Omelia di Domenica 27 Ottobre 2019 - XXX del Tempo Ordinario

Come sempre la Parola di Dio fa centro: anche in questa domenica faremo ritorno alle nostre case più ricchi interiormente. La pagina di Vangelo appena ascoltata ha per protagonisti 2 uomini in preghiera e la cosa interessante è questa: dal loro modo di pregare emerge che tipi erano. Vien quasi da dire: Dimmi come preghi e ti dirò chi sei. Mi soffermo sulla preghiera del 1° uomo, il fariseo. Cito il testo evangelico: Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come quel pubblicano... Notate le parole: Io non sono come gli altri, ladri, adulteri, ...

Omelia di Domenica 20 Ottobre 2019 - XXIX del Tempo Ordinario


E’ sempre salutare riflettere sul Vangelo, come ogni domenica facciamo. Della pagina evangelica appena ascoltata mi soffermo su 2 passaggi.
Il 1° - C’era una vedova, che andava da un giudice e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Simpatica questa vedova: tosta, tenace, fiduciosa. Avendo subito un’ingiustizia non intendeva darsi per vinta. E infatti la spuntò, riuscì a ottenere giustizia. Mi vien da dire: di quante cose sono capaci le donne! Ora, la cosa interessante di questa vedova non è solo l’insistenza con quel giudice e la certa fiducia di farcela, ma anche il contenuto della sua richiesta. In fondo, ella chiede al giudice, o meglio, pretende dal giudice che sia un vero giudice, che faccia bene il suo mestiere. E’ come se gli avesse detto: Sei un giudice o no? E allora fammi giustizia. Se hai scelto di fare il giudice, svolgi bene questo compito fino in fondo. Qualche esempio. Se uno mi dicesse: don F. sei o no un prete?! E allora mostralo davvero. Oppure: Tu sei un insegnante? E allora fa ben vedere che ti sei preparato la lezione e in classe coi ragazzi dà ben il meglio di te. Oppure: Hai la fidanzata/o o sei sposato/a? Mostra bene allora che la tua vita di coppia è davvero una priorità.

Omelia di Domenica 13 Ottobre 2019 - XXVIII del Tempo Ordinario

Lasciamoci prendere per mano dal Vangelo appena ascoltato. Gesù è in cammino verso Gerusalemme. A un certo punto, probabilmente per ristorarsi un poco, entra in un villaggio. Ed ecco la sorpresa: 10 uomini malati di lebbra, cioè privi di speranza e prostrati dall’emarginazione, sentendo di Gesù, gli vanno incontro implorandolo di guarirli. Gesù provvede subito. Solo che il brano termina così: "Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro e si prostrò davanti a Gesù per ringraziarlo. Ma Gesù osservò: Non ne sono stati guariti 10? E gli altri 9 dove sono?” Mi ha fatto riflettere queste parole: e gli altri 9 dove sono? Ho detto tra me e me: mi auguro di non essere anch’io tra questi 9 o come questi 9! Provocato da questo lamento di Gesù, ho pensato di lasciare a me e a voi qualche spunto di riflessione.

Omelia di Domenica 6 Ottobre 2019 - XXVII del Tempo Ordinario

Come è bella l’apertura del Vangelo di questa domenica: Signore, accresci in noi la fede. Sottinteso: diversamente dove mai andremo? Senza una fede non si vive. Senza una qualche fede come riusciremmo a buttar giù i piedi dal letto ogni mattina? Non ci basta sapere che viviamo, vogliamo sapere perché viviamo ed è la fede a dircelo. Il più grande servizio che un educatore può svolgere è trasmettere il perché ci si trova al mondo, e ripeto: la fede ha una risposta. Che ci faccio sulla faccia della terra? Sono al mondo per caso o qualcuno m’ha voluto? Il mio vivere è un navigare a vista oppure ho un tragitto e una meta? Insisto, la fede sa rispondere a queste domande, anzi la vita umana si divide in due periodi: prima e dopo queste domande. Non porsi queste domande ci mantiene nella superficialità, porsi queste domande ci fa essere profondi. Papa Benedetto disse una volta: Chi crede non è mai solo, e voleva dire: chi ha fede è sempre accompagnato da una ragione per vivere. Ancora: visto che la fede è una questione di fiducia, è forse possibile vivere senza mai fidarsi di qualcuno? Ora, la fede è fidarsi di Dio e affidarsi a Lui.

