Omelia di Domenica 22 novembre 2020 - Gesù Cristo Re dell'Universo - Tempo Ordinario, Anno A

E’ davanti a noi una delle pagine più belle del Vangelo: Gesù attraverso una parabola ci dice cosa avverrà alla fine del mondo. E cosa avverrà? Che tutti verremo giudicati con un giudizio che verterà sull’attenzione che avremo avuto verso le persone più bisognose. Se avete seguito la lettura del Vangelo avrete notato che Gesù mette in campo una successione di 6 verbi: sfamare, dissetare, accogliere, vestire, visitare, fare compagnia. Bene, il Paradiso verrà dato a chi metterà in pratica questi 6 verbi. Li analizzo uno a uno.

Omelia di Domenica 15 novembre 2020 - XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Di nuovo, come domenica scorsa, il Vangelo ci mette davanti una parabola di Gesù.
> Così è iniziata: un uomo, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede 5 talenti, a un altro 2, a un altro 1, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. I servi erano 3 e tutti e 3 furono chiamati per ricevere chi 1, chi 2, chi 5 talenti. Nessuno venne lasciato senza niente, come a dire: nessuno è così povero da non avere nulla da dare. Ma cos’erano ste talenti?

Omelia di Domenica 8 novembre 2020 - XXXII Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Il Vangelo ci ha raccontato una storia, la storia di 10 ragazze, le quali, con in mano delle torce accese, sfidano la notte per andare verso la casa di un giovane che doveva sposarsi. E queste ‘10 piccole luci’ in circolazione quella notte erano un segnale di coraggio, perché - d’accordo, era questa l’usanza matrimoniale di quei tempi - ma che di notte, giovani donne in cammino, sfidino il buio degli imprevisti, non era e non è cosa ovvia. Mi piace vedere in queste 10 ragazze, ciascuna con una torcia in mano, ciascuno di noi che si chiede: io sono una presenza luminosa? Io sto portando luce a qualcuno? Il mio modo di vivere è un vivere acceso o spento? Possono applicarsi a ciascuno di noi le parole della Bibbia “guardate a Lui e sarete raggianti”?

Omelia di Domenica 1 novembre 2020 - XXXI Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Sono contento: una delle più belle pagine del Vangelo è davanti a noi, è la pagina delle 9 beatitudini che Gesù pronunciò all’inizio della sua vita pubblica. Cos’è una beatitudine? E’ un complimento, un elogio, un attestato di compiacimento. E’ come dire: è così che ti voglio! Tutti i santi che oggi ricordiamo è gente che ha vissuto così, nel gradimento di Dio. Mi sono chiesto: delle 9 beatitudini che Gesù pronunciò quel giorno sul monte della Galilea, qual è quella di cui il nostro tempo ha più bisogno? La mia risposta è: la mitezza (beati i miti). Credetemi, è utile riflettere su questa beatitudine, visti i tempi in cui viviamo, così propensi all’ostentazione di sé, alla voce grossa e al poco rispetto.

Omelia di Domenica 25 ottobre 2020 - XXX Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

In quest’ultima domenica di ottobre, c’è sulla bocca di Gesù un invito accorato, una parola detta col cuore, è la parola AMERAI. Mia intenzione adesso è entrare in questa che più che una parola, è una vita, una vocazione, una miniera di cose, il segreto di ogni esistenza.

Il covid ha condizionato le nostre vite costringendo tutti ad un radicale mutamento delle nostre abitudini.
Anche la vita in parrocchia ne ha risentito: sono tante le attività che non si sono svolte o che hanno subito delle variazioni. Fra queste rientra l’oratorio estivo: le due settimane classiche di GREST coi bambini delle elementari e delle medie sono saltate, un’occasione persa non solo per i più piccoli ma anche per i ragazzi più grandi che non hanno così avuto modo di cimentarsi con le prime esperienze da animatori.
I catechisti hanno quindi proposto ai ragazzi di 3a media e delle superiori alcune iniziative sia ludiche che di volontariato, nel rispetto delle normative, che hanno accolto le proposte con entusiasmo ed una massiccia adesione.

Omelia di Domenica 18 ottobre 2020 - XXIX Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio; così si è concluso il Vangelo appena ascoltato. Il nome ‘Cesare’ indicava lo Stato, per cui il senso della frase di Gesù è: anche i credenti devono adempiere verso lo Stato i doveri di tutti i cittadini: da quelli meno gradevoli come il pagamento delle tasse fino all’essere collaborativi. Uno Stato senza la collaborazione dei cittadini va poco lontano. Ma a noi della frase di Gesù interessa più la 2^ parte, date a Dio quel che è di Dio. E’ un richiamo a essere con Dio, giusti. E se essere giusti significa dare a ciascuno il suo, vien da chiedersi: dò a Dio il dovuto spazio? Adempio i miei doveri verso di Lui? Gli dò l’onore che si merita? Se è vero che il Signore ha dato la vita per me, perché allora gli riservo spesso le briciole del mio tempo? Se ogni rapporto è fatto di reciprocità, cioè di un dare e di un ricevere, è sul dare che il Vangelo di questa domenica c’invita a riflettere. Dunque, dare a Dio: cosa vorrà...