Omelia di Sabato 15 Agosto 2020 - Solennità dell'Assunta, Anno A

La Messa del 15 agosto ci presenta ogni volta un Vangelo tra i più noti e tra i miei preferiti: è chiamato la visita di Maria ad Elisabetta Io adesso non farò altro che sottolineare qualche passaggio del brano.
> 1^ sottolineatura – Elisabetta e Maria, essendo entrambe incinte, sono una bell' immagine del cristiano. Dico così perché una donna in attesa non ha bisogno di dare spiegazioni, basta guardarla ed è evidente cosa le sta accadendo. Così il cristiano: è il suo stile prima del suo parlare a dire chi è, o almeno così dovrebbe essere. Gandhi un giorno disse questa cosa. Una rosa non ha bisogno di segnalare la sua presenza, lo fa già il suo profumo. E’ la sua fragranza che la fa notare. Non ha bisogno di raccontare il suo profumo, lo si sente senza che lei stia lì a dirlo. Ripeto, così dovrebbe essere di noi cristiani.

Omelia di Domenica 9 Agosto 2020 - XIV Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Abbiamo appena ascoltato dal Vangelo un interessante dialogo tra Pietro e Gesù. Pietro gli disse: ‘Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque’. Ed egli disse: ‘Vieni!’ Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: ‘Signore, salvami!’  Notate: quando Pietro, ritto, guardava il Signore e si atteneva alle sue parole, riusciva a camminare sul mare. Quando invece era curvo su se stesso e sulle onde minacciose preso dalla paura, affondava. Non stupiamoci, anche a noi accade così. Quando la nostra attenzione è verso il Signore e la sua Parola, noi avanziamo. Quando invece siamo curvi sulle nostre paure, tutto si complica. Chiediamoci allora: Se il segreto della vita è guardare avanti sempre - come voleva fare il nostro Pietro - cos’è che ce lo impedisce?

Omelia di Domenica 2 Agosto 2020 - XVIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

C’era un ragazzo, ebreo, che aveva molti interessi e curiosità. Era da mesi che in casa, e fuori, sentiva parlare di un certo Gesù di Nazareth. Ne sentiva parlare come di un uomo speciale, fascinoso, che nel parlare incantava. Bè, un bel giorno venne a sapere che questo Gesù era nei paraggi e lui allora non volle assolutamente perdersi quest’occasione. Disse tra sé e sé: Io lo vado a vedere! Anche per poter dire agli amici: Io l’ho visto! Essendo un ragazzo organizzato e previdente, sapendo che Gesù era, sì, nei paraggi ma non proprio dietro l’angolo, si fece preparare dalla mamma un po' di merenda. La mamma gli preparò il fagottino e sull’uscio di casa lo salutò come fanno tutte le mamme: Sta attento e non fare tardi!

Omelia di Domenica 26 Luglio 2020 - XVII Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Un contadino trova un tesoro e un mercante trova una perla preziosa: è di questo che ci ha appena parlato il Vangelo. Il contadino trovò il tesoro per caso, il mercante invece dopo un’accurata ricerca. Bene, questo contadino e questo mercante rappresentano due modi diversi per incontrare Gesù: Gesù lo puoi incontrare dopo che lo hai cercato (il mercante), Gesù lo puoi incontrare perché ti sei imbattuto in lui (il contadino). Il bello di ambedue le modalità lo descrivo così: c’è un tesoro che ci attende!

Omelia di Domenica 19 Luglio 2020 - XVI Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Lo avrete notato: il Vangelo ci ha presentato ben 3 parabole di Gesù: è sulle prime 2, quella della zizzania e quella del seme, che mi soffermo.
> Parto dalla zizzania. La zizzania era un’erbaccia nociva. Sperando di non forzare troppo il testo evangelico, mi piace vedere nel grano buono e nella zizzania non semplicemente i buoni e i cattivi, ma la bontà e la cattiveria che sono in ciascuno. Ciascuno di noi è insieme zizzania e grano buono, o se volete è zizzania a volte e buon grano altre volte. Qualche esempio.