Omelia di Domenica 29 Settembre 2019 - XXVI del Tempo Ordinario

Venerdì sera ero in una casa della parrocchia per un incontro di ascolto e riflessione sul Vangelo che abbiamo ascoltato. Letto il brano, alcune domande son venute spontanee: perché quest’uomo ricco è andato all’inferno? E’ una colpa essere ricchi?  Se è andato all’Inferno, in cosa è consistito il suo peccato? Nella cultura del piacere? Nell'amore per il lusso? Nel suo banchettare esageratamente? Un ragazzo ieri pomeriggio mi obiettava: ma perché un uomo, come questo della parabola, che s’è potuto godere la vita s’è meritato l’Inferno? Ho risposto: il peccato di quest’uomo non sono stati i suoi piaceri ma la sua indifferenza, la sua insensibilità, il suo non essersi voluto accorgere di un mendicante – Lazzaro - che era tutti giorni sotto casa sua. Non un gesto, non un boccone, non una parola, non uno sguardo verso quel poveraccio, lasciato solo con i cani. Il suo peccato fu la pigra e soddisfatta indifferenza assoluta. Per lui quel povero era come se non esistesse. Veniamo a noi: nessuno di noi è così cattivo da lanciarsi crudelmente verso chi è messo male, al contrario tutti possiamo essere cattivi da lasciar morire nell’indifferenza i tanti Lazzaro che incontriamo. Il Vangelo di questa domenica lancia un chiaro appello: urge smantellare l’indifferenza! Entriamo meglio in questo argomento che ci riguarda.

Omelia di Domenica 13 Gennaio 2019 – II^ del Tempo Ordinario

Siamo nella domenica del battesimo di Gesù e il Vangelo ce ne ha appena parlato. Su queste parole intendo soffermarmi: discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma di colomba.
Dunque, è una colomba uno dei simboli del Battesimo.
Io questa mattina, come ho fatto con la stella dei Magi domenica scorsa, cercherò di dire qualcosa su questo simbolo.
Più volte la Bibbia menziona la colomba. Il racconto biblico della creazione si apre così: lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque (Gn. 1, 2). E nel racconto del diluvio si parla di una colomba quale segno che le acque si erano ritirate e che il brutto era passato.
Pure Gesù un giorno, parlando per immagini come gli piaceva fare, disse: siate come colombe (cfr. Mt. 10, 16).

Omelia di Domenica 6 Gennaio 2019 – Epifania del Signore

I Magi, cosa mai avranno da dirci personaggi così lontani dalla nostra sensibilità?
Io credo tantissimo.
Una cosa che è ben messa in luce nel racconto evangelico è il loro sguardo, non in qualsiasi direzione, ma verso l’alto.
Dicono infatti: Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti ad adorarlo. Scrutavano l’alto, non il basso: in alto, perché? Perché le notizie più belle vengono dal Cielo, non dalla terra.
Pure la Prima Lettura ci ha detto: alza gli occhi e guarda! Se vogliamo sapere chi è davvero qualcuno, osserviamo la direzione del suo sguardo.

Omelia di Martedì 1 Gennaio 2019 – Maria Santissima Madre di Dio

Il 1° gennaio è un giorno di auguri, e infatti la prima lettura della Messa ci ha fatto sentire gli auguri di Dio: Il Signore ti benedica e ti custodisca, faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace. Non so se ci siano parole più belle per iniziare un nuovo anno: ringraziamo la Parola di Dio.
In questo augurio da parte di Dio, mi colpisce l’espressione il Signore farà risplendere su te il suo volto.
Mi colpisce perché lascia intendere che Dio più che fare gli auguri è un augurio. Fateci caso, un nuovo anno di solito è atteso e festeggiato con botti e spumante, anche se poi la piega che prende, spesso non è quella desiderata. Non è un caso infatti che attenuiamo l’espressione così: speriamo che il nuovo anno sia migliore. Io credo che per non restare ogni volta delusi, dovremmo cambiare la prospettiva, e anziché fare gli auguri, dovremmo essere auguri, diventare cioè un augurio gli uni per gli altri.

Omelia di Lunedì 31 Dicembre 2018

Siamo giunti alla fine del 2018 e alle soglie del 2019.
Che cosa si aspetta il Signore da noi in questo passaggio di anno?
Meglio, che cosa ci chiede il Signore in questo volgere del tempo?
> Non ci vuole un grande fiuto per cogliere che nella nostra società sempre più le cose cambiano. Nel seguire certe trasmissioni televisive, s’avverte il cambiamento degli italiani in tema di scelte politiche, culturali, religiose.
Ora, questo nuovo che avanza, ci piaccia o no, è quello con cui noi cristiani dobbiamo rapportarci, diversamente salta la nostra testimonianza.
Il Signore ci ha pensato per rimanere, non per fuggire. Siate non del mondo ma nel mondo, ci ha detto Gesù.
La chiamata quindi è a operare in questa società e non malgrado questa società.