Omelia di Domenica 7 luglio 2024 - XIV Domenica del Tempo Ordinario, Anno B

Il Vangelo di questa domenica mette in fila cinque domande. Le fecero i compaesani di Gesù su Gesù: Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi? Si tratta di domande un po' pungenti. Forse la più significativa è la quarta: non è costui il figlio del falegname? Vediamo cos’era successo.

Omelia di Domenica 23 giugno 2024 - XIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno B

Certe pagine del Vangelo non son facili da commentare. Ricordo che quand’ero parroco a Reggio c’erano alcuni non vedenti che venivano a Messa la domenica. E le volte in cui il vangelo riportava la guarigione di un cieco da parte di Gesù, io ero a disagio perché temevo che pensassero: quei ciechi furono guariti da Gesù, perché noi no? Forse che Gesù fa differenze? Stessa cosa mi sta accadendo in questa domenica, dove il Vangelo ci ha parlato di una bimba, dodicenne, morta, che Gesù risuscitò.

Omelia di Domenica 23 giugno 2024 - XII Domenica del Tempo Ordinario, Anno B

Se avete fatto caso, nell’episodio che ci ha narrato il Vangelo, tre domande s’incrociano: una è degli apostoli (Maestro, non t'importa che siamo perduti?), due sono di Gesù (Perché avete paura? Non avete ancora fede?). Stupisce la domanda di Gesù perché avete paura? perché vien da dirgli: Ma Gesù, tu e i tuoi amici stavate affondando, la paura ci stava tutta. A un’obiezione così, Gesù avrebbe risposto: Ho voluto cogliere quell’occasione molto pericolosa per verificare il grado di fiducia in me da parte dei miei apostoli. E’ vero, quel giorno la tempesta era forte e minacciosa, ma agli apostoli doveva bastare sapermi lì con loro. Lo dobbiamo dire: Gesù in questa quarta domenica di giugno ci chiede tanto, ci viene a ricordare che fede è fidarsi di Lui, sempre, ovunque e comunque.

Omelia di Domenica 16 giugno 2024 - XI Domenica del Tempo Ordinario, Anno B

Un uomo getta il seme nel terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Sono le parole di Gesù appena udite nel Vangelo.

Omelia di Domenica 9 giugno 2024 - X Domenica del Tempo Ordinario, Anno B

Per capire bene il vangelo di questa domenica, occorre una premessa. Siamo in Palestina. A un certo punto cominciò a far parlare di sé un predicatore di nome Gesù, che diceva e faceva cose molto diverse dai suoi colleghi rabbini, entusiasmava tanti ma sconcertava anche. E allora dal Sud, dalla Giudea venne una commissione del Sinedrio di Gerusalemme a indagare sull’ operato di questo nazareno. Dal nord invece, dalla Galilea arrivarono i parenti di Gesù, per portarselo a casa, viste le novità troppo dirompenti che stava annunciando. Sembrava una manovra a tenaglia di autorità religiose da una parte e parenti dall’altra, contro il “fuorilegge” Gesù. I parenti di Gesù quasi si vergognavano di avere un parente così. Rileggo il v. evangelico: uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé». “Fuori di sé” era un modo per dire: è matto, non sta bene. Scusateci, adesso ve lo portiamo via. Ci siamo ben accorti che la cosa migliore è rinchiuderlo. Pensate, noi adesso circondiamo Gesù di onori, ossequi e di fiera appartenenza a lui, ma a quei tempi non c’era sempre  questo clima tutto positivo.

Omelia di Domenica 2 giugno 2024 - Solennità del Corpus Domini

Il Vangelo di questa domenica ci riporta all’ultima cena di Gesù e un suo passaggio è questo: Mentre mangiavano, prese il pane e disse: Prendete, questo è il mio corpo. Per un’omelia basta riflettere su due verbi: prendete e mangiate.

Omelia di Domenica 26 maggio 2024 - SS Trinità

Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo, a Dio che è, che era e che viene. Sono le parole del v. dell’alleluia, che ci ricordano che oggi 26 maggio è la domenica della SS.ma Trinità. Tra poco diremo Credo in un solo Dio, ma dire un solo Dio non è dire che Dio è solitudine, al contrario è dire che Dio è una comunità, una famiglia di tre persone, Padre, Figlio e Spirito santo. Il Dio in cui crediamo è, insieme, uno e trino. Solitamente, coi bimbi, cerco di spiegarmi con l’esempio del trifoglio: unica pianticella con tre foglioline. Si racconta che S. Agostino camminasse sulla riva del mare, immerso in profondi pensieri, uno dei quali era proprio quello di come poteva conciliarsi in Dio l’essere, insieme, uno e trino. Ad un tratto s’ accorse che lì vicino c’era un bimbo, il quale con una conchiglia prendeva acqua dal mare e la metteva in una piccola buca, che aveva scavato nella sabbia. Bambino, che stai facendo? domandò Agostino. Voglio svuotare il mare e metterlo in questa buca, rispose. E Agostino: Ma non vedi che è impossibile? Il mare è grande grande mentre la tua buca è piccola piccola! Ribatté il bambino: Caro Agostino, e come potrai tu, piccola creatura quale sei, comprendere un mistero così alto, qual è quello della SS. Trinità? Detto ciò, il piccolo scomparve. Era un angelo. D’accordo, è una storiella, è però istruttiva, che significa: noi non siamo all’altezza di ciò che è divino. Ci sono cose che ci eccedono, che ci trascendono, che superano le nostre capacità cognitive e che domandano di essere accolte più che capite.