vangelo di questa domenica, una frase ha catturato la mia attenzione: chi avrà offerto anche solo un bicchiere d'acqua fresca non perderà la ricompensa. M’è venuto da dire: Quando sarà l’ora del giudizio finale, sarà un bicchiere d’acqua a salvarci. Colpisce che su un gesto così piccolo come allungare dell’acqua, Gesù si soffermi. Un possibile perché è questo: dar da bere è un gesto che anche l'ultimo degli uomini può compiere. Chi non è capace di allungare un bicchiere d’acqua!  Non ci vogliono particolari capacità, solo un minimo di sensibilità. Ma c’è di più. Gesù specifica che si tratta di acqua fresca: sta qui, in questa parolina ‘fresca’ la grandezza del gesto di dar da bere. Gesù non parla di un’acqua qualsiasi, ma di un’acqua migliore. Se dai acqua fresca è segno che non dai la prima acqua che ti capita, ma che ti sei adoperato per cercare e offrire un’acqua buona, refrigerante e dissetante. In breve, Gesù vuol dirci che non basta che un gesto sia buono, occorre compierlo con cura, perché si possono sciupare anche gesti buoni. Oggi, domenica 28 giugno, Gesù viene a dirci: il Vangelo è tutto in un bicchiere d'acqua fresca. Ricordate il Vangelo di domenica scorsa: due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere di Dio. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Notate anche qui la tenerezza di un Dio che si prende cura di due passeri e che sta lì a contare quanti capelli abbiamo in testa.

Omelia di Domenica 21 Giugno 2020 - XII Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima. Così ci ha appena detto Gesù, il quale parlando in questo modo non solo attestava l’esistenza dell’anima ma faceva pure intendere che l’anima è prioritaria rispetto al corpo. In un’altra occasione Gesù disse: A che serve se guadagni il mondo intero se poi perdi l’anima? Tra i diversi spunti di riflessione che offre il Vangelo di questa domenica, ho scelto questo perché tocca un nervo scoperto di questa nostra società che preferisce il corpo all’anima. E la cosa non va bene. Oggi, per tanti, l’obiettivo è poter avere un corpo palestrato, bello, prestante, seducente. Ora, pur non negando il valore del corpo, noi cristiani abbiamo il dovere di dire senza tentennamenti che senza l’anima la persona va in frantumi. Purtroppo c’è gente che fa di tutto per non incontrare la propria anima e vive come se non l’avesse. Provo a dire un paio di cose sul valore dell’anima.

Omelia di Domenica 14 Giugno 2020 - Corpus Domini

Era il 1200 a.C. circa: il popolo ebreo entrava, progressivamente e non senza ostacoli, nella cosiddetta terra promessa che era poi il territorio di Canaan, l’attuale Israele. In quel modo gli ebrei cessavano di essere un popolo nomade per divenire un popolo sedentario, a dimora fissa, con una sua terra. E infatti, da lì in poi cominciarono a dotarsi di una forma di Stato (la monarchia), di un ordinamento giuridico, ecc. Bene, è a questo momento storico che si riferisce la 1^ lettura della Messa. Contiene un accorato appello di Mosè a far sì che si vivesse quel periodo nuovo, promettente, inedito, lontano da certi rischi. Risentiamo le sue parole: Non dimenticare quanto il Signore, tuo Dio, ha fatto per te in questi 40 anni in cui hai vagato per zone desertiche: ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione di schiavitù; ti ha condotto per questo deserto spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz'acqua; ha fatto sgorgare per te l'acqua dalla roccia durissima; nel deserto ti ha pure nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri. Parole sacrosante! Se avessi qui davanti a me Mosè, l’abbraccerei.

Omelia di Domenica 7 Giugno 2020 - Santissima Trinità

Nel pensare a questa mia omelia mi son chiesto: se oggi è la domenica della SS.ma Trinità, a chi mai interessa un simile argomento? Che Dio sia insieme una e tre persone (Padre, Figlio e Spirito Santo) quanto mi tocca? Quanto ci riguarda? Il sapere che Dio è uno e trino non è una verità un po’ astratta e lontana dalla nostra sensibilità? Mi son detto allora: devo mettercela tutta per far comprendere a chi mi ascolta che invece riflettere su Dio Trinità non è affatto tempo perso.

Omelia di Domenica 31 Maggio 2020 - Domenica di Pentecoste

Lo abbiamo appena sentito: 50 giorni dopo la Pasqua, su Maria e gli apostoli riuniti, scese lo Spirito Santo riempiendoli di coraggio. Quell’effusione li trasformò, ce lo ha appena ricordato la 1^ lettura: La gente era stupita e diceva: Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi li sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti, Romani... eppure li udiamo parlare nelle nostre lingue. Cos’era avvenuto? Che quella gente, pur se di nazionalità e lingua diverse, riuscì ugualmente a comprendere le parole degli apostoli. Gli apostoli divennero capaci di parlare la lingua dei loro ascoltatori: come mai ciascuno di noi li sente parlare nella propria lingua nativa? Vedete, dietro a questa domanda ci sta un insegnamento prezioso: il messaggio cristiano è sorto per venire compreso da tutti i popoli, culture e razze. Il cristianesimo ha una vocazione universale, contiene una luce e un’ispirazione che tende a fare breccia in tutte le culture, senza annullarle, anzi perfezionandole.

Omelia di Domenica 24 Maggio 2020 - Ascensione del Signore

Il Vangelo di questa domenica ci porta indietro nel tempo, e precisamente al giorno in cui Gesù lasciò questo mondo per salire al Cielo. E’ un Vangelo che mette in fila alcuni verbi che fanno riflettere. Un 1° verbo ha per soggetto gli apostoli (dubitavano dice il testo), altri 2 verbi invece hanno per soggetto Gesù (andate e fate discepoli tutti i popoli). Riflettendo su questi verbi, mi è parsa evidente una stranezza, che mi fa dire: Gesù se è vero che avevi davanti degli apostoli titubanti, come hai potuto decidere di inviarli dappertutto a predicare il Vangelo? Provo a rispondere.

Omelia di Domenica 10 Maggio 2020 - V Domenica di Pasqua, Anno A

Questa mattina abbiamo davanti una delle pagine più belle del Vangelo, una pagina che ci porta all’ultima sera terrena di Gesù: il Signore è a cena coi suoi amici, i quali sono tristi per quanto sta per accadere al loro maestro. E’ per questo che il Signore rivolge loro parole cariche di tenerezza, fiducia, speranza. Provo a dire qualcosa su alcune delle affermazioni di Gesù.
> Le parole di apertura di Gesù sono state queste: Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Qui fede sta per fiducia. Gesù è come se avesse detto: abbiate fiducia in Dio e abbiate fiducia anche in me. La fede nella sua sostanza è fiducia, è fidarsi e affidarsi. E allora, solo se capiamo cos’è la fiducia riusciamo a farci un’idea giusta di fede.