Omelia di Domenica 12 Luglio 2020 - XV Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

In questa 2^ domenica di luglio il Vangelo ci fa andare indietro nel tempo, quando i contadini seminavano a mano. Ci ha riferito di un agricoltore, che con una sacca al collo percorre i suoi campi in lungo e in largo e con un gesto ampio della mano lancia la semente. Gesù, nell’ osservare queste abituali scene agricole, gli venne in mente un giorno di paragonare la vita a una semina. Come a dire: vivere è seminare. O meglio, vivere è anche raccogliere ma è più facile seminare che raccogliere. Ad esempio c’è chi raccoglie i frutti di una semina fatta da altri, come sta accadendo a me. Tante cose belle che io vedo nella nostra unità pastorale di Calerno a S. Ilario non sono una mia conquista, ma qualcosa che io sto raccogliendo grazie alla semina di chi mi ha preceduto. E di questo non finisco di rendere grazie. Importante poi è non scordare che tra il seminare e il raccogliere c’è l’innaffiare e l’aspettare, due cose non scontate. Io questa mattina intendo soffermarmi sul verbo seminare. Seminare è sinonimo di impegnarsi, applicarsi, testimoniare. Amava dire il cardinale Martini: l’impegno vale di per se stesso indipendentemente dal risultato.

Omelia di Domenica 5 Luglio 2020 - XIV Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Imparate da me che sono mite e umile di cuore: è questo l’invito che Gesù ci rivolge in questa 1^ domenica di luglio. Essere miti ed essere umili: ecco come era Gesù e di conseguenza ecco come dovremmo essere noi. Credetemi, è utile riflettere su queste cose, visti i tempi in cui viviamo, così propensi all’affermazione di sé, alla voce grossa e al poco rispetto. Com’è importante a volte far tacere il proprio io! Com’è importante avere uno sguardo e un fare non prepotente e nemmeno pretenzioso! Riusciamo a guardare senza catturare? Riusciamo a guardare senza avere l’intenzione di prendere? La prepotenza in alcuni è fin una dominante. Chi di voi è sposato ricorderà gli inizi del proprio rapporto d’amore, quando si era più rispettosi e attenti vicendevolmente; poi col passare del tempo ci si è fatti più sciolti e meno timorosi, ma anche più prepotentelli l’uno verso l’altro.

Omelia di Domenica 28 Giugno 2020 - XIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Nel Vangelo di questa domenica, una frase ha catturato la mia attenzione: chi avrà offerto anche solo un bicchiere d'acqua fresca non perderà la ricompensa. M’è venuto da dire: Quando sarà l’ora del giudizio finale, sarà un bicchiere d’acqua a salvarci. Colpisce che su un gesto così piccolo come allungare dell’acqua, Gesù si soffermi. Un possibile perché è questo: dar da bere è un gesto che anche l'ultimo degli uomini può compiere. Chi non è capace di allungare un bicchiere d’acqua!  Non ci vogliono particolari capacità, solo un minimo di sensibilità. Ma c’è di più. Gesù specifica che si tratta di acqua fresca: sta qui, in questa parolina ‘fresca’ la grandezza del gesto di dar da bere. Gesù non parla di un’acqua qualsiasi, ma di un’acqua migliore. Se dai acqua fresca è segno che non dai la prima acqua che ti capita, ma che ti sei adoperato per cercare e offrire un’acqua buona, refrigerante e dissetante. In breve, Gesù vuol dirci che non basta che un gesto sia buono, occorre compierlo con cura, perché si possono sciupare anche gesti buoni. Oggi, domenica 28 giugno, Gesù viene a dirci: il Vangelo è tutto in un bicchiere d'acqua fresca. Ricordate il Vangelo di domenica scorsa: due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere di Dio. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Notate anche qui la tenerezza di un Dio che si prende cura di due passeri e che sta lì a contare quanti capelli abbiamo in testa.

Omelia di Domenica 21 Giugno 2020 - XII Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima. Così ci ha appena detto Gesù, il quale parlando in questo modo non solo attestava l’esistenza dell’anima ma faceva pure intendere che l’anima è prioritaria rispetto al corpo. In un’altra occasione Gesù disse: A che serve se guadagni il mondo intero se poi perdi l’anima? Tra i diversi spunti di riflessione che offre il Vangelo di questa domenica, ho scelto questo perché tocca un nervo scoperto di questa nostra società che preferisce il corpo all’anima. E la cosa non va bene. Oggi, per tanti, l’obiettivo è poter avere un corpo palestrato, bello, prestante, seducente. Ora, pur non negando il valore del corpo, noi cristiani abbiamo il dovere di dire senza tentennamenti che senza l’anima la persona va in frantumi. Purtroppo c’è gente che fa di tutto per non incontrare la propria anima e vive come se non l’avesse. Provo a dire un paio di cose sul valore dell’anima.

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