Omelia di Domenica 19 maggio 2024 - Pentecoste

O Padre, che santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo. E’ la preghiera pronunciata all’inizio della Messa. E la prima lettura della Messa ha menzionato alcuni di questi popoli della terra: parti, medi, elamiti, giudei, egiziani, cirenei, romani, cretesi, arabi. Questo elenco di popoli mi fa dire: Dio è il Dio di tutti e non di qualcuno soltanto. Di Dio nessuno ha l’esclusiva, né il monopolio. La terza Persona della SS.ma Trinità, lo Spirito Santo, di cui oggi è la festa, ci tiene ricordata la dimensione universale di Dio. E cioè: Dio è nel cuore di tutti, se non come presenza, almeno come nostalgia o come desiderio.

Omelia di Domenica 5 maggio 2024 - VI Domenica di Pasqua, Anno B

Il Vangelo di questa domenica è un gioiellino: in esso compaiono parole più che importanti: amore, amicizia, scelta, portare frutto. tre frasi in particolare mi hanno colpito, sono quelle in cui Gesù unisce due parole: amore e comando. Eccole: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri… Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando… Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. Qualcuno potrebbe obiettare: non è improprio abbinare le due parole amore e comando? Da quando in qua si ama su comando? Da quando in qua si comanda all’amore? Da quando in qua si ama su ordinazione? L’amore non sopporta l’obbligo. Io non ho mai sentito dire ad es.: Mi tocca amarti.

Omelia di Domenica 28 aprile 2024 - V Domenica di Pasqua, Anno B

Lo confesso: mi incanta il ritratto che Gesù fa di sé e di noi, nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Gesù ci porta in un vigneto, ci invita ad osservare la vite e ci dice: “Guardate quelle viti e quei tralci. Io sono quelle viti e voi quei tralci.” Trovo splendide queste parole: io e Gesù siamo la stessa pianta, la stessa vita, con un’unica radice, un’unica linfa. Se mi trovassi in un frutteto e davanti a me ci fosse un albero, io vedrei un tronco, dei rami, delle foglie, dei frutti, ma nessuno è un corpo separato, è un tutt’uno. Certo, un conto sono le foglie, un conto sono i rami, un conto sono i frutti, un conto è il tronco, ma in realtà è un’unica cosa.

Quest'anno le iscrizioni al GREST si possono effettuare in oratorio, a partire dal 2 maggio, o già ora online tramite l'app SQUBY compilando il modulo di iscrizione disponibile  >> cliccando su questo link <<

In questo video le istruzioni su come utilizzare l'app SQUBY ed effettuare l'iscrizione.

 

 

Omelia di Domenica 21 aprile 2024 - IV Domenica di Pasqua, Anno B

Io sono il buon pastore: è la frase-ritornello del Vangelo di questa domenica, un Vangelo che solo dei pastori possono comprendere bene. Gli abitanti delle grandi città (Milano, New York, Tokio...) che solo per TV o in illustrazioni vedono pecore, greggi e pastori, non si rendono conto di com’è realmente la vita di un pastore, non sospettano minimamente il legame intimo che c’è tra pastore e pecore. Se passassimo alcuni mesi tra dei pastori, allora sì che potremmo capire meglio. Capiremmo ad esempio che il pastore non è solo la guida delle pecore, ma colui che condivide integralmente la vita delle pecore, la sete e il caldo, l’incubo degli animali feroci e dei razziatori, le notti gelide e i giorni afosissimi, i lunghi itinerari e le soste snervanti.

Omelia di Domenica 14 aprile 2024 - III Domenica di Pasqua, Anno B

I due discepoli di Emmaus raccontarono come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane. Inizia così il Vangelo di questa domenica. Oggi non più, ma ai tempi della Bibbia, spezzare il pane era un’espressione tipica, era il modo con cui veniva definita la Messa. E infatti in ogni Messa avvengono due cose: appena prima della Comunione il sacerdote spezza l’ostia e, poco prima, riprende il gesto di Gesù dell’ultima cena dicendo prese il pane e lo spezzò. Quel pane spezzato era Lui, Gesù. Lui che non spezzò mai nessuno, spezzò sé stesso. Entriamo allora nel significato di quest’espressione: Gesù pane spezzato.

Omelia di Domenica 7 aprile 2024 - II Domenica di Pasqua, Anno B

Una cosa che può colpire del vangelo di questa domenica è il mostrare da parte di Gesù, appena risorto, le sue piaghe. Perché questa esibizione? Era così necessaria? Pensate: sul corpo di Gesù risorto non si cancellarono le ferite del venerdì santo, le piaghe restarono. Il perché credo che sia questo: le piaghe sul suo corpo erano la dimostrazione, la prova che Egli ci amò sul serio e non solo a parole. Mostrando il suo corpo che si manteneva piagato, Gesù voleva dire: Il perdurare nel mio corpo delle ferite alle mani e ai piedi è il segno che non finisce per me il tempo di amarvi. Il mio amore per voi continua. Dunque, quelle ferite rimaste erano il segno di un amore incancellabile. Vi faccio tre esempi di amore corporeo.

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