(31 dicembre)
Mi son chiesto: con che parola, con che pensiero possiamo concludere l’anno? Per rispondere ho dato uno sguardo ai testi della presente liturgia e l’occhio s’è fermato sull’appellativo ‘consigliere’ attribuito a Gesù. Nell’antifona d’ingresso abbiamo detto: è nato per noi il Signore. Il suo nome è Consigliere mirabile. Non avevo mai dato peso a queste 2 paroline: consigliere mirabile. Ho subito detto: Gesù se hai consigli mirabili, ti prego, trasmettimeli, perché ne ho bisogno come l’aria che respiro.

Dopo aver annunciato il ritorno del nostro Presepe, dopo due anni di assenza a causa del Covid, molte persone hanno chiesto di poterlo visitare al di fuori degli orari delle Messe, perché non riescono a partecipare alle funzioni o semplicemente perché vorrebbero prendersi il tempo di osservare con calma il Presepe con tutti i suoi piccoli dettagli.

Per questo motivo è stata decisa un’apertura straordinaria a partire da domani 1 gennaio e fino al 6, tutti i giorni dalle 15 alle 17.
Approfittate di questa opportunità, non ve ne pentirete.
Vi aspettiamo!!

Quelli del Presepe


Un presepe che insegna la vita

 

Omelie Natalizie

(Messa della notte)
Ogni anno mi preparo al Natale meditando alcuni testi di autori spirituali. Uno di questi, che per me è tra le eccellenze di questi ultimi decenni, è il tedesco Dietrich Bonhoeffer. Si batté con coraggio contro il regime nazista. Imprigionato nel 1943, riuscì ugualmente a far uscire dal carcere testi e lettere, dal contenuto straordinario. Era in isolamento in una cella sudicia senza che nessuno gli rivolgesse la parola. Fu impiccato il 9 aprile 1945, dopo un processo sommario. Aveva 39 anni.

Gli ultimi due anni ci hanno stravolto, cambiato e insegnato. L’arrivo della malattia, con l’isolamento, ci ha privato delle nostre azioni quotidiane, quelle semplici e scontate ma che ci facevano vivere la nostra normalità.

Ci hanno cambiato perché abbiamo imparato a trovare altri equilibri, a cercare di salutarci, parlarci e capirci anche solo con uno sguardo. Ci hanno cambiato perché ci hanno portato via persone che avevano lasciato il segno sul nostro cammino… e noi non volevamo.

Ma due anni ci hanno anche insegnato: ad aspettare, ascoltare e aiutare. A riscoprire il significato dei piccoli gesti.

Allora è qui che arriva il nostro Presepe. Finalmente dopo due anni possiamo e dobbiamo fermarci a visitarlo senza dare niente per scontato. E’ stata gioia costruirlo.

Ormai lo conoscete: su uno sfondo tipicamente montano sono rappresentati i duri lavori di un tempo e le attività sono scandite dal susseguirsi del giorno e della notte. La vista del visitatore spazia dal lontano pascolo sul fondo del villaggio fino al deserto. Imponente, al centro, scorre il grande fiume, le acque portano vita in tutta la valle. Gli alberi crescono alti e rigogliosi. Il visitatore non può che mettersi in cammino sul sentiero che attraversa l’intera scena, attento alle condizioni meteo che cambiano. Ad un tratto la notte ci avvolge e perdiamo i tanti riferimenti che avevamo durante il giorno. L’apparizione dell’Angelo, però, ci indica la via. Allora attraversiamo il grande ponte e ci troviamo davanti all’imponente grotta.

Scopriamo allora che durante il nostro cammino non siamo mai stati soli. Come i pastori fissiamo lo sguardo sul piccolo Bambino lasciandoci toccare e trasformare dalla sua logica d’amore. Fermiamoci e con lo sguardo ripetiamo il percorso fatto, senza perderci nessuno dei tanti piccoli e scontati dettagli.

Buon cammino!


Quelli del Presepe

 

 

Omelia di Domenica 18 dicembre 2022 - IV Domenica di Avvento; Anno A

Questa mattina vi parlo di Giuseppe, sposo di Maria e padre di Gesù. Il Vangelo lo ha definito uomo giusto. Proviamo a scoprire perché viene definito così.
* Parto dalle parole l’Angelo: Non temere Giuseppe di prendere con te Maria tua sposa. Il bimbo che è in lei viene dallo Spirito Santo. Giuseppe come reagisce a queste parole? Così: Giuseppe fece come gli aveva detto l’Angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Ora, io dico: Giuseppe, accettando il concepimento verginale di Gesù, è diventato l’uomo dell’amore che tutto crede, per dirla con S. Paolo, l’uomo dell’amore allo stadio eroico. Giuseppe, avendo con sé una sposa che doveva rimanere consacrata a Dio, scelse un amore non fecondo. L’amore sponsale di Giuseppe fu un amare senza possedere.

Omelia di Domenica 11 dicembre 2022 - III Domenica di Avvento; Anno A

Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? Questa domanda che Giovanni Battista fece giungere a Gesù, la trovo di un’attualità sorprendente. Dico così perché a volte sembra che certi credenti siano alla ricerca di un Gesù diverso dal vero Gesù, come se Gesù non sapesse svolgere bene la sua missione di Figlio di Dio. C’è chi vorrebbe un Gesù diverso: più incline ad esaudire le proprie preghiere, più capace di qualche miracolo in più, più solerte nell’agire ad es. sul fronte delle guerre e nelle tantissime situazioni gravissime che sono sulla faccia della terra. Ecco perché la domanda del Battista Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? è anche la domanda di tutti quelli che hanno perplessità su Gesù. Gli vogliono bene, certo, ma lo vorrebbero più interventista. Diverse volte nei miei colloqui, anche di confessione mi vien fatta la domanda: ma perché Gesù non interviene? Perché tace? Come può permettere che tanto male circoli nel mondo?
> Ma Gesù, alla domanda del Battista cos’ha risposto? Non con argomentazioni, ma con un elenco di fatti da lui compiuti: ciechi, storpi, sordi, lebbrosi guariscono, cambiano vita, e si rimettono a sperare. E voleva dire: Andate dire a Giovanni che dove passo, dove tocco, porto vita, guarisco, faccio fiorire. E’ vero, i fatti che Gesù elenca non hanno cambiato il mondo, eppure quei piccoli segni son bastati e bastano per non considerare il mondo come un malato inguaribile. Un segno che ha lasciato il segno è stato ad esempio quello del Papa, giovedì, quando nell’omaggio davanti alla statua della Madonna, commosso, s’è rivolto alla Vergine così: Speravo di portarti il ringraziamento del popolo ucraino per la pace, ma devo ancora presentarti la supplica di quel popolo.
Termino con due citazioni. La prima è sempre del Papa: Se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questa cosa è già sufficiente a giustificare il perché del mio vivere. La seconda è di don L. Milani: Quando avrai perso la testa, come l'ho persa io, dietro poche decine di creature, troverai Dio come un premio